Alessandro Beux: “A rischiare la vita non ci sono solo medici e infermieri, ma anche tanti altri operatori sanitari”

“Al fronte non ci sono solo medici e infermieri. Media e istituzioni si sono dimenticati di quei 220mila professionisti della salute che rischiano anch’essi ogni giorno la salute e la vita”. Ad affermarlo è Alessandro Beux, presidente della federazione degli ordini Tsrm-Pstrp, che vuole ricordare l’importante lavoro quotidiano effettuato da “assistenti sanitari, fisioterapisti, tecnici perfusionisti, di laboratorio, di radiologia, della prevenzione, educatori professionali e molti altri che da settimane sono in trincea con i medici e gli infermieri, sottoposti allo stesso stress ed esposti allo stesso rischio. Si parla sempre, giustamente, di medici e infermieri, ma tacere sulle altre decine di migliaia di professionisti sanitari impegnati in prima linea è un grave errore, non solo perché si nasconde un pezzo di storia di questa epidemia ma anche perché non si tiene conto del danno che si fa a tutti quei professionisti impegnati ogni giorno a rischio anche della propria vita e che quando leggono il giornale o entrano nei social si sentono sconosciuti o dimenticati. C’è la necessità di una rappresentazione più veritiera della realtà: i professionisti sanitari operativi, esposti, contagiati, ammalati e morti non sono solo medici e infermieri. Si può accettare che gli altri professionisti sanitari morti per Covid-19 non siano tenuti in considerazione? La morte di un professionista sanitario può essere più o meno importante in funzione della professione che esercita?”.

Quelle citate da Beux sono quindi categorie lavorative da non dimenticare in un momento di straordinaria emergenza come quello che stiamo vivendo per il Coronavirus.

Beux, che ha buone parole per il governo “giallorosso” guidato da Giuseppe Conte (“In questo momento – commenta infatti – tutti stanno facendo del loro meglio”), formula comunque alcune richieste: “Prima di tutto mettere in sicurezza i professionisti sanitari non solo con adeguati dispositivi di protezione individuale, ma anche con modelli organizzativi capaci di ridurre frequenza e intensità di esposizione al Covid. Vanno immediatamente sostenuti coloro che a causa dell’emergenza Covid-19 hanno dovuto ridimensionare o sospendere la loro attività professionale. Perché se l’intervento sarà tardivo o insufficiente, molti di loro avranno difficoltà a riprendere l’attività. E’ interesse del Paese sostenerli affinché appena sarà possibile possano tornare a esercitare, garantendo risposte ai bisogni di salute della popolazione e creando profitto, per sé e per il sistema Italia. Ma dirò di più, per gli operatori sanitari dobbiamo pensare anche al necessario supporto morale e psicologico. Siamo molto preoccupati delle cicatrici che l’emergenza Covid-19 lascerà in queste due dimensioni. Dobbiamo prepararci a curarle”.

Infine Beux dedica queste parole a tutti coloro che operano nel settore sanitario: “I colleghi stanno rispondendo molto bene, come sempre hanno fatto. Vale la pena di ricordare che se il nostro sistema sanitario è rimasto in piedi nonostante le aggressioni e le umiliazioni che ha patito negli ultimi decenni è grazie ai professionisti che ci lavorano, che non si sono mai sottratti e hanno sempre trovato il modo di colmare i vuoti lasciati dai decisori politici e dagli amministratori locali. Speriamo che, passata l’emergenza, il Paese mantenga viva la memoria nei confronti di quelli che, usando una retorica che non ci piace, oggi chiama eroi. Non ci aspettiamo medaglie al valor militare, ma migliori condizioni di lavoro: organici, strutture, tecnologie, modelli organizzativi e paghe adeguate”.