La storia di Mario Nannini: ‘Faccio il tipografo da 60 anni, spero che un giovane prosegua la mia attività’

“Il mio non è un mestiere, è un’arte. Dispiace solo che i giovani non sembrino più interessati a lavori di questo tipo. Spero che tra qualche anno qualcuno prosegua questa attività che io ho curato per decenni. Io e mia moglie consideriamo questo negozio come se fosse una figliola. Spero che quando smetteremo l’attività non debba per forza chiudere”. Mario Nannini racconta con il volto sereno il lavoro che l’ha visto occupato per sessanta anni. Prima molti anni come apprendista e dipendente, poi già in età matura la scelta di mettersi in proprio. Da quel momento, da quando aprì la sua attività, sono già trascorsi trent’anni. “Era il 1982 – dice – quando aprii la Stamperia. Eravamo qui in via di Camollia, era un sogno quello di avere un’attività tutta nostra. Siamo riusciti a lavorare bene, la gente ha iniziato ad apprezzarci, la clientela è cresciuta. Nel 1985 ci spostammo in via delle Terme, dove siamo rimasti fino al 2009 quando siamo tornati qui in via Camollia”. Una scelta di cuore quella del ritorno nel luogo dove era nata l’attività? “Più che altro una scelta economica – spiega il signor Mario -. Qui il fondo è di nostra proprietà, quindi non dobbiamo combattere con gli affitti. Purtroppo sono proprio gli affitti molto alti una delle problematiche maggiori per chi gestisce una propria attività a Siena”.
Tempi cambiati Mario Nannini oggi ha 73 anni. Iniziò la sua attività di tipografo ad appena 13 anni, nel 1952. In un arco temporale così ampio è ovvio che la società sia cambiata e con essa anche i lavori e le professioni. E anche i desideri e le aspirazioni delle persone, specie quelli dei giovani. “Quando cominciai a fare il tipografo questo era un mestiere piuttosto ambito. Soprattutto devo dire che si lavorava molto e c’erano molte botteghe per apprendere il mestiere. Io iniziai a Colle val d’Elsa e in seguito mi spostai a Siena”. Era una Siena molto diversa da quella di oggi. Gli occhi di Mario finiscono su eventi lontani e ricordano una città antica, quella del secondo dopoguerra. Ci scappa anche un sorriso leggermente velato di malinconia. “Ricordo benissimo che Siena era piena di botteghe artigiane – dice -. C’erano calzolai, falegnami, botteghe di ogni genere. E solo in città c’erano venti o venticinque tipografie. Prima di aprire la mia io lavorai come dipendente in molte di queste, lavorai con Tambus, alla Martini, allo Studio 80. Poi aprii la Stamperia in Camollia. Oggi tutto è diverso. Le botteghe degli artigiani spariscono e io credo che chi di dovere potrebbe fare qualcosa in più per noi che portiamo avanti mestieri antichi”.

Problematiche La questione più ardua da affrontare è quella degli affitti. “Per questo motivo siamo tornati in via Camollia – dice -. Qui il fondo è di nostra proprietà. Altrimenti tutto sarebbe difficilissimo con la quantità di lavoro che è tanto diminuita negli ultimi anni. Quando stavamo in via delle Terme abbiamo avuto anche quattro dipendenti, tutti insieme. Ora siamo rimasti io e mia moglie. Prima facevamo anche i manifesti, negli anni ci siamo specializzati nelle partecipazioni e nei biglietti da visita: lavoriamo per tanti professionisti senesi e per produttori di alimenti, olio e vino oltre che per alberghi e attività varie. Noi puntiamo sulla qualità: facciamo cose e lavoriamo materiali che solo noi abbiamo a Siena. Ma la qualità costa e questo adesso non tutti vogliono capirlo”. Il signor Nannini ci mostra i suoi biglietti, i suoi libri in miniatura, i suoi piccoli scaffali creati tutti a mano, nel laboratorio che occupa la parte finale del suo locale. Ce li mostra con soddisfazione e orgoglio: “Certe cose si impara a farle solo con gli anni di lavoro e di esperienza”. Ci mostra anche un album fotografico commissionato da un cliente e che lui sta ultimando. Sulla scatola che lo conterrà ci sono disegni di Olmastroni: “Sono originali”, aggiunge. Fa tutto a mano, ogni piccolo oggetto creato è un’opera d’arte: “E non uso mai il computer, dentro il negozio non ce n’è neppure uno”, dice con antico orgoglio.

Riconoscimenti Mario ci mostra la pergamena che certifica il suo primo posto all’ultimo “Mestieri d’autore”, il concorso realizzato ogni anno dalla Camera di Commercio cittadina. “Sono stato felice per questo riconoscimento – commenta – e ricordo con gioia le parole del professor Balestracci che ci ha premiato. Ha detto che il nostro negozio ha fatto i biglietti da visita o comunque ha lavorato per tutti i senesi. E vogliamo farlo ancora a lungo: non vogliamo mollare”. Pensa al futuro e con grinta e determinazione vuole portare avanti la sua attività. “Non so per quanti anni lo faremo, ma vogliamo farlo. Io spero che possa esserci un giovane che vuole imparare il mestiere. Sono disposto a insegnarglielo: servono pazienza, creatività e passione. E magari un giorno lasceremo l’attività nelle mani di qualcuno che conosce questa arte”. La figlia di Mario ha intrapreso un’altra strada e oggi è dirigente della Costa Crociere. Non avrà mica lavorato anche con Schettino?, buttiamo là. “Beh sì, loro lavorano un po’ in tutte le navi, quindi in passato ha conosciuto anche Schettino. Il suo lavoro le permette di girare il mondo, pochi giorni fa era in Cina”.

Camollia Buttiamo l’occhio fuori dal negozio. In via Camollia c’è un buon passaggio: senesi, studenti, turisti camminano per la via. “La scala mobile ha aumentato sensibilmente il numero di persone che transitano da qui – nota Nannini -. E’ una delle cose più positive che sono state fatte negli ultimi anni, dobbiamo dirlo. La zona oggi è più viva, ci sono anche altre botteghe di artigiani e poi ristoranti e negozi. Sono soddisfatto”. Ma pensa anche alle cose che potrebbero essere fatte per migliorare ancora la situazione: “Perché il Comune non mette a disposizione degli artigiani uno spazio per esporre oggetti e composizioni? Ci sono tanti spazi e locali, allora utilizziamoli. Per il nostro settore sarebbe una ventata di ottimismo e di nuove opportunità. Io ho anche proposto più volte in passato di poter lavorare per strada, magari posizionando un piccolo banchetto per mostrare ai turisti e a tutti coloro che transitano il lavoro che facciamo. In alcuni Paesi stranieri lo fanno, perché noi non possiamo fare lo stesso?”. Gli domandiamo dell’esperimento in Fontebranda: “Ha fallito – dice in maniera categorica -. Ma chi passava da lì? Tante attività infatti hanno dovuto chiudere. Comunque io credo che anche le guide turistiche potrebbero avere un ruolo importante al riguardo, sottolineando e mostrando ai turisti dove si trovano botteghe storiche della città. Perché non lo fanno?”.

Passato e futuro Ma il pensiero, per concludere, torna sempre alla sua attività e al futuro che questa potrà avere: “I ragazzi – aggiunge – devono pensare di più al lavoro, a quello che possono fare. E potrebbero rivalutare la possibilità di imparare mestieri ed arti antiche, come quella che faccio e che ho fatto per tanti anni io. Ma tanti giovani non hanno più voglia di sporcarsi le mani, a differenza di quello che succedeva cinquanta o sessanta anni fa. I primi anni noi lavoravamo sempre, anche tutti i sabati e tutte le domeniche pur di mandare avanti la nostra attività. Oggi non è più così”.

Gennaro Groppa