Turista fuori stagione – La faccia nascosta del tartufo bianco

Tutti sappiamo che novembre è il mese del tartufo bianco: il prezioso *Tuber magnatum pico* (attualmente il prezzo è di 3.750 euro al chilogrammo) che una volta veniva “grattato” soltanto sulla pastasciutta ed oggi invece –
grazie alle sapienti mani di grandi chef – viene armoniosamente abbinato a tutti i piatti, dagli antipasti fino ai dolci.

E tutti sappiamo che le principali città del tartufo bianco in Italia sono quattro: Alba in Piemonte, Acqualagna nelle Marche, San Miniato e San Giovanni d’Asso in Toscana.

Appare pertanto troppo semplice, se non addirittura banale, limitarsi ad andare in queste quattro destinazioni per comprare qualche piccolo tartufo, gustare un menu al tartufo nei ristoranti locali e degustare gli altri prodotti tipici della zona. Esperienze sempre molto piacevoli, ma io vi suggerisco di renderle ancora più belle, abbinando al profumo di tartufo la visita di un’altra destinazione vicina. Che trovo intrigante chiamare la “faccia nascosta” del tartufo bianco.

Ad esempio, dietro al tartufo di Acqualagna, si trova la visita a quella meraviglia naturale che la Gola del Furlo (uno dei miei luoghi del cuore), che deve il suo nome ad una piccola galleria – ancora oggi esistente e
transitabile – fatta scavare, dall’imperatore Vespasiano <https://it.wikipedia.org/wiki/Vespasiano> proprio nel punto più stretto della gola e chiamata appunto “forulum”. Poche settimane fa è stata
presentata la nuova carta escursionistica del Furlo ( http://www.riservagoladelfurlo.it/) con percorsi ad anello adatti veramente a tutti.

Nel caso di San Miniato, invece, non bisogna dimenticare che è tappa fondamentale della Via Francigena, seguendo la quale si arriva a Gambassi Terme, dove un nuovo stabilimento termale ( https://www.termeviafrancigena.club/) offre trattamenti benessere e relax che sono stati organizzati secondo un vero e proprio Cammino del Benessere.
Un piacere che non è riservato soltanto ai viandanti.

Dal Museo del Tartufo di San Giovanni d’Asso (http://www.museisenesi.org/musei/museo-del-tartufo-e-centro-di-documentazione.html), invece, si può far partire un percorso che vi porta in quella enclave di bellezza, poco conosciuta, che è il territorio di Trequanda, con i suoi meravigliosi oliveti ed i 2 borghi di Petroio e Montelifrè.

Ad Alba, infine, la faccia nascosta del tartufo bianco è grande come tutto il territorio delle Langhe. Salire fino alla piazza di La Morra permette di avere una impressionante visione panoramica di questo territorio con le tre
perle di Barolo, Grinzane Cavour e del castello di Serralunga d’Alba.

Roberto Guiggiani