L’Ateneo senese e l’internazionalizzazione

La globalizzazione ha portato grandi cambiamenti in molti aspetti della nostra vita, anche nello studio. Per questo ieri mattina nell’Aula Magna storica dell’Università degli Studi di Siena c’è stato un dibattito sul tema dell’internazionalizzazione dell’istruzione superiore. L’appuntamento rientrava nel programma “Primavera dell’Università”, promossa nell’ambito dell’evento nazionale organizzato dalla Crui.

Il rettore Angelo Riccaboni ha approfittato dell’incontro per chiedere ai due parlamentari presenti, Susanna Cenni e Luigi Dallai, un cambio di rotta per quanto riguarda gli investimenti economici negli atenei italiani. A questo proposito il professor Claudio Rossi ha mostrato ai presenti una serie di slide utile a capire la differente gestione dell’istruzione superiori nelle nazioni sviluppate.

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Anche il professor Ranuccio Nuti e il professor Roberto Di Pietra hanno insistito sulle carenze di impostazione generale dell’Università italiana. E’ stata presentata, a questo proposito, la testimonianza di Giuseppe Grossi, professore con doppia affiliazione all’Ateneo senese e alla Kristianstad University in Svezia. Il sistema svedese, in particolare, è agli antipodi di quello italiano e presenta una disponibilità di risorse inimmaginabili nel nostro Paese, tanto che i dottorandi sono strutturati all’interno delle strutture universitarie.

Durante la mattinata sono stati illustrati i passi che l’Università di Siena ha iniziato a fare per aumentare il proprio livello di internazionalizzazione. Al momento il nostro Ateneo presenta tredici corsi di laurea magistrale insegnati in inglese e percorsi di mobilità dei docenti e degli studenti verso l’estero e nel triennio dal 2012/2013 al 2014/2015 ha triplicato gli iscritti stranieri, passati dal 4,8% al 15,9%. Ogni anno ci sono oltre 400 Erasmus in uscita (di cui 90 per tirocinio), 500 studenti Erasmus in entrata (il più altro numero tra le università italiane in rapporto agli iscritti) e 350 studenti in arrivo su programmi specifici (da Stati Uniti e Canada soprattutto).

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«Siamo di fronte a una sfida davvero globale per le Università italiane – ha detto il rettore Angelo Riccaboni – che nel loro agire devono potersi porre in un’ottica mondiale, e per questo hanno necessità di essere sostenute dal sistema Paese. Porre al centro delle politiche nazionali l’educazione superiore e la ricerca significa investire davvero nel futuro, nell’innovazione e nella capacità di competere culturalmente ed economicamente. Con questa convinzione, l’Università di Siena, che dalla sua fondazione gode di una reputazione di elevato livello nel mondo grazie all’attività scientifica della propria comunità, avvalorata da tutte le classifiche, si unisce a coloro che chiedono alle politiche nazionali più sostegno alla ricerca e anche all’educazione dei giovani. E lo fa in una prospettiva internazionale di relazioni, di scambio culturale, di partecipazioni ai progetti e di apertura delle proprie strutture agli studenti di ogni Paese, perché l’Università, come dice la parola stessa, agisce in una dimensione universale, che ai giorni nostri non può più essere contenuta entro confini geografici».

Susanna Cenni e Luigi Dallai hanno risposto alle sollecitazioni del rettore Riccaboni affermando il proprio impegno nel tentativo di cambiare il sistema di finanziamento del mondo universitario italiano. I due deputati hanno chiesto, però, che l’Ateneo senese si rapporti maggiormente con il territorio in cui è inserito.

Erano presenti al dibattito anche Massimo Guasconi, Paolo Noccioni, Andrea Paolini, Fulvio Mancuso e Davide Usai che hanno portato il punto di vista della politica, delle imprese, della istituzioni che promuovono e sostengono la ricerca.