Il viaggio del Treno della Memoria

Olocausto

16.19 Nel corridoio che porta ai due posti delle sorelle gemelle Andra e Tatiana Bucci è una processione continua di ragazzi e giornalisti, “non danno respiro – sospira uno degli organizzatori – bisognerà regolamentare le presenze per farle riposare. Il viaggio è lungo”. Loro, le due sorelle, non smettono di sorridere e rispondere alle domande, pazienti e disponibili. Come accade con gli studenti di una scuola di Livorno,

E’ come se, alla luce delle loro sei esperienze precedenti sul treno della memoria toscano cui si aggiungono quelle con altre regioni e con le iniziative del governo, qualcosa le spingesse a concedersi ad ogni contatto, per testimoniare l’orrore vissuto e farne patrimonio di una memoria condivisa. “Eravamo così piccole quando ci hanno deportato – dicono – non ci era chiaro quello che ci stava succedendo e stavamo condividendo con gli altri internati”.

Oggi per loro testimoniare è un dovere, qualcosa che deve contribuire a far restare viva la memoria degli orrori pur nella convinzione, o meglio nella speranza, che non potranno ripetersi perlomeno in quella forma così terribile. “L’informazione è diffusa e potente, non si potrebbe nascondere a lungo un’operazione pianificata come quella che avviarono i nazisti – affermano quasi parlando all’unisono -, ma non sottovalutiamo i fenomeni di negazionismo e di risorgenza di ideologie legate al nazismo. Per questo siamo qui, per questo continueremo a portare e a condividere la nostra testimonianza”.

A poche poltrone di distanza dello stesso scompartimento, il regista Marian Marzynski, sopravvissuto al massacro e alla distruzione del Ghetto di Varsavia dopo un mese di rivolta nel ’43, autore del docufilm sulla sua infanzia nel ghetto che sarà proiettato domani pomeriggio a Cracovia per i viaggiatori del Treno, conversa con il presidente Rossi sull’esperienza per lui nuova del Treno della memoria; per la prossima edizione del 2015 pensa addirittura ad un film su questa iniziativa,e immagina già riprese sulla cerimonia al monumento internazionale di Birkenau da un elicottero.

La sua pellicola, che si intitola “Non dimenticare di mentire”, quasi un trattato di sopravvivenza, parla di quanto è rimasto del ghetto, pochissimo, e delle memorie in esso contenute che ha condiviso con altri sopravvissuti, allora bambini come lui. E’ un film recentissimo, dell’anno scorso, tanto quanto la sua decisione di affrontare il ricordo della sofferenza e delle perdite in prima persona, dopo aver girato tanto altro materiale storico e di denuncia sulla Shoah. Come se qualcosa sia in grado di richiamare ad un certo punto della vita la necessità di un confronto diretto con quanto vissuto così tragicamente; anche le sorelle Bucci riuscirono ad entrare nel museo di Auschwitz solo due anni fa, con i ragazzi toscani.

15.08 C’è una targa in testa al binario 6 della stazione di Santa Maria Novella di Firenze. Ricorda che l’8 marzo 1944 in centinaia furono deportati nei lager nazisti in carri piombati. Stamani c’era anche una corona di fiori. In fondo inizia da lì il viaggio verso Birkenau e Auschwitz dei 557 ragazzi di 82 scuole superiori e tre università, 83 insegnanti e diversi amministratori, che alle 12.54, puntualissimi, sono partiti oggicon il treno della memoria toscano, l’ottavo dal 2002.


A novembre un monumento ai deportati
Il check in è al binario 16, dove a novembre sarà inaugurato un monumento alla memoria dei deportati fiorentini. Gli studenti dell’Accademia di Belle arti ha preparto cinquantuno bozzetti. Sono su internet e una commissione presto sceglierà il vincitore. Un progetto del Rotary Club Firenze, assieme alla Comunità ebraica di Firenze, l’Accademia di Belle Arti e l’Associazione Teatri di imbarco, con il patrocinio di Regione, Provincia e Comune di Firenze e il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio.
No al razzismo, anche su facebook
Zainetto celesti, un pacco di libri dentro e la spilla con la stella e gli altri simboli colorati con cui i nazisti identificavano i prigionieri, i ragazzi del treno della memoria li riconosci subito. Alle dieci e mezzo arrivano i primi, poi il numero si ingrossa. La più giovane ha quindici anni da compiere, i più diciotto. Tirano fuori gli striscioni che porteranno per tre giorni: Le razze non esistono. Esistono i razzisti” c’è scritto su uno, citazione di Rita Levi Montalcini. “No al negazionismo” le fa eco un altro. Partono con grandi aspettative. Sanno, da chi c’è stato prima di loro, che vedere una foto su un libro o su internet non è la stessa cosa che esserci. Sanno che la stretta al cuore sarà forte. “So che la partecipazione emotiva sarà grande, ma spero di crescere” dice Valeria Venuta di Prato. Intanto, sorridenti e in attesa del treno, si fanno fotografie che postano su facebook agli amici rimasti a casa. Un altro modo per dire no alò razzismo, non ancora sconfitto. Tra loro c’è anche il Maria Mazinski, il bambino ebreo, sopravvissuto alle deportazioni dal ghetto di Varsavia ed oggi regista, che con il suo film verità “Never to lie” è tra i testimoni del viaggio di quest’anno.
Lezioni dopo scuola e sorteggio finale
Tutti i ragazzi si sono preparati prima di partire. E a lungo. Le scuole (82 quelle presenti sul treno, da tutte le province toscane) hanno organizzato lezioni tematiche. Spesso nel pomeriggio, in aggiunta al normale orario. E non solo di storia: anche di economia, sociologia, psicologia, religione anche. Perché l’Olaucausto, la Shoah e il sistema dei campi di sterminio è un fenomeno complesso. C’è anche chi ha studiato come i lager sono stati taciuti, fino agli anni Sessanta, e poi raccontati.
In tanti volevano salire sul treno ed hanno partecipato alle lezioni. Alcune scuole hanno scelto sulla base della pagella, privilegiando gli studenti con i migliori voti. Altri, come al convitto Cicognini di Prato ad esempio, hanno guardato alla motivazione. E siccome, anche tra i motivati, il numero era troppo grande, alla fine hanno tirato a sorte.
Una tela di Prato in Polonia, per non dimenticare
Ad Auschwitz c’è anche chi porterà qualcosa della propria città. Prato è nota nel mondo per il tessile. Così al Buzzi, scuola storica di periti tessili pratesi, hanno preparato un drappo di tela scura da lasciare al campo della memoria di Auschwitz. Ce la mostrano per un attimo Massimo, Ilenia e Silvia, che lo deporranno nel campo di sterminio polacco assieme ad altri tre compagni. Con loro il docente Ettore Nespoli. Ma è già da tempo di partire. La tela viene rimessa velocemente in borsa e tutti si spostano al binario 11. Destinazione Tarvisio e poi Oswiecim, il nome polacco di Auschwitz, mille e trecento chilometri più a nord.

14.52 L’ottavo Treno della memoria è partito puntualissimo alle 12 e 45 verso la sua meta polacca, col suo carico di giovani desiderosi di conoscere, di testimoniare, di confrontarsi con una tragica pagina della storia, quella dello sterminio, dell’Olocausto. Una pagina che pesa e peserà sempre sulle nostre spalle di uomini e donne di un’Europa non ancora al sicuro da rigurgiti, da ricerche di presunti “diversi”, soggetti deboli su cui scaricare le difficoltà, di razzismo e in particolare di antisemitismo, che funziona come un vero e proprio termometro del funzionamento della democrazia e dei rapporti civili.

E’ il pensiero espresso dal presidente della Toscana salutando gli oltre seicento tra studenti e insegnanti in partenza, che entrano a far parte della storia di questa iniziativa che ad oggi ha portato circa seimila giovani a vedere e a “vaccinarsi” studiando prima e vedendo poi l’orrore di un male la cui banalità quotidiana si saldava con una ostinata organizzazione di morte, allucinante nella sua terribile perfezione.

Secondo il presidente, il bene deve farsi altrettanto ostinato e capace di controbattere punto per punto quanto gli combatte contro; a partire da quei mestatori sempre abili ad insinuarsi nelle crisi per tentare di far risorgere fantasmi di un passato che non muoiono mai del tutto. In tutto questo compito essenziale lo deve svolgere un’Europa capace di parlare non solo di spread, ma di valori e di diritti, forte nella convinzione che non si può arretrare di un solo passo nella difesa delle forme democratiche.

I giovani di oggi devono immedesimarsi nei testimoni di ieri, come quelli che viaggiano anche questa volta con loro, per essere a loro volta testimoni domani, ha aggiunto il coordinatore dell’iniziativa Ugo Caffaz. Questo è il senso del Treno della memoria, ma essere presenti è anche un modo per non lasciare soli nella storia quei tantissimi bambini ebrei morti nelle camere a gas. Un milione e mezzo degli oltre sei milioni di ebrei vittime della Shoah, parte a loro volta dei tredici milioni morti nei campi di sterminio tra prigionieri politici, militari, Rom. omosessuali e disabili.