Organizzavano truffe spacciandosi per sindacalisti della Polizia

Da oltre 10 anni avevano messo su un’organizzazione specializzata nella vendita telefonica di abbonamenti a riviste di Polizia, realmente esistenti, che distribuivano in tutto il territorio nazionale spacciandosi per appartenenti ad un sindacato delle forze dell’ordine.

A conclusione dell’operazione A.S.T.O.R.E, avviata due mesi fa dagli investigatori della Digos della Questura di Siena, in seguito ad un blitz nei locali di un call center di Reggio Calabria, la banda di truffatori è stata sgominata.

Il bilancio è di un uomo arrestato, sorpreso in flagranza,  e 5 denunciati per associazione a delinquere, truffa e sostituzione di persona.

Quando gli uomini della Digos senese, coadiuvati dai colleghi della Questura calabrese, hanno fatto irruzione nel locali del call center a Polistena, in provincia di Reggio Calabria, hanno sorpreso M. R., 23enne  di origini svizzere e residente a Reggio, uno dei membri della Società che gestiva il call center, mentre riferiva al suo interlocutore telefonico, individuato a Roma, di chiamare dalla redazione di un sindacato di polizia per promuovere degli abbonamenti.

Otto le postazioni della sede del call center, nuovo di zecca, all’interno del quale sono stati rinvenuti elenchi telefonici di tutte le città d’Italia, e tabulati riportanti numeri di utenti distribuiti su  tutto il territorio nazionale, accompagnati da resoconti delle vendite effettuate mensilmente, con tanto di codici riportanti le consegne effettuate, ancora in sospeso e rifiutate.

La tecnica utilizzata era sempre la stessa. I centralinisti, seguendo un identico protocollo, contattavano il potenziale cliente al quale veniva riferito che la chiamata giungeva dal centro di distribuzione della rivista del sindacato di Polizia o dal centro redazionale dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco, che si finanziava con il ricavato della vendita degli abbonamenti,  effettuando proposte di acquisto che variavano da un minimo di 50 a un massimo di 200 euro per lo stesso prodotto.

I dipendenti del call center venivano mensilmente retribuiti in base ad una percentuale sulle provvigioni, anche questa variabile in relazione alla tipo di rapporto instaurato con la società, ma di circa il 30% sulle vendite.

In seguito alle indagini svolte anche con l’ausilio del Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Siena, è emerso che la società  aveva intrapreso precisi accordi con una casa editrice, con sede distributiva in provincia di Bari, che era incaricata di effettuare materialmente le consegne dei colli, tramite corriere, contenenti le riviste che venivano poi pagate in contrassegno.

Il ricavato della vendita delle riviste e dei vari gadget veniva poi ripartito secondo percentuali stabilite nella misura del 30% per i centralinisti, del 25% per la casa editrice e del 45% alla società di call center.

Agende di un sindacato di Polizia, riviste delle forze dell’ordine, adesivi, notebook, libri e telefoni cellulari utilizzati per effettuare il telemarketing, sono alcuni degli oggetti rinvenuti in seguito alle perquisizioni e sequestrati durante l’incursione della Polizia all’interno del call center.

Proseguono intanto le indagini per individuare eventuali altri complici coinvolti nelle molteplici truffe e nell’associazione a delinquere.

La Polizia, come è stato ricordato anche nel corso di una conferenza stampa in Questura, nel ribadire che la sola rivista ufficiale è Polizia Moderna vuol mettere in guardia tutta la cittadinanza da persone che dovessero telefonare o contattare, porta a porta, i potenziali abbonati. Nessun operatore o sindacalista “vero” telefonerà mai a casa vostra o verrà a bussarvi alla porta per proporvi un abbonamento a riviste di Polizia. State attenti ai truffatori!