Prodotti alimentari, commercio senese in subbuglio

 “Per un economia già vessata da un adempimento burocratico ogni tre giorni, queste nuove regole rischiano di pesare come un macigno. Solo negli ultimi giorni il Governo sembra finalmente essersi reso conto delle difficoltà che il provvedimento in vigore da oggi comporta per migliaia e migliaia di imprese, anche se ha evitato di prorogarne l’entrata in vigore. Ora, se davvero è disposto a restringerne il campo d’azione, serve che lo scriva in modo chiaro”. Così il Presidente provinciale di Confesercenti Siena Graziano Becchetti interviene sulla Disciplina delle cessioni di prodotti alimentari, meglio noto come ‘articolo 62’, che entra in vigore oggi dopo che settimane di incerta attesa, tra richieste di proroga e mancata pubblicazione del Decreto ministeriale attuativo. Reso noto solo ieri dal Ministero delle Politiche Agricole, il Decreto conferma tutte i nuovi adempimenti preannunciati per chiunque somministri o venda prodotti ortofrutticoli od alimentari (obbligo della forma scritta del contratto con i fornitori, pagamento tassativo delle fatture entro 30 o 60 giorni) ma specifica anche che va applicato “con particolare riferimento alle relazioni economiche tra gli operatori della filiera connotate da un significativo squilibrio nelle rispettive posizioni di forza commerciale”.

 

Questa disposizione integrativa potrebbe esonerare tutte le relazioni commerciali tra imprese di dimensioni omogenee, ad esempio tra due imprese che siano entrambe piccole. “Benché tardivo, è questo un primo importante segnale di ascolto da parte del Governo per le proteste di tanti piccoli imprenditori che sono state rappresentate nei mesi scorsi – osserva Graziano Becchetti – che riporterebbe il provvedimento all’obiettivo originario di tutelare i piccoli fornitori dai ritardi della grande distribuzione. A questo punto però serve maggiore chiarezza, perché la frase introdotta nel Decreto reso noto ieri lascia spazio per interpretazioni divergenti. E’ necessario che il Governo modifichi la norma per rendere ufficiale l’interpretazione, e confermarla dal punto di vista giuridico”.

 

Senza questa limitazione applicativa, la normativa in vigore da oggi comporterebbe su scala italiana maggiori costi per le imprese pari a circa 1 miliardo di euro. ”Gli imprenditori della filiera agricola, i produttori artigianali e i più di 540mila piccoli e medi imprenditori del turismo, della ristorazione, dell’alimentare e persino i fioristi – aggiunge Becchetti – si troverebbero infatti a sostenere le spese dovute alla riscrittura di tantissimi di contratti di fornitura, per la quale saranno necessari mesi di tempo. Per un commercio che già fa i conti da mesi con un calo record dei consumi, senza intravedere prospettive di ripresa, questo aggravio aggiuntivo si commenta da solo ”.

 

Sul sito www.confesercenti.siena.it il testo del Decreto attuativo ed approfondimenti sull’argomento.