Susanna Cenni interviene dal suo blog in merito alla questione delle donne dell’Oca

Susanna Cenni

“La sospensione a tempo indeterminato dalla vita contradaiola delle trenta donne dell’Oca per aver fatto ricorso alla giustizia ordinaria per il riconoscimento di un diritto, getta un’ombra sulla decisione della contrada di estendere alle donne il diritto di voto. A quella scelta, così importante, è seguita una sorta di punizione che è difficile comprendere per chi, come me, ha una storia personale e politica di impegno per promuovere e sostenere pienamente la presenza e le competenze femminili nel lavoro, nella società, nelle istituzioni. Mentre il mondo si mobilita per la democrazia paritaria in ogni luogo, io credo che le contrade del Palio, cosi importanti per la vita della città, non possano collocarsi in un contesto sospeso nel tempo e nello spazio dietro lo scudo della tradizione, pur innegabilmente preziosa e straordinaria. Da non senese, mi sono sempre accostata con rispetto alla Festa, ho imparato a osservarla da fuori, ad amarne l’autenticità, la passione e la vitalità che sprigiona immutate nei secoli. La contrada dell’Oca ha scelto, il 5 dicembre scorso, di estendere alle donne l’elettorato attivo e passivo. Lo ha fatto autonomamente, certo, ma è innegabile il ruolo che quel gruppo di donne, oggi sospese, ha avuto in quella battaglia, aprendo un confronto e un dibattito legittimo e sacrosanto. Io rispetto l’autonomia della contrada dell’Oca, ma ho rispetto anche per la legittima richiesta e la legittima battaglia di quelle trenta donne. Come ho avuto occasione di scrivere un anno fa su questa delicata vicenda, lo storia del mondo è fatta di minoranze di donne che sono divenute avanguardia, ma che sono state fondamentali per la conquista di diritti oggi dati per scontati. La vita di quelle donne non è stata semplice, ma la loro battaglia ha permesso di rendere migliore quella di tante altre. Per questo auspico che la contrada tutta, nelle sedi e nei modi che si è data, possa rivedere la sua decisione. Una decisione che anziché archiviare una frattura conclusa il 5 dicembre, riapre un conflitto difficile da comprendere fuori dalle regole e dalle consuetudini delle contrade; un’immagine difficile da affiancare a quelle straordinarie di Piazza Sant’Agostino, della città che nel luglio scorso ha ospitato il primo grande appuntamento nazionale di “Se non ora quando”.