Mors tua vita Pea: è tutta colpa di zio Michele da Avetrana

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di Claudio Pea

 

Quand’ero piccolo così, mio padre mi regalò una lente d’ingrandimento che era più grande dei miei occhi neri come il carbone. O almeno questo ero quello che diceva a mia madre la florida ragazza che vendeva frutta e verdura al mercato dietro la piazza vicino alla fontana. Aveva due tette da far paura, straripanti e grosse come le arance di Sicilia che esponeva fiera sul bancone, e un pullover a vu che le copriva appena i capezzoli. Credo che quello fu probabilmente il primo amore della mia vita. Ma vi dicevo della lente d’ingrandimento che mi sarebbe ieri tornata utile per cercare sul giornale più letto e venduto nel Belpaese il francobollo di notizia che la Repubblica ha dedicato alla Montepaschi per la più dolce sconfitta della sua storia. “Siena-Real Madrid 90-102: toscani primi. Avversario ai quarti l’Olympiacos”.

Tutto qua: un telegramma, uno scandalo, una vergogna. Gridano che Siena ha ucciso il basket e dovrebbero un giorno spiegarmi anche il perché. Di sicuro loro, e ci aggiungo anche il Corrierone della sera o la Stampa di Torino, l’hanno già bello che sepolto da mesi. Che dico, da anni. Da quando cioè Milano e Bologna non hanno più vinto una sega. E anche questa è una colpa evidentemente di Siena, di Minucci e Pianigiani, come no?, che hanno costruito una squadra perfetta che perde in Italia, quando le va proprio da cani, una volta ogni due mesi. E in Europa bene o male, piaccia o non piaccia, è la terza-quarta forza della pallacanestro continentale, dietro le due ricche greche e le due potenti spagnole. E nemmeno…

 

Ah già, ma Siena ha alle spalle una grande banca. E allora? E un budget da far paura. Sì proprio come i meravigliosi seni della mia fruttarola. Ma fatemi un piacere. Neanche l’Armani abbia le pezze al culo e la Cremascoli debba lavare le scale per sfamare il suo ingordo GasGas che quest’anno le ha fatto comprare sette, otto, forse anche più giocatori, tenendosi ben stretti Micov, Markoisvili, Mazzarino e Leunen, oltre a Marconato, che amano a tal punto Cantù da dimenticarsi di passare a ritirare lo stipendio a fine mese con il quale al massimo possono acquistare una tavoletta svizzera di cioccolato al latte e a Pasqua, se andrà di lusso, la focaccia con i canditi e le nocciole. Eppure Milano, segnando la bellezza di 44 punti a Kazan così ben distribuiti: 12 nel primo quarto, 8 nel secondo, 7 nel terzo e addirittura 17 nell’ultimo, è uscita presto dall’Europa e nessuno ha scritto, men che meno l’amico di Frates e il mio amico Wertherone, che queste sono le scoppole che uccidono il nostro basket e non i cinque scudetti di fila che ha vinto a mani basse la Montepaschi di Siena che all’estero è stimata moltissimo e in patria invece è denigrata dalla Banda Osiris segnalando i falli che commettono in campionato Moss o Stonerook che non sono angeli, per carità, ma più ancora due meravigliosi demoni dai quali i fricchettoni dell’Armani, a parte Mason Rocca, dovrebbero solo imparare come si difende con le palle e non con la mannaia del piccolo Gentile che di questo passo non diventerà mai grande come il padre e semmai è sulla buona strada per essere tale e quale ai Mancinelli o a Superbone Vitali.

 

Adesso la Montepaschi dovrà vedersela nei playoff di nuovo con l’Olympiakos che io ho sempre scritto con il cappa e non vedo perché dovrei cambiare alla mia veneranda età soltanto perché così ha fatto la Gazzetta che oltre tutto odia Siena forse anche più della mia amata Juve e allora mi domando: perché non faccio come mio figlio Bicio che non compra quel giornale da più di un lustro e per questo gli è passato improvvisamente il mal di fegato? Forse perché mi attendo da un giorno o l’altro di leggere tra le righe nere nel letto rosa che se la Milano di Gel Scariolo in Europa ha fatto ridere i polli e in campionato ha perso una partita più della mia Venezia è esclusivamente colpa dello zio Michele da Avetrana. Tanto quello si prende tutte le colpe del mondo senza fiatare e anzi non vede l’ora di passare il resto della sua vita in galera così lo lasceranno finalmente in pace e non gli romperanno più le uova nel paniere. Ma avrò tempo di parlare delle cinque sfide, perché saranno cinque e non una in meno, di Montepaschi-Olympiakos che ci proporrà Sportitalia che fa il basket meglio della Rai, e che ci vuole?, ma pure del compianto Sky per il quale solo la mia Tigre prova ancora nostalgia: le mancano da morire gli strilli per un canestro di Viggiano che la svegliavano e la facevano saltare sul divano.

 

Cosa è mai successo?, mi domandava preoccupatissima. Tranquilla, le rispondevo, torna pure a dormire: ha solo segnato uno dell’Armani in sottomano. Se infatti pensavate che fossi andato in pensione e vi fossi dimenticato della Banda Osiris, vi sbagliavate. E di grosso. Ero semplicemente in altre faccende affaccendato, ma lo giuro: da qui alla fine dei playoff scriverò di basket non dico ogni giorno, ma ogni due o tre. E non mi scorderò di nessuno. DomaniAggiungi un nuovo appuntamento per domani piuttosto arriva Milano a Siena e sono seriamente preoccupato per il geometra di Pavia che è un supertifoso dell’Armani e, a tempo perso, la domenica lavora anche in Rai. D’accordo, i senesi non avranno occhi che per Orate Frates, e pure io pregherò per lui, o per il piccolo Gentile che ha fatto la grande idiozia di vestire su Facebook l’arbitro Facchini e i suoi due compari con le magliette della Montepaschi. Ma anche tu, benedetto figliolo che non mi ricordo mai come ti chiami, Dembinski o una cosa del genere, potevi fare a meno di festeggiare l’unica vittoria di Milano nell’ultimo lustro contro Siena gridando che tutta l’Italia del basket era stracontenta dello storico evento e rallegrandoti con Cerebuch che aveva punito Kaukenas con un diabolico antisportivo che non stava né in cielo né in terra. Difatti se fossi al posto tuo, caro il mio Dem, domaniAggiungi un nuovo appuntamento per domani mi darei malato. Non so, m’inventerei una cosa da niente, un raffreddore di stagione con un bel 38 e mezzo, quasi 39 di febbre. Come faccio io ogni qual volta m’invitano ad andare al Pianella. Perché francamente non passeresti inosservato con il microfono in mano e l’elmetto in testa, la corazza e lo scudo biancorosso. Di Fiero il Guerriero.