Imu commerciale, Confesercenti: “Puntare sui fondi sfitti”

“L’IMU sulle attività commerciali così come si profila è inaccettabile. I Comuni abbiano il coraggio di fare una scelta anticiclica, penalizzando i fondi commerciali sfitti, anziché soffocare centinaia di imprese che rischiano di non passare l’estate”. Così Graziano Becchetti, Presidente provinciale di Confesercenti, sintetizza la visione dell’associazione di categoria sull’imposta che sta per concorrere ad innalzare la pressione fiscale, già oggi attestata su livelli record. La presa di posizione fa riferimento alle decisioni che anche le amministrazioni comunali del territorio senese stanno adottando in questi giorni, in merito al coefficiente da applicare sulla prima casa e sugli altri immobili, inclusi quelli strumentali all’esercizio di attività economiche.

 

“Purtroppo stiamo constatando che la scelta prevalente è quella di applicare sui fondi commerciali un aliquota che è quasi doppia a quella scelta per la prima casa, e che in qualche caso arriva fino al 100 per cento di maggior valore – rileva Becchetti – questo stato di cose ci fa fortemente temere per la sopravvivenza di tante piccole imprese del nostro territorio, che piegate dal peso di questa imposta rischiano di non arrivare alla fine dell’estate, aggiungendosi ad un elenco di cessazioni che di mese in mese è drammaticamente più lungo. Sta passando una concezione per la quale se un piccolo imprenditore è riuscito ad acquistare il fondo in cui esercita, magari dopo anni di risparmi, diventa assimilabile a chi possiede lingotti d’oro”. Secondo Confesercenti, la realtà delle piccole imprese senesi è ben altra ed è indispensabile che le istituzioni competenti ne prendano atto, evitando di portare ai massimi le aliquote IMU. “ All’opposto – propone Becchetti – va incrementata l’aliquota da applicare sui fondi commerciali manifestamente sfitti, ovvero i cui proprietari insistono nel mantenere la richiesta d’affitto su valori sopra mercato, piuttosto che affittarli. Questa misura potrebbe avere un effetto anticiclico sul livello generale dei canoni commerciali, altrimenti esposti ad un’altra imminente impennata”.