Mezzaroma: “Stadio, ne stiamo parlando con il Comune. Consentirebbe a Siena di risollevarsi”

Massimo Mezzaroma

Massimo Mezzaroma

Massimo Mezzaroma ha parlato a “48 minuti” il programma di Sport Uno (visibile al canale 60 del digitale terrestre e al 44 di Tivusat) – in onda lunedì alle 18 e in replica il sabato alle 21 – in cui ogni settimana Stefano Greco intervista a 360° un grande personaggio dello sport. Queste le sue parole

L’AVVENTURA NEL CALCIO TRA IL SIENA E LA ROMA – “Per il Siena fui contattato a fine 2009 dal Monte Paschi di Siena, come fu la Banca di Roma a contattare papà per la Roma. C’era una situazione drammatica alla Roma, ancora oggi faccio fatica a dire quanti debiti ci fossero. Ciarrapico era detenuto la situazione, e la società era allo sfascio nonostante il lavoro di Malagò e Pasquali. Mio padre rimase solo. Noi veniamo da una famiglia di falegnami e papà si è sempre sentito in debito verso questa città. Ma rispetto ad oggi, quando la comprò mio padre con Franco Sensi, era un calcio senza fini di lucro, diverso.

L’ALLONTANAMENTO DOPO L’ESPERIENZA NEL SETTORE GIOVANILE DELLA AS ROMA – Ho visto l’inizio di quello che sta avvenendo oggi. Quando si toglie al gioco la componente ludica e rimane solo la componente soldi e procuratori, e alla lunga tutto perde valore. Ma [da presidente del settore giovanile] convinsi Bruno Conti – un uomo che è l’essenza del calcio – a diventare dirigente. Conti quindi divenne il dirigente di Francesco Totti, un ragazzo straordinario che aveva un grande pregio: l’umiltà di ascoltare persone più grandi e più esperte.

IL SIENA, LA BANCA E I PRESIDENTI DI “FUORI” – Il Montepaschi vedeva il Siena come uno strumento indispensabile all’interno degli equilibri della città. Oggi questo sistema è imploso, e la città si sta leccando le ferite. Si è candidata ad essere capitale europea della cultura nel 2019. E’ una piccola città di 48mila abitanti ma ha un afflusso di 6 milioni di turisti all’anno. È come se Roma avesse 400 milioni di visitatori all’anno.

LA BRUTTA VICENDA DEL CALCIOSCOMMESSE – Siamo finiti in questa vicenda perché uno dei protagonisti di questa vicenda giocava per il Siena. Sul tema sono state fatte ricostruzioni giornalistiche, ma dico che bisogna avere fiducia nelle regole e in chi le deve far rispettare, ed è triste pensare che Farina per avere un posto di lavoro sia dovuto andare in Inghilterra.

L’AMMIRAZIONE PER ANTONIO CONTE – Conte è un allenatore perfezionista, controlla tutto dall’erba del terreno di gioco alla vita del giocatore. E’ un allenatore che ama avere 2-3 riferimenti e su quei 2-3 personaggi crea il gruppo. Non ci sta a perdere neanche a calcio balilla.

I PROBLEMI DEL CALCIO ITALIANO – Il calcio spende almeno il 25% in più di quello che incassa. Credo che almeno 30 delle 42 società tra Serie A e B siano in vendita. Il problema è che non ci sono acquirenti. Se ci fosse un acquirente per il Siena mi farei da parte. Il mondo del calcio ti può destabilizzare. La cosa triste è che negli ultimi anni noi presidenti stiamo dando del calcio un’immagine deleteria. Stiamo utilizzando una macchina meravigliosa in modo sbagliato, e in Lega c’è un sistema troppo bizantino. La Serie B a mio avviso rappresenta meglio il paese. Forse perché ci sono meno soldi con meno risorse si è costretti a produrre di più.

LA QUESTIONE STADI – È sbagliata la comunicazione. Si dovrebbe parlare di Legge per gli Impianti Sportivi. La legge era nata per risolvere i problemi di Impiantistica Sportiva. Mediaticamente l’abbiamo fatta diventare la legge per gli Stadi e questo ha bloccato tutto. In Italia mancano impianti. Una città come Milano ad esempio non ha impianti per poter ospitare un Olimpiade. Per quanto riguarda il nostro, ne stiamo parlando con l’amministrazione. Il nuovo stadio potrebbe consentire a Siena di risollevarsi dallo scandalo del Monte dei Paschi. Ma chi fa lo stadio è giusto che ci guadagni.

LA PASSIONE PER LO SPORT – La vita monocorde non mi affascina. Non riesco a stare lontano dalle sfide e dal confronto. Vela, boxe, la pallavolo, in cui entrai coinvolto da Veltroni. Ma il progetto è fallito perché non siamo un popolo di sportivi, ma di tifosi. E la pallavolo è uno sport di sportivi non di tifosi