PEC, le ultime novità: cosa è cambiato per la posta elettronica certificata

Ne è trascorso di tempo da quando nel 2005, con il DPR n. 68, la PEC (posta elettronica certificata) faceva il suo esordio sulla scena italiana venendo riconosciuta come il servizio sostitutivo alla tradizionale pratica della raccomandata A/R. 

Dal punto di vista giuridico, il fine è praticamente lo stesso, seppur con la rottura rispetto al passato del digitale a soppiantare il cartaceo: uno scambio di documenti e informazioni racchiuso virtualmente in una busta digitale certificata e la conseguente ricezione di notifica non appena il tutto abbia raggiunto correttamente il destinatario.

In questi anni, la PEC ha ottenuto sempre più valore, entrando nella quotidianità di singoli e organizzazioni. Nel 2020, stando ai dati raccolti dall’AgID, sono oltre 12 milioni le caselle attive nel nostro Paese, con quasi 2 miliardi di messaggi scambiati nei primi dieci mesi dell’anno. Con la posta elettronica certificata, basta un click per spedire uno stato di malattia, comunicare con il proprio Comune o interagire con le altre imprese presenti sul territorio. Tra i benefici da cogliere, l’opportunità di avere la PEC gratis per i primi sei mesi.

A livello meramente economico, infatti, la PEC ha rappresentato ben presto un risparmio evidente in termini di costi richiesti, con il vero vantaggio identificabile nell’elevato livello di sicurezza e privacy che questa assicura: i messaggi sono tutti firmati digitalmente dal gestore PEC, e qualunque modifica che alteri il contenuto del messaggio o degli eventuali allegati invalida il messaggio stesso.

PEC, cos’è cambiato dal 1° ottobre 2020

È obbligatorio avere una PEC? Dal primo luglio 2013, per la Pubblica Amministrazione, le società, le imprese individuali e i liberi professionisti, sì. Con il rischio di incappare in spiacevoli situazioni qualora il vincolo non venisse rispettato. 

Le ultime novità riguardanti la posta elettronica certificata sono state rese note con il Decreto Semplificazioni, in cui è stata stabilita la data ultima del 30 settembre per comunicare la propria PEC – valida come domicilio digitale unicamente riconducibile all’impresa stessa – presso il Registro delle Imprese. 

Dal 1° ottobre 2020, per gli inadempienti multe quanto mai salate: si passa dai 206€ ai 2.064€ per le società e dai 30€ ai 1.548€ per le imprese individuali. La mancata comunicazione, inoltre, comporta l’assegnazione d’ufficio di un nuovo domicilio digitale pienamente operativo.

In poche parole, il nuovo Decreto ha reso obbligatorio il possesso di una PEC per fare impresa, andando così a colmare un vuoto di diversi milioni di organizzazioni italiane ancora prive. 

Il caso dei cittadini privati: come richiedere la PEC

Utilizzabile come una qualsiasi casella di posta elettronica ma con valore legale, la PEC al momento non è obbligatoria per i cittadini privati, seppur averne una potrebbe risultare estremamente utile. Soprattutto per snellire le pratiche burocratiche.

Oltre ad essere sempre più richiesta tra i requisiti di iscrizione dei concorsi pubblici, la posta elettronica certificata è necessaria per mettersi in contatto con la Pubblica Amministrazione o in tutte quelle situazioni in cui è necessario dare un valore legale a una comunicazione.

Per richiedere una PEC è necessario registrarsi presso uno dei diversi gestori tutelati dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e stipulare un apposito contratto di abbonamento, così come stabilito dalle normative relative definite nel DPR n.68 dell’11 Febbraio 2005. Qualora si volesse fare una prova, alcuni provider forniscono una casella PEC gratis per i primi 6 mesi: trascorsi questi, l’interessato potrà decidere liberamente se continuare a usufruire del servizio oppure no.