D’Onofrio, Sel: “Il bene pubblico e gli egoismi privati”

consiglio comunale

Non è facile questo momento per la città. Non lo è per la crisi economica che ha fatto crescere il numero delle persone senza lavoro ed delle ore di cassa integrazione. Non lo è per la crisi concomitante delle più importanti Istituzioni cittadine. Non lo è, inoltre, per l’ormai probabile arrivo del commissario che priva questa comunità del proprio legittimo governo eletto appena un anno fa. La politica ridotta a mercato, umilia la vita civile facendo crescere la distanza del ceto politico dal senso comune e alimentando il clima di antipolitica diffuso nel Paese. Un’azione necessaria di rinnovamento di metodo della politica, resa ormai improcrastinabile dalla crisi cittadina e nazionale, trova ostacolo in un asse conservatore che lega le componenti più retrive e personalistiche del PD con il PDL e alcune Liste Civiche (anche cosiddette di Sinistra). In questo scorcio di mandato, abbiamo cercato di governare all’insegna del rigore e della salvaguardia delle Istituzioni cittadine. L’espulsione della politica dalla gestione diretta delle più significative Istituzioni della città, dalla banca all’ospedale, rappresenta l’epicentro di questa azione. La politica riportata alla sua funzione di indirizzo e controllo. I ruoli tecnici delle istituzioni cittadine, emancipati dall’ingerenza politica, possono così tornare a dare dignità e qualità alle Istituzioni stesse. Nelle stesse Strutture, i lavoratori, al riparo dalle lotte di fazione, tornano ad essere misurati sulla base delle loro capacità, competenze e professionalità. Non conosco modo migliore per onorare il patto fiduciario che i cittadini ci hanno conferito con il loro voto se non cercare di far ripartire, mantenendo la coerenza di un metodo razionale e morale, strutture in profonda crisi.

Resta il disgusto per il ricatto che degrada la politica e lo sconcerto per il prezzo pagato per non aver ceduto al ricatto. Credo che una classe politica che si rispetti, orientata al bene comune, avrebbe tutelato questa fase di cambiamento, l’avrebbe spinta e non frenata. Se nella maggioranza compaiono forze grette e conservatrici che si oppongono al cambiamento e al bene comune, non sarebbe opportuno che le forze civiche che di tale bene si fanno paladine si schierassero in difesa della loro collettività? Oppure dobbiamo ancora assistere ai tatticismi che si sono manifestati nell’ultimo Consiglio comunale dove, con la consigliera Vigni e il consigliere Falorni in testa, pur di umiliare ulteriormente una maggioranza dimissionaria, sono stati buttati alle ortiche 2.600.000 euro destinati a questa collettività impedendoci di assumerci la responsabilità di approvare il rendiconto di bilancio 2011? Né può valere il ragionamento di chi si chiama fuori perché minoranza. Non è forse la tutela della città prerogativa anche delle forze di minoranza?

Mi spiace constatare che, tranne rare e lodevoli eccezioni, tutti guardano al proprio ombelico anziché al bene comune.

Ribadisco quindi l’appello fatto cadere nel vuoto all’ultimo Consiglio comunale di anteporre il bene pubblico agli interessi di parte, a non fermare ma a spingere il cambiamento intrapreso con un sindaco che si è dimostrato determinato, nel riconoscere gli errori del passato, a non cedere ai ricatti del mercato delle vacche. Sarà anche il modo per mettere alla prova la sua reale volontà di continuare il cambiamento.

Noi che coltiviamo l’ambizione non di un nuovo partito ma di un nuovo partire, abbiamo ancora la speranza di potere unire sul progetto di cambiamento le forze migliori della città che attonita guarda a tutti noi aspettando risposte coerenti.

 

 

 

Pasquale D’Onofrio

Capogruppo Sinistra Ecologie e Liberta