Un senese nel dramma di Kiev: “Vi racconto la tragedia in Ucraina”

Giulio Fagioli

Giulio Fagioli

Un senese in mezzo ai disordini di Kiev. Per fortuna non si può dire che sia rimasto bloccato nella capitale ucraina, dato che le vie di comunicazione (compresi gli aeroporti) restano aperti, nonostante i disordini, le proteste ed i tragici fatti avvenuti ancora una volta in questi giorni.
La situazione in Ucraina è tornata ad essere incandescente, per l’ennesima volta in anni travagliati in un Paese diviso a metà tra i filo-russi ed i filo-europeisti. Anni contrassegnati anche da terribile scontri in piazza, con morti rimasti sulle strade, e con una dei leader dell’opposizione, Julija Tymošenko, che è ancora in prigione.
Un senese, dicevamo, è in questi giorni a Kiev. Si chiama Giulio Fagioli, è un contradaiolo del Nicchio e si trova nell’ex Paese sovietico per motivi di lavoro. Vuole innanzitutto rassicurare familiari e amici che sono a casa: “Tranquilli, non vivo alcuna situazione di pericolo”.
Su facebook Ha scritto ieri su facebook: “Comunque cari italiani che state tanto a lamentarvi dell’Italia, dei politici, delle tasse, della benzina. Quassù a Kiev la gente muore e sta andando a fuoco una piazza! Per lo meno cercate di capire come si fa a provare a cambiare le cose che non ci vanno bene, guardate cosa fa la gente a cui girano veramente le scatole! Noi c’abbiamo i ‘forconi’ che per le feste hanno fatto la pausa natalizia. Noi si guarda il festival. Noi viviamo nel Paese che ci meritiamo, ve lo dico io”.

scontri a Kiev

scontri a Kiev

Il suo, naturalmente, non è un incitamento alla violenza quanto la constatazione di una situazione assolutamente difficile, quella che l’Ucraina vive praticamente da un decennio.
Siamo riusciti a contattare Giulio via facebook e lui ci tiene a sottolineare che gli scontri sono limitati ad una zona della capitale ucraina. “Ci hanno consigliato di non passare da lì e noi così facciamo”, spiega. Sempre per motivi di lavoro il giovane senese era già stato in Ucraina alcuni mesi or sono: “E in quella circostanza tutto sembrava tranquillo”.
E invece la rabbia covava sotto la cenere, come troppe volte è successo in questi anni nel Paese diviso a metà. Questa ultima ondata di violenze è scoppiata a novembre, per bloccarsi a dicembre e per riaccendersi il giorno di Natale dopo il pestaggio della giornalista Tetyana Chornovol. A gennaio le leggi liberticide decise dal governo filo-russo di Yanukovich hanno scatenato nuovi scontri con quattro morti in piazza. Il 31 gennaio le foto choc dell’attivista Dmytro Bulatov, pestato e torturato, hanno fatto il giro del mondo, con la Casa Bianca che in una nota ufficiale si è detta “allibita” di quanto avvenuto.
Gli scontri non si placano e riesplodono nei giorni scorsi con un bilancio drammatico e terrificante: 25 morti. Giulio, su facebook, ci spiega che gli scontri stanno avvenendo solo in alcune aree della capitale ucraina. “Altre strade sono percorribili e transitabili”, ci spiega.
“Sono arrivato domenica sera – ci dice – ma solamente quando siamo arrivati in albergo ci siamo resi totalmente conto di quello che stava avvenendo”. Giulio sta seguendo l’evolversi della situazione in un’area tranquilla e, proprio come facciamo noi in Italia, può sapere tutte le ultime notizie dalla televisione. “In albergo ci hanno sconsigliato di uscire o per lo meno ci hanno consigliato di non passare da certe zone della capitale”. I voli non sono bloccati e presto Giulio potrà fare ritorno a Siena. “La mia speranza – prosegue – è che questa situazione porti a qualcosa, a qualche cambiamento”. Un cambiamento che dovrebbe chiamarsi libertà e serenità per un Paese che da dieci anni vive sempre in bilico tra speranze e paure.

Gennaro Groppa

(dal Corriere di Siena)