La Cna di Siena, Arezzo e Grosseto contro la cancellazione delle province

Provincia Siena

La recente ondata di maltempo, per non parlare del naufragio della Costa Concordia a Grosseto, ha fatto emergere in modo assolutamente evidente il ruolo svolto dalle Province. Coordinamento, cabina di regia, azioni più possibile rapide ed efficienti hanno infatti caratterizzato l’attività in questi giorni delle amministrazioni di Siena, Arezzo e Grosseto. Per questa ragione, ma non solo, Cna Siena, Cna Arezzo e Cna Grosseto ribadiscono la loro contrarietà alla paventata abolizione dei tre enti con un taglio “orizzontale” che poi, guardando al concreto, rischia di generare solo costi e burocrazia senza produrre nessun vantaggio per la società civile in generale ed il mondo delle imprese in particolare. E’ nei momenti di difficoltà che si tocca con mano l’importanza di quello che abbiamo e della bontà della buona amministrazione. Negli ultimi quattro anni, con l’arrivo della crisi economica, il rapporto con le tre Province è stato quotidiano ed assolutamente costruttivo. Non ci dimentichiamo che questi enti hanno la possibilità di pianificare numerosi interventi economici e per alcuni aspetti anche di incidere sulle scelte urbanistiche.

Da ciò deriva l’importanza del rapporto diretto e quotidiano, che sarebbe inevitabilmente perso se le competenze fossero delegate alla Regione. Le crisi aziendali seguite in questi anni sono state innumerevoli ed è stato grazie al lavoro quotidiano dei tre presidenti e degli assessori delegati che queste crisi hanno avuto un impatto meno grave. In tanti anni di collaborazione abbiamo cucito su misura la formazione per le imprese, per i titolari, per i collaboratori e per tutti gli artigiani. Cna Siena, Cna Arezzo e Cna Grosseto vedono con grandissima preoccupazione l’accentramento di tutte queste competenze alla Regione. Si perderà il rapporto quotidiano e con esso il contatto diretto fra istituzioni, società civile e mondo reale. Il tutto senza un risparmio in termini di risorse o uno snellimento burocratico apprezzabile. Crescerà infatti la macchina burocratica, saranno istituiti nuovi enti intermedi, con l’impiego – temiamo – di ulteriori risorse e con dirigenti che dalle stanze fiorentine decideranno presente e futuro di territori che non frequentano, non conoscono e non vivono ogni giorno. Tagliare con l’ascia i servizi e gli enti che funzionano rischia dunque di essere una pura e semplice demagogia, un “non servizio” non richiesto le cui conseguenze rischiano ancora una volta essere pagate dal mondo delle aziende e da quello del lavoro.