I sindacati stanno con Barretta: “Le Scotte hanno sempre dato risposte adeguate”

Le organizzazioni sindacali di medici e dirigenti sanitari del sistema sanitario nazionale Aaroi, Anaao, Cgil Fp medici, Cisl medici, Cimo – Fassid, Uil Fpl medici, Uilpa Ur e le associazioni sindacali di medici universitari Cnu e Cosau intervengono sulle difficoltà incontrate al pronto soccorso delle Scotte di Siena all’inizio di questa settimana: “Le organizzazioni sindacali ospedaliere ed universitarie, nel manifestare la massima comprensione ai pazienti per i disagi insorti nei momenti di criticità al pronto soccorso delle Scotte, esprimono  al contempo la loro preoccupazione per le ripercussioni sui professionisti in prima linea, cui esprimono la massima solidarietà. I numeri parlano chiaro: gli accessi al pronto soccorso delle Scotte sono in costante aumento, sia per quanto riguarda i casi Covid che non Covid provenienti dal territorio senese e dall’area vasta e rischiano di mettere nuovamente in crisi il pronto soccorso malgrado i notevoli sforzi strutturali e organizzativi di questi mesi della Aous per dare risposte ai cittadini (incremento dei posti letto di osservazione breve, fast track nelle specialistiche a maggiore impatto, colibrì per portare a casa i pazienti,  12 letti per la gestione dei picchi di afflusso, ecc). I sanitari medici ed infermieri sono in seria difficoltà e sono sottoposti quotidianamente ad una pressione ormai inaccettabile, e già da tempo sono esposti a condizioni di lavoro usuranti.  Va sottolineato per chiarezza e conoscenza di tutti che queste problematiche, da tempo presenti, non sono di una singola realtà, ma investono e vanno via via accentuandosi su tutto il sistema sanitario pubblico, non solo a livello locale, ma anche regionale e nazionale (come peraltro le cronache riportano quotidianamente)”.

Prosegue la nota: “La natura del problema non è univoca, ma complessa e multifattoriale. Va individuata nei ritardi della riforma della sanità territoriale, nel sistematico taglio dei posti letto ospedalieri degli ultimi anni senza l’incremento di quelli territoriali, nella fuga dei professionisti dai pronto soccorso, proprio per le difficili e stressanti condizioni lavorative. Anche nella realtà della nostra Azienda ospedaliero questi fattori si traducono in incremento di accessi impropri al pronto soccorso cittadino, saturazione dei posti letto con difficoltà a rispondere alla propria mission, condizioni di stress del personale sottoposto a turni di lavoro estenuanti. Per quanto riguarda l’incremento degli accessi impropri, gioca un ruolo primario la fragilità del sistema sanitario territoriale, tanto nella sua qualità di filtro, che di gestione del paziente cronico pluripatologico, che si traduce nella tendenza ad un eccesso di centralizzazione in pronto soccorso. Il medico di medicina generale, spesso isolato sul territorio senza una rete di supporto adeguata, ricorre al pronto soccorso per ottenere risposte anche a problemi non urgenti, così come i singoli cittadini. Inoltre assistiamo, specie nel periodo estivo, ad un incremento del numero di accessi (circa il 25%) di pazienti che non necessitano di cure specialistiche in Aous, non intercettati dai presidi ospedalieri territoriali di riferimento. Per non parlare della difficoltà che la Aous incontra nell’inviare i pazienti stabilizzati verso strutture della sanità territoriale, a causa della carenza di posti letto nelle cure intermedie, nelle medicine e nelle riabilitazioni della Asl sud est”.

Conclude la nota: “A questo quadro, si aggiunge il problema dei pazienti Covid per i quali la Aous ha sempre dato una risposta importante vicariando spesso la debolezza territoriale.  Per questi pazienti non è stato previsto, a livello centrale, un adeguamento dei posti letto né tanto meno un adeguamento del personale sanitario. Per rispondere ai bisogni di tali pazienti, gli ospedali hanno dovuto convertire letti ordinari in letti Covid, indebolendo la risposta alle patologie non Covid in costante aumento. Le Scotte hanno sempre dato in oltre 2 anni di pandemia risposte concrete ai cittadini tramite l’impegno dei professionisti sanitari operanti nelle prime linee. In sintesi possiamo dire che il pronto soccorso è diventato il fulcro in cui convergono e si manifestano i ritardi e gli errori strategici di tutto il sistema sanitario territoriale e ospedaliero. Per risolvere questi problemi, occorre imboccare senza ulteriori indugi e ritardi la riforma della rete territoriale, occorre portare i posti letto a livello dello standard previsto dal Dm 70 (3,7 posti letto per 1000 abitanti di cui 0,7 per le attività riabilitazione e lungodegenza) attualmente siamo a meno di 3 letti per 1000 abitanti e in estate si riduce ulteriormente; occorre rimuovere l’odioso vincolo assunzionale del tetto di spesa del personale bloccato a quello del 2004 – 1,4 per cento e avviare una seria politica di investimento sul capitale umano per difendere l’esistenza del nostro Sistema sanitario pubblico, sulla base di chiari piani di fabbisogno del personale calibrati sui servizi erogati ed i volumi di attività. Per evitare pericolosi fraintendimenti, è necessario conoscere le dinamiche sanitarie che determinano i flussi dei pazienti, dove sono le inefficienze, chi fa cosa e chi non risponde alla propria mission. È opportuno misurare ed indagare prima di formulare accuse e puntare il dito contro il pronto soccorso, per evitare il rischio di scambiare la causa con l’effetto”.