La contrada dell’Onda rinsalda il gemellaggio con Talamone

Talamone

La Contrada Capitana dell’Onda ha un antico rapporto con Talamone, il porto storico per eccellenza della Repubblica di Siena. L’incontro di gemellaggio iniziale nel 1962 è stato periodicamente rinnovato e ora questa amicizia segnerà un momento significativo il 31 agosto.
L’Onda, reduce da una nuova vittoria paliesca, tornerà a festeggiare anche con la comunità di Talamone.
La giornata prevede l’incontro con le autorità locali, e in particolare il sindaco di Orbetello, nel cui Comune è sito Talamone.
Alle 11 seguirà la cerimonia religiosa e la benedizione delle bandiere della comunità di Talamone e della Contrada Capitana dell’Onda. Alle 12 l’inaugurazione della mostra su Talamone medievale appositamente predisposta. Dopo il pranzo, alle 15, avranno luogo relazioni archeologiche e storiche sul sito da parte di Mario Ascheri, Claudio Calastri, Maria Grazia Celuzza e Beatrice Sordini. Ad esse seguirà la consegna delle chiavi di Talamone alla Contrada alle 16,30, con sbandierata conclusiva.
L’Onda vanta un antico rapporto con il mare, come indica la Società dei marinai attestata nel rione nel 1200. La stessa chiesa di San Salvatore fu eretta su un poggio esterno alle mura più antiche avendo ai lati copiose acque provenienti dal Castelvecchio, come attestato dalle denominazioni del vicolo degli Scoli e da quello della Gavina. In questo modo richiamava probabilmente la chiesa di San Salvatore “in Undis” di Roma. Fatto sta che quando, nel Cinquecento, la Contrada s’impegnò nell’edificazione della propria cappella in San Salvatore, divenne naturale corredare l’iscrizione commemorativa con dei delfini, divenuti poi sempre presenti nelle raffigurazioni della Contrada.
Talamone per parte sua, comprata da Siena dagli abati del monastero (di nuovo di San Salvatore) del Monte Amiata nel 1303, nel 1306 aveva già un progetto di riparto degli spazi concessi a chi lo avrebbe abitato dentro le mura e pochi anni dopo ne fu concesso l’utilizzo anche ai fiorentini per lo sbarco di truppe contro Enrico VII. Era quindi ormai ben funzionante il suo porto senese, di cui esistono ancora tracce evidenti, e l’ironia di Dante al proposito si è rivelata sui tempi lunghi del tutto infondata. La fortezza stessa, che sovrasta la ripida costiera, è un capolavoro dell’architettura militare senese. Il porto ebbe però un successo non permanente e dal Quattrocento fu affiancato da quello di Porto Ercole, ma per la sua importanza strategica fu comunque incluso nello Stato dei Presidi. Come si sa bene, poi ebbe ancora un momento di grande notorietà nel nostro Risorgimento al tempo della comparsa dei Mille garibaldini.