Moni Ovadia è cittadino onorario di Sinalunga

Moni Ovadia

Il Comune di Sinalunga ha tra i suoi cittadini Moni Ovadia. Ieri (19 febbraio) in un teatro Ciro Pinsuti gremito di cittadini e studenti si è tenuto il consiglio comunale monotematico aperto durante il quale l’amministrazione comunale sinalunghese ha conferito a Ovadia la cittadinanza onoraria in qualità di “ambasciatore della memoria e dell’umanità”, riconoscimento che negli anni scorsi è stato attribuito a Shlomo Venezia e Sami Modiano.

“Sono onorato di ricevere questo riconoscimento da parte di un Comune così impegnato sul tema della Memoria – ha detto Moni Ovadia – e mi ha particolarmente colpito l’interesse dei ragazzi presenti, che con le loro domande, peraltro poste con grande competenza sia linguistica che a livello di conoscenze, hanno dimostrato una grandissima partecipazione e molta sensibilità su queste tematiche”.

Moni Ovadia

All’iniziativa, inserita nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata della Memoria 2013, erano infatti presenti gli studenti delle terze classi dell’Istituto Comprensivo John Lennon di Sinalunga e dieci alunni dell’istituto tecnico Sallustio Bandini di Siena che hanno preso parte al Viaggio della Memoria organizzato dalla Regione Toscana.

Moni Ovadia è nato a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d’artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Nel 1984 ha iniziato il suo percorso di avvicinamento al teatro, prima in collaborazione con artisti della scena internazionale, come Bolek Polivka, Tadeusz Kantor, Franco Parenti, e successivamente proponendosi come ideatore, regista, attore e capocomico di un “teatro musicale” assolutamente peculiare, in cui le precedenti esperienze si innestano sulla sua vena di straordinario intrattenitore, oratore e umorista. Filo conduttore dei suoi spettacoli e della sua vastissima produzione discografica e libraria è la tradizione composita e sfaccettata, il “vagabondaggio culturale e reale” proprio del popolo ebraico, di cui egli si sente figlio e rappresentante, l’immersione continua in lingue e suoni diversi ereditati da una cultura che le dittature e le ideologie totalitarie del Novecento avrebbero voluto cancellare, e di cui instilla la memoria per il futuro.