“Con il superamento delle Province si svuotano i territori e Firenze unico centro decisionale”

Ho letto con attenzione l’appello lanciato dai sindaci della nostra provincia sulla necessità di riaprire un confronto sulla legge n.241/2011 e sugli effetti che avrà sulle Province e sugli assetti istituzionali. Voglio ringraziarli per aver sollevato una questione di interesse generale che merita di essere affrontata, senza demagogia. Io, per primo, credo che le istituzioni abbiano bisogno di una seria riforma per essere all’altezza dei cambiamenti del nostro tempo e per recuperare la fiducia dei cittadini.

 

Di fronte a quest’esigenza, tutte le articolazioni dello Stato devono sentirsi in discussione, a partire dalle Province. Fino ad oggi, purtroppo, il percorso scelto non è stato quello della grande riforma, ma un susseguirsi di norme “pasticciate”, tese a “lisciare il pelo” all’antipolitica. Negli ultimi anni lo hanno fatto tutti i governi, anche quello guidato da Mario Monti che, su altre materie, ha dimostrato coraggio e lungimiranza, mentre sulla questione delle Province il decreto presentato, poi convertito in legge, risulta improvvisato e con pesanti dubbi di costituzionalità. Con la legge 241/2011, infatti, si trasformano le Province in enti di secondo grado con competenze non chiare e si rimanda a tre successive leggi, due dello Stato e una della Regione, da approvare entro il 2012. Queste nuove norme dovrebbero definire il sistema elettorale e la riallocazione delle competenze delle attuali Province verso i Comuni e le regioni.

 

La nuova normativa non semplifica le istituzioni, ma si limita a trasformare le Province da enti i cui organi sono eletti dai cittadini a soggetti i cui rappresentanti saranno indicati dai Comuni, senza passare dalle urne, riducendo la partecipazione e rendendone meno trasparente l’attività. Con questo sistema si rischiano fenomeni di spartizione e la riduzione della qualità dell’operato del nuovo ente. L’altro nodo riguarda i tanto “sbandierati” risparmi che l’abolizione delle Province apporterebbe e che, come dicono studi autorevoli, compresa la relazione tecnica del governo, nella migliore delle ipotesi si attesterebbero a ben poca cosa. L’altro rischio insito nella legge è che le competenze delle Province, se frammentate tra Comuni, moltiplichino i costi a carico della collettività. Pensiamo alla divisione in tante gestioni comunali degli oltre 1.700 chilometri di strade, oggi gestite unitariamente dalla Provincia. A ciò si aggiunge l’operazione ipotizzata in alcuni ambienti sul trasferimento alla Regione di tutte le deleghe provinciali in materia di sviluppo, lavoro, formazione, ambiente e programmazione su rifiuti, trasporti, energia, urbanistica. Se questo quadro si realizzasse, ai Comuni passerebbero funzioni meramente gestionali, come asfaltature o tagli erba, mentre Firenze diventerebbe il centro decisionale delle politiche strategiche sul futuro dei nostri territori. In questo modo si prefigurerebbe uno svuotamento delle realtà locali a fronte di una concentrazione politica e burocratica sul livello regionale. Purtroppo, già la concentrazione della promozione turistica nelle mani della Regione Toscana ha allontanato una funzione importante dai bisogni dei territori, producendo un arretramento nella capacità di valorizzare le peculiarità senesi dal punto di vista turistico.

 

Come si vede, il caos regna sovrano e sono molti quelli che, “a microfoni spenti”, già si dicono consapevoli del fatto che difficilmente si possa fare a meno di un’istituzione di area vasta. La mediazione che si paventa con il superamento delle Province, quali istituzioni elettive sostituite da enti di secondo grado più o meno con medesime funzioni, provocherebbe non solo incertezza istituzionale, ma peggioramento della funzionalità dell’ente, risparmi effimeri e forti disagi ai cittadini.

 

Quale potrebbe essere la soluzione? A mio avviso è fondamentale correggere l’iter attualmente in corso, riconoscendo che di un ente di area vasta c’è bisogno e attorno a questo presupposto lavorare per migliorare l’architettura istituzionale. In particolare, occorre ripristinare l’elezione diretta da parte dei cittadini degli organi delle Province; aggregare sulle Province tutte le funzioni di area vasta, oggi frammentate in altri enti (Ato, autorità di bacino, consorzi). E’, inoltre, importante riordinare la filiera delle competenze orientandosi, salvo materie complesse come l’urbanistica, sul principio della competenza esclusiva, superando frammentazioni e sovrapposizioni. Infine, è necessario istituire le Città metropolitane, previste dalla Costituzione, e ridisegnare le aree vaste, secondo parametri economici, sociali e territoriali. Con queste innovazioni si modernizzerebbero le istituzioni, si ridurrebbe la burocrazia e si otterrebbero risparmi reali.

 

Mi auguro che il Parlamento riesca a sviluppare rapidamente una discussione su questa materia e auspico che l’apposita commissione che sarà istituita dal Consiglio regionale, nei prossimi giorni, possa essere un luogo che collochi la Toscana sul versante di un’iniziativa innovativa e lungimirante. In questo quadro di estrema incertezza, la Provincia di Siena è a lavoro, insieme ai Comuni e alla Camera di Commercio, per costruire una cabina di regia che, da una parte, metta in campo una nuova idea di sviluppo e, dall’altra, accompagni questa delicata fase di transizione istituzionale.