Lavoro e occupazione al centro del dibattito della Festa dell’Unità di Siena

Festa dell'Unità

Festa dell’Unità

Investire sulla formazione e sulla qualità del lavoro, superare a livello europeo le politiche di austerità a favore di quelle a sostegno della crescita e immettere energie e fondi per interventi di bonifica e riqualificazione ambientale. Sono queste alcune delle priorità emerse ieri, sabato 30 agosto, nel corso del dibattito “#ItaliaRiparte. Prima di tutto il lavoro. Crescita e lotta alla precarietà”, che si è svolto alla Festa dell’Unità di Siena e che ha visto confrontarsi sui temi del lavoro e dell’occupazione Guglielmo Epifani e Luigi Dallai, deputati del Pd, Tiziano Scarpelli, assessore provinciale alle attività produttive; Claudio Guggiari, segretario provinciale Cgil Siena e Carlotta Lecami, responsabile lavoro dei Giovani democratici di Siena, che ha coordinato l’evento.

“Il lavoro – ha esordito Luigi Dallai, parlamentare del Pd alla Camera – è la richiesta più forte che arriva dai territori, una domanda urgente che è strettamente legata allo sviluppo economico e sociale. Siamo di fronte a un quadro drammatico, con un livello di disoccupazione che ha raggiunto il 12,6% in Italia, segnato dal tasso di disoccupazione giovanile del 43%, e con 2 milioni e 300 mila di questi che non studiano né cercano lavoro.Per sbloccare questo Paese il Governo Renzi ha messo in campo interventi fondamentali nel campo della formazione e della scuola. Nostro dovere è quello di pensare e mettere in campo politiche pro-attive, raffinare provvedimenti come il decreto Poletti, che rivisita le forme di contratto e agire per far incontrare in maniera più efficace domanda e offerta di lavoro. Anche i provvedimenti che sbloccano i cantieri, tagliano la burocrazia e permettono deroghe al patto di stabilità, quali le opere di riqualificazione dei nostri territori, immettono energie e favoriscono l’occupazione. In questo senso, come parlamentari senesi e con i nostri colleghi toscani, abbiamo lavorato dall’inizio della legislatura su provvedimenti con immediata ricaduta sul territorio, che hanno trovato spazio in decreti diversi e ultimamente nello sblocca Italia, quali ad esempio la specifica deroga al patto di stabilità a favore di interventi di bonifica di siti che insistono sui confini comunali. La tutela e la messa in sicurezza del territorio costituiscono un capitolo rilevante dal punto di vista economico, e coniugano sicurezza ambientale e crescita”.

Della necessità di rilanciare i distretti industriali senesi ha parlato Tiziano Scarpelli, assessore alle attività produttive della Provincia di Siena, che ha sottolineato la necessità di non abbandonare i valori industriali presenti nel senese. “Nel nostro territorio – ha detto Scarpelli – esistono realtà importanti, penso per esempio alla Valdelsa per il camper e il cristallo. Dobbiamo non abbandonare quei distretti e lavorare per riconoscere e sostenere eccellenze come quelle nate in agricoltura, che grazie alla qualità e alla capacità di rinnovarsi hanno saputo reggere alla crisi. E’ questo il valore aggiunto che lascia sperare per il futuro del nostro territorio. Una fiducia su cui l’amministrazione provinciale ha investito, promuovendo progetti di filiera corta interessanti anche per l’occupazione. Sono nate così imprese che impiegano un centinaio di giovani e che si dedicano alla panificano con grani antichi, all’ortofrutta, o che lavorano con le mense scolastiche e collettive degli ospedali. Abbiamo lavorato per far scommettere i giovani su loro stessi, finanziando start-up e concentrandoci sulla formazione e ricerca. Un primo passo che ci dice che dobbiamo andare avanti su questa strada. La preoccupazione è che con la fase di ristrutturazione istituzionale si perda un interlocutore come la Provincia che può porsi come un mediatore unico capace di rappresentare le esigenze di tutti i territori”.

Si è soffermato sul quadro occupazionale della provincia d Siena, Claudio Guggiari, segretario provinciale Cgil. “Dal 2008 nella nostra provincia – ha detto – abbiamo subito un grave ridimensionamento della struttura produttiva e occupazionale, nel 2013 per esempio su 60mila nuove assunzioni solo il 6% sono state a tempo indeterminato. Per cui ci troviamo di fronte a una precarizzazione nel mercato del lavoro locale. Le crisi non sono finite e subiremo ulteriori conseguenze negative sul nostro territorio. Ci sarebbe bisogno di chiarire il paradigma con il quale ci vogliamo attrezzare, puntando non sulla quantità ma sulla qualità. Bisogna rafforzare la condizione primaria, ossia il creare il lavoro e ognuno deve fare la sua parte, a partire dagli imprenditori che devono tornare a investire per dare spinta all’occupazione. Importante poi è alimentare un dialogo e un’interlocuzione costante tra Governo e sindacato confederale”.

A chiudere il dibattito facendo un excursus sul quadro europeo e nazionale è intervenuto Gugliemo Epifani, parlamentare del Pd. “Il lavoro – ha detto – è il tema dei temi. Questa è una crisi insidiosa perché è nata con debiti privati, con la spinta a consumare facendo debiti, usando mutui per creare prodotti finanziari che hanno creato una bolla. Poi è diventata una crisi del sistema bancario e successivamente una crisi debito del debito pubblico che in Italia ha avuto un impatto molto forte. Oggi facciamo i conti con 7 anni di crisi e 1 milione di posti di lavoro persi, con una o due generazioni tagliate fuori dal mercato del lavoro, aggravate dall’adozione in Europa di sole politiche di rigore e non di sviluppo. Sono convinto che se non torniamo, a livello europeo, a politiche di sostegno alla crescita non si uscirà dalla crisi. Bisogna provare ad affrontarla non solo con l’austerità che fa aumentare il debito, ma promuovendo investimenti privati, pubblici e internazionali. Usciamo dalla crisi se adottiamo un modello di sviluppo aderente alle esigenze dei territori che metta insieme scuola, università e fabbisogni formativi delle imprese. Sistemare il mercato del lavoro, significa partire dal Job Act e quindi da una riforma generale del lavoro. Ci vuole, inoltre, fiducia e stabilità e abbiamo bisogno di un Governo come quello Renzi che arrivi alla fine della legislatura”.