La Cgil sull’accorpamento delle Province: ‘Contrari a questa legge’

Claudio Guggiari

Da tempo abbiamo sottolineato la contrarietà alla legge che determina l’accorpamento delle province. Basarsi solo su requisiti come l’estensione territoriale ed il numero degli abitanti per ridefinirne i confini è scavare un solco profondo con la storia, l’evoluzione sociale, produttiva ed economica che si sono determinate dagli anni ’70 ad oggi. L’omogeneità di una collettività che dovrebbe essere il filo conduttore di una riforma non si ricava da metodi ragionieristici.

Il prodotto finale di questa operazione, che difficilmente produrrà risparmi apprezzabili, sarà un ulteriore allontanamento dei cittadini dalle istituzioni, visto che le ‘nuove province’ diverranno organi si secondo grado. Tema fondamentale anche in relazione ai rapporti che potranno maturare con il resto del territorio regionale per le evidenti differenze che ci saranno fra le nuove province e l’area metropolitana centrale, oltre che per le diverse dimensioni produttive fra le varie nuove entità.

Per non parlare del quadro funesto che con gli enti accorpati si determinerà il prossimo anno, quando con i tagli della spending review tutta una serie di servizi potrebbero essere ridimensionati (manutenzione scolastica, viabilità, formazione professionale…) ed i cittadini al tempo stesso chiamati ad una maggiore compartecipazione (leggi tasse).

La CGIL ha proposto di puntare ad una riaggregazione fra aree più vaste omogenee, nel nostro caso Arezzo, Grosseto e Siena. Soluzione che mi pare assai più equilibrata di quanto oggi propone il Governo. Io penso che la riforma istituzionale, che è necessaria, aveva bisogno di ben altro impulso, a partire dalle forme di aggregazione comunale, dal riorganizzare confini frutto di evoluzioni sociali, dal definire meglio il rapporto fra livelli statali e bisogni territoriali, dal produrre efficentamento della macchina pubblica.

Credo che il dibattito dovrebbe tener conto soprattutto delle funzioni assegnate, che potrebbero fare la differenza nel rapporto fra esigenze e soluzioni per i cittadini, rapporto che ha bisogno di livelli omogenei e di partecipazione adeguata.

E vorrei che tutti fossero consapevoli del fatto che in questa vicenda sono coinvolte donne e uomini che tutti i giorni lavorano al servizio della comunità e che hanno diritto ad essere considerati nella loro dignità di lavoratori dipendenti ed amministratori, oltrechè cittadini. Non considerare che un processo di riorganizzazione può determinare strappi rilevanti alle loro condizioni di vita è come dimenticarsi dell’altra metà del cuore, soprattutto quando da mesi stanno vivendo con ansia questa vicenda.

Claudio Guggiari, Segretario Generale CGIL Siena