Scotte – Impiantato a Siena il cuore artificiale totale. E’ il 1° in Toscana

Effettuato al policlinico Santa Maria alle Scotte il 1° intervento in Toscana di impianto di cuore artificiale totale. L’importante traguardo è stato raggiunto dall’équipe del programma Trapianto di Cuore, diretto dal dottor Massimo Maccherini, insieme alla Chirurgia Cardiotoracica diretta dal professor Giuseppe Gotti, la Terapia Intensiva Cardiochirurgica, diretta dalla professoressa Bonizella Biagioli, le strutture operative di riferimento all’interno del DAI Cardio-Toraco-Vascolare, diretto da Roberto Favilli. L’intervento è stato effettuato giovedì 21 febbraio su una paziente di 39 anni, di origini lucane, residente in Toscana, ad Altopascio (Pt) ed è stato presentato oggi in conferenza stampa, vista l’eccezionalità del caso. La complessa operazione è durata circa 8 ore ed ha coinvolto i cardiochirurghi Massimo Maccherini e Sonia Bernazzali, il collega tedesco Latif Arisoglu (esperto europeo per questo tipo di impianti), l’anestesista Giacomo Carlucci, e lo staff dei perfusionisti coordinato da Debora Castellani, gli infermieri e i tecnici specializzati, e tutto il personale della piastra operatoria di cardiochirurgia.

La paziente sta rispondendo bene alle cure ed è ricoverata in Terapia Intensiva Cardiochirurgica, in prognosi riservata, dove rimarrà circa un mese. “E’ un traguardo che ci riempie d’orgoglio – ha detto Pierluigi Tosi, direttore generale AOU Senese – e che porta il nostro ospedale tra le migliori eccellenze italiane della cardiochirurgia”. Come funziona il cuore artificiale totale? “L’impianto – spiega Maccherini – è formato da due sacche di plastica che svolgono la funzione di sostituire i due ventricoli indipendenti di destra e di sinistra. Queste sacche si riempiono e si vuotano attraverso quattro valvole meccaniche, esattamente come accade in un cuore vero, grazie ad un sistema pneumatico regolato da un doppio compressore, alimentato elettricamente da batterie portatili e da corrente continua di rete, in modo che il paziente, a casa, possa avere una vita quotidiana normale e sia in grado di muoversi autonomamente e di gestire il sistema”. Il cuore artificiale totale viene scelto come terapia per quei i pazienti che non sono candidabili al trapianto d’organo e che non possono ricevere l’impianto di un sistema di assistenza ventricolare solamente sinistro, già operativo alle Scotte da due anni e impiantato su 19 pazienti, grazie ad un programma fortemente sostenuto della Regione Toscana e coordinato dai professori Gianfranco Gensini e Guido Sani. “Nel caso specifico – aggiunge Bernazzali – la paziente presentava una condizione clinica gravissima e, a causa di altre patologie, non era candidabile al trapianto. Non poteva inoltre ricevere il solo sistema di assistenza sinistra a causa di una concomitante disfunzione anche del ventricolo destro”. Il cuore artificiale totale, sistema che ha il costo di circa 94mila euro, è un apparecchio da utilizzare essenzialmente come “ponte”, in attesa del trapianto. In casi come questi l’impianto di cuore artificiale è l’unica possibilità per continuare a vivere, e consentire quindi alla paziente di avere un “ponte” verso il trapianto d’organo vero e proprio nel caso in cui si possa stabilizzare la situazione clinica e trovare un organo compatibile con la propria condizione. “Il nostro centro – prosegue il professor Gotti – è l’unico in Toscana ad effettuare trapianti di cuore, attività avviata nel 1994 e che conta già 363 trapianti, trapianti di polmone, operativi dal 2001 e arrivati a quota 93, impianti di sistemi di assistenza ventricolare sinistra, impianti di cuore artificiale totale e innovativi interventi sulle dissezioni aortiche, con un team multidisciplinare dedicato e altamente qualificato che, negli anni, è cresciuto e si è specializzato sempre più”. I pazienti con scompenso cardiaco possono trovare in Toscana, a Siena, tutte le possibili alternative. “E’ un risultato importante – conclude Favilli – perché lo scompenso cardiaco è una patologia in forte aumento che colpisce, nel 70per cento dei casi, persone con meno di 65 anni”.