Montepulciano e il “Nobile” alla scoperta della Cina – Diario cantonese

canton_1 canton_2 canton_3 canton_4 canton_6 canton_7 canton_8 canton_9 canton_10 canton_11 canton_12 giada 500.000 euro canton_13 canton_14 canton_15 tavola Huang Yong Yu canton_16 visita IFLdi Diego Mancuso

Foto di Paolo Catti De Gasperi e Diego Mancuso

 

“A Canton tutti corrono senza sosta, senza pensare a feste, vacanze, domenica, orari di lavoro. Tutti pensano solo a guadagnare il più possibile per potersi poi dedicare al maggiore divertimento, spendere soldi” (testimonianza di un imprenditore italiano).

Canton. Terza ed ultima tappa della missione-lampo in Cina di Montepulciano, del Vino Nobile e dell’offerta turistica della Valdichiana senese.

Chi si aspettava la città affascinante e avventurosa magistralmente descritta da Amitav Ghosh in “Fiume di oppio” rimane un po’ deluso. D’altra parte il romanzo dello scrittore indiano è ambientato nei tardi anni ’30 dell’ottocento e anche se le suggestioni esotiche, che riescono a rendere eccitanti perfino le più minuziose disquisizioni presenti nella narrazione, alimentano le aspettative dei viaggiatori, non si può dimenticare che da quelle vicende sono trascorsi quasi due secoli.

Troppo ridotto poi il tempo a disposizione, tra impegni ufficiali, incontri e trasferimenti su interminabili distanze, per potersi dedicare anche ad una visita di Canton, terza non solo sull’itinerario della delegazione ma anche tra le città della Cina per popolazione, PIL e reddito pro capite, dopo le già archiviate Shanghai e Pechino.

Si va a Canton (e già il nome dice tutto, visto che risente di influenze francesi e portoghesi che lo hanno universalmente imposto, soppiantando l’ufficiale Guangzhou) soprattutto per rendere la visita a Xu Hong Fei, l’artista che, con le sue statue, esposte in Piazza Grande e in Fortezza dal 7 giugno al 3 novembre, ha spopolato, suscitando simpatia, sorrisi e consensi.

Il racconto della straordinaria ospitalità offerta da Xu nella sua elegante casa-museo, blindata per proteggere le opere d’arte di eccezionale pregio e valore che custodisce, è consegnato alle cronache ufficiali.

In realtà Canton si conferma per come è stata descritta dai produttori di Vino Nobile che hanno costruito il rapporto con Xu Hong Fei e cioè come una realtà commerciale che si sta aprendo proprio ora allo sviluppo e quindi come terreno fertilissimo per creare interesse e scambi.

L’arrivo all’aeroporto di Bayun, hub della China Southern Airlines che poi si scoprirà essere la quarta del mondo per movimento passeggeri (oltre che la prima in Cina), dopo tre ore di volo da Shanghai, conferma le aspettative del gruppo, almeno dal punto di vista climatico: via i giacconi e le sciarpe usati a Pechino, ripiegati i golf più leggeri, rivelatisi utili a Shanghai, il tour delle stagioni effettuato in meno di una settimana sfreccia sotto lo striscione di un’estate afosa ma brillante che si manifesta con temperature che oscillano intorno ai 30° e che impone – al massimo – polo e camicie.

Così nei taxi, tutti rigorosamente alimentati a gpl, con la bombola che occupa più di metà bagagliaio, riducendo la capienza effettiva a due passeggeri con valige, oltre che dell’aria condizionata “a palla”, si gode dello spostamento di vapore acqueo strenuamente offerto da  ventole ormai esauste che sembrano estirpate da vecchi personal computer e vengono assicurate alla meglio alle autentiche gabbie che imprigionano (o, meglio, proteggono) gli autisti.

Mentre Pechino e Shanghai hanno dato l’impressione di città “tranquille” (ovvero prive di rischi derivanti da delinquenza), Canton mostra subito un volto meno rassicurante e non solo per l’allestimento dei taxi.

Grate ed inferriate decisamente più robuste di quelle scelte dai conducenti proteggono infatti finestre e balconi di tutti palazzi, fino all’ultimo piano che nella maggior parte dei casi  è ben oltre il decimo o dodicesimo. E stessa confezione presentano i radiatori dell’aria condizionata, rigorosamente uno per appartamento, sospesi sulle vertiginose facciate. Inevitabile pensare quindi a funambolici ladri capaci di arrampicarsi sulle pareti a 30 o 40 metri dal suolo per violare gli appartamenti.

L’imprenditore italiano Gigi Montanari, collaboratore di Xu Hong Fei e da otto anni abitante a Canton dove si occupa di rapporti commerciali con l’Italia, accoglie il gruppo e  mette in guardia gli ospiti: la città ha conosciuto un crescendo di delinquenza tanto che, per contrastare il fenomeno degli scippi, il Sindaco ha vietato l’accesso ai mezzi a due ruote nell’area più centrale e commerciale e – racconta Montanari – al termine di un non facile braccio di ferro, è riuscito ad imporre questa regola (che appare per la verità rispettata).

Siamo scesi nel profondo Sud (Canton si trova in area tropicale, sulla stessa latitudine di Acapulco), lo smog è pressoché assente, anche grazie all’influenza del mare, ormai non distante, e l’impressione immediata è che regni una maggiore tolleranza, con una presenza più sfumata dell’ autorità centrale e delle forze dell’ordine, decisamente meno evidente di quanto si sia constatato a Pechino.

La Canton vista dai poliziani è completamente diversa sia dalla capitale sia dall’attivissima ed evoluta Shanghai: il centro abitato è infinito (e non potrebbe essere diversamente con 14 milioni di abitanti che ogni giorno, con il movimento dei lavoratori, diventano 17) ma l’aspetto ed il ritmo sono paragonabili a  quelli di una sia pur enorme cittadona mediterranea, spagnola o italiana, per rimanere nel paragone.

Che vizi e virtù del genere umano si riproducano anche in Cina, lo dimostra il primo incidente diplomatico in cui incappano gli italiani (che poi resterà anche l’unico del viaggio, segno di savoir-faire e anche di un po’ di fortuna…).

A Pechino e Shanghai i corrispondenti locali hanno ironizzato sui cibi che la delegazione si sarebbe trovata a “gustare” a Canton, citando continuamente la carne di cane.

I cantonesi – che per la cronaca mangiano molto meno riso di quanto i menu dei ristoranti cosiddetti cinesi in Italia possano far pensare – insorgono di fronte a quelle allusioni, considerate luoghi comuni decisamente diffamatori: “a Pechino raccontano bugie sui cantonesi come i milanesi fanno con i napoletani”. Applausi, discorso chiuso, almeno sul momento.

Perché poi le esigenze di rappresentanza con la stampa vinicola cantonese hanno portato alcuni componenti della delegazione a cenare in una trattoria tipica dove, tra l’altro, è stata servita come antipasto pelle di pesce fritta, ed offerti il coccodrillo, le tartarughe (di due specie) ed anguille per la verità più simili a serpenti acquatici. I nostri hanno ripiegato allora su galletto in bellavista, zuppa di alghe e tofu (formaggio di semi di soia) e anatra alla cantonese che gli habitué spilluzzicano fino a tarda ora, giocando a dadi.

Ma oltre che dalla cortesia di Xu Hong Fei, dall’affabilità e disponibilità dello staff del Maestro, con Gigi Montanari e le sue collaboratrici, e dal clima caldo e umido, il gruppo è stato avvolto, in meno di 36 ore, da una spirale sempre più fitta di numeri, una sequenza di cifre che, insieme alle parole, è diventata un altro modo per raccontare l’escursione in quello che il Sindaco di Montepulciano Andrea Rossi ha fotografato come “il paese più lontano dall’Italia che ci sia al mondo”.

 

1, come un anno, il tempo che ci e’ voluto per creare dal nulla la Leibiya, una fabbrica di scarpe nel distretto di Hai Zhou. Di questo processo, impensabile per le nostre latitudini, e’ testimone il produttore di Vino Nobile Luca Gattavecchi che nel 2012, nello stesso posto in cui e’ sorto il piccolo, modernissimo stabilimento, racconta di aver visto un campo incolto. L’attività e’ stata avviata da un giovane imprenditore cantonese che realizza scarpe che ricordano molto da vicino calzature trendy come le Hawaianas o gli stivali Ugg (tanto per citare due esempi) ma con una dignità che differenzia questi prodotti da semplici copie e li eleva, anche per qualità costruttiva, ad uno standard superiore. E all’ ultimo piano dell’edificio colorato di allegrissimo verde e, novità per l’architettura industriale cinese, sviluppato attraverso piani verticali che dall’ingresso corrono lungo le pareti interne catturando il sole dai lucernari, al culmine di una scala dai gradini invariabilmente troppo corti, con l’ultimo di altezza diversa che fa imprecare gli italiani, si accede in un open space dall’aspetto un po’ precario dove un gruppo di giovani sviluppa un sistema interno di e-commerce. La tendenza delle nuove aziende è infatti quella di rendersi autonome dalle agenzie esterne che gestiscono le vendite tramite internet ma che assorbono, attraverso le forti provvigioni, una consistente fetta di guadagno, pari al 20/30% del prezzo al consumatore.

 

2, come il valore, in milioni di euro, del grande pannello esposto nella casa-studio di Xu Hong Fei e protetto da una parete di cristallo. Autore della splendida pittura tanto imponente nelle dimensioni quanto leggiadra e area nella composizione e nei colori, è Huang Yong Yu, maestro dell’artista che ha esposto con successo le sue opere a Montepulciano fino al 3 novembre. Nei saloni del loft, elegante ristrutturazione di un ex-fabbrica situata in posizione talmente appartata rispetto alla sterminata città da risultare introvabile per i taxisti, si trovano altre opere di Huang che nel 1950, a 26 era già docente all’Accademia centrale delle Belle Arti di Pechino dove era giunto dalla natia Fenghuang , piccola e antichissima città avendo studiato solo da autodidatta; tra queste figura una trilogia di animali di grandi dimensioni, in cui sono rappresentati un topo, un gallo e un cinghiale, pitture sempre protette dal cristallo che esprimono una straordinaria energia unita al tratto a prima vista quasi infantile ma in realtà maturo e profondamente strutturato.

 

20, come la percentuale di incremento del PIL prevista per i prossimi anni per il distretto di Hai Zhou, il più attivo di Canton in quanto favorito dalle scelte di governo del territorio e dalla presenza di abbondanti risorse idriche, necessarie allo sviluppo. Per i prossimi 20 anni, tra le aree della metropoli, quella di Hai Zhou sarà soggetta alla maggiore crescita.

 

20, come gli anni che ha impiegato il centro di Shenzhen, situato a sud di Canton, a poca distanza dal confine con Hong Kong, a trasformarsi da villaggio di pescatori a città industriale con oltre dieci milioni di abitanti. Alla base della metamorfosi la scelta di farne uno dei poli più importanti della Cina per la produzione di materiale elettronico e di servizi avanzati per il turismo.

 

20 – 30 anni, è questo il gap che, in termini di sviluppo, Canton paga a Pechino e Shanghai.

 

30, come i  container cariche di scarpe che, secondo quanto raccontato dal giovane imprenditore italiano Mauro Castellan, ora impegnato a Canton, in società con il magnate locale Mr. Lee, nell’International Fashion Laboratory, per 300 giorni all’anno, partono da uno dei centri di smistamento della città per raggiungere destinazioni in tutto il mondo.

 

100, come gli anni che conta una balla contenente foglie thé situata, come un’opera d’arte (o un ospite d’onore) nell’atelier di Xu Hong Fei. Perfettamente contenuto nella confezione di , rifinita e tenuta in tensione da budelli di bovino, il thé potrebbe fornire ancora oggi una bevanda di ottima qualità. Ma probabilmente il valore storico e  affettivo che esprime è superiore al gusto della che potrebbe garantire.

 

150, la cifra – in yuan (pari a circa 18 Euro) – che un componente della delegazione è riuscito a spuntare per acquistare un Rolex Oyster Perpetual sul mercato dei cosiddetti “veri falsi”. Solo le circostanze in cui è stato preso il contatto con il venditore, raggiunto il luogo dove sono custodite le merci e condotta la trattativa (nei pressi della Beijing Road, dove tutte le griffe del mondo hanno una loro vetrina), esclusivamente con il linguaggio dei gesti e digitando all’infinito cifre su una calcolatrice per trovare il punto d’accordo, meriterebbe un racconto a sé. Il gruppo si è affidato ad un emissario sul posto (forse un erede dei trafficanti di oppio, chissà…) e ha evitato la benché minima imprudenza; ma il movimento di turisti-compratori al quale ha poi assistito durante la trattativa per gli orologi fa pensare ad un’ “impresa” molto meno temeraria di quanto il luogo sinistro e appartato potesse far supporre. Al primo gradino della scala dei veri falsi si trovano apparecchiature, accessori etc. poco più che simbolici, dei simulacri sul cui funzionamento e sulla cui durata nessuno può fare affidamento. Ad impressionare è la fedeltà all’originale della copia insieme ad accortezze (come, nel caso degli orologi, un  il cinturino metallico particolarmente pesante, che trasmette una sensazione di solidità e verosimiglianza) che portano a considerare l’oggetto per quello che è e cioè il più vero dei possibili falsi.

 

600, il numero dei cosiddetti centri-grossisti, punti di smistamento delle merci verso tutto il mondo, presenti a Canton e specializzati per tipologie di prodotti.

 

1.000, come i metri quadrati di superficie della hall iper-tecnologica e modulare situata al centro del padiglione dell’Italian Fashion Laboratory di Canton. Nella sala, il 26 ottobre (quindi pochi giorni prima dell’arrivo della missione toscana), si è esibito il cantautore Francesco Baccini, impegnato in un tour in Cina che ha saldato i legami dell’artista con la rockstar cinese Cui Jian. Anzi, proprio a Canton gli italiani hanno sono stati informati (pare in anteprima assoluta) che Baccini sarà ospite del prossimo Festival di Sanremo proprio in coppia con Cui Jian. La notizia non ha però provocato particolari reazioni.

 

2.000, come le Mercedes che ogni mese, ormai da anni, un imprenditore di Canton importa dall’Europa (insieme a 1.500 Porsche, per lo più a passo lungo, da far guidare all’autista). Su questo fiorentissimo movimento il suddetto imprenditore avrebbe costruito la sua attuale, autentica fortuna, calcolata in dodici zeri, dopo la parte intera, ovviamente in Euro.

 

100.000, come la superficie, espressa in metri quadrati, sulla quale, insieme ad altre attività, sta sorgendo l’Italian Fashion Laboratory (IFL), iniziativa congiunta del cantonese Lee, proprietario dell’area, e del giovane veneto Mauro Castellan, appartenente ad una famiglia che da tre generazioni produce scarpe e che di quello spazio sta facendo un punto di riferimento dell’italian style a 360°.  Uno spazio pari ad diecina di campi di calcio, con la precisazione che si tratta di un’area di proprietà privata, rarità in mezzo ad una schiacciante maggioranza di costruzioni e zone di proprietà statale, messe a disposizione degli abitanti.

 

500.000, è la valutazione, in Euro, di una delle preziosissime opere di giada scolpite da Xu Hong Fei, un gruppo di figure femminili, come sempre caratterizzate da forme opulente unite ad innegabili grazia a leggerezza, distribuite su un blocco della durissima pietra lungo ben 80 centimetri. L’opera è custodita insieme a numerose altre in una sorta di salone-caveau, tenuto alla temperatura costante di 16° da potenti convettori di aria condizionata e protetto da un complesso apparato di sicurezza, al primo piano del Millstone House Sculpture Studio, il palazzo occupato dall’artista cantonese.

 

Veri? Falsi? Non tutti i numeri di Canton sono come i Rolex-replica, di alcuni – vista anche la fonte – ne è garantita la veridicità, altri suscitano perplessità. Certa è l’altezza della Canton Tower, l’elegante e slanciatissima torre della televisione di Guangzhou dalla cui sommità, a quota 450 metri, i poliziani hanno ammirato gli altri grattacieli della città, l’andamento sinuoso del grande fiume Zhujiang, che la taglia in due, e salutato la Cina.

 

“Comunisti? No! Noi siamo capitalisti cinesi. Un partito solo che ci guida ci vuole. Altrimenti chi riuscirebbe a tenere a freno un miliardo e trecento milioni di teste?”. (un cantonese)