I corti: un modo per educare ed imparare

Il cinema è uno degli strumenti preferiti dagli insegnanti per veicolare messaggi e far riflettere i ragazzi sul mondo che ci circonda. Infatti, l’immagine è il mezzo di comunicazione primario già da varie generazioni, non solo grazie al cinema, ma anche alla televisione e ai moderni social network, basati sempre di più su piccoli video che anche colossi come Google usano perché sanno attirare l’attenzione di (quasi) tutti.

geralt – Pixabay

Dalla fine dell’Ottocento ad oggi la velocità e le caratteristiche del progresso tecnologico hanno permesso alle immagini una graduale diffusione tanto minuziosa e profonda da divenire parte sostanziale della vita quotidiana delle persone sin dal momento della nascita.

I più giovani, in modo particolare, sono circondati, spesso in modo aggressivo, da una realtà audiovisiva multiforme, rapida, frammentata e impetuosa, a volte complicata da dominare.

Per questo, molte scuole non si limitano a mostrare contenuti audiovisivi ai loro alunni, ma li rendono partecipi della realizzazione di tali strumenti di comunicazione, per permettergli di capire i meccanismi, le regole e le motivazioni che si coprono dietro la quotidiana e apparentemente normale ricezione di un cortometraggio, un programma alla televisione o un film.

Da spettatore inconsapevole a regista il passo è breve, soprattutto per la velocità con cui i giovani d’oggi si appropriano di tecnologie complesse. Infatti, non solo viene richiesto di filmare qualcosa, usando una videocamera amatoriale o semi professionale, ma anche di editare, tagliando e modificando le scene per ottenere un effetto specifico o per migliorare il risultato estetico.

Ovviamente stiamo parlando di brevi filmati, normalmente chiamati cortometraggi, ma la loro lunghezza non li rende meno potenti. Infatti, bastano pochi minuti ben pensati per poter affrontare in modo innovativo tematiche complesse, come la situazione ambientale, l’arte, l’inclusione e l’immigrazione, ma non solo. Altre tematiche molto gettonate sono la legalità e le differenti forme di vivere in famiglia, tema che permette ad ogni alunno di raccontare la sua realtà quotidiana, scomponendola in vari piccoli video o scegliendo un dettaglio capace di spiegare dinamiche complesse.

Questo modo di spiegare il mondo illustra anche ai ragazzi la difficoltà di informarsi in modo davvero completo, visto che possono scegliere cosa filmare e quindi cosa mostrare ai compagni e ai professori. Insegna a capire che la realtà è molto più variegata di quello che si percepisce attraverso uno schermo di televisore o di un computer.

Questo però non è il solo scopo dell’esercizio: attraverso la scelta del soggetto e il modo di rappresentarlo, ogni studente è costretto a prendere delle decisioni, e quindi a scoprire cosa davvero considera importante, bello o interessante. Il corto cinematografico – spesso oggetto di contest – è infatti lo strumento migliore per forzare queste decisioni, visto che non può durare più di pochi minuti, generalmente 15. Quante cose si possono spiegare in un quarto d’ora?

Si tratta di un mezzo essenziale per fornire ai ragazzi i primi strumenti per sviluppare quello che diventerà il loro sguardo personale sul mondo, non solo unico, ma anche ragionato.

Inoltre, si combacia perfettamente con il ruolo e i doveri di ogni professore, che deve essere capace di fornire strumenti e capacità per interpretare la realtà, per mettersi in discussione e per decodificare e saper dare priorità alla miriade di informazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno, spesso in modo passivo.