Il gruppo Pd sul testamento biologico

consiglio comunale di Siena

La discussione sulla Mozione per l’Istituzione del registro dei testamenti biologici – Dichiarazioni anticipate di volontà relative ai trattamenti sanitari- da conservare presso gli Uffici Comunali, è affrontata in questo Consiglio Comunale. La sede è pertinente in quanto i comuni hanno possibilità giuridica e amministrativa di istituire ulteriori registri rispetto a quelli propri (anagrafe, stato civile, elettorale), pertanto le obiezioni relative all’opportunità di affrontare  in tale sede un  tema, così importante e delicato e al tempo stesso urgente e autentico, non sono fondate: affermare infatti che la sede del Consiglio Comunale non sia propria significa desautorare la collettività, e i suoi delegati, del diritto di pronunciarsi in merito. La difficoltà a prendere una posizione “pubblica” nasce spesso dalla disinformazione e dal fraintendimento. Oggi esistono garanzie forti nella deontologia medica che attendono di essere accompagnate da una regolamentazione semplice che riguardi esclusivamente il rispetto della dignità e le modalità per garantirla. La vita con il suo corso, la medicina con il suo senso. Nella nostra società convivono etiche diverse, il diritto deve essere unico, valido per tutti: è lecito scegliere per sé ma non per gli altri.

L’espressione di volontà riguarda il desiderio di vivere bene l’ultima parte della vita: la legge non deve imporre di fare, ma fornire a chi lo desideri le modalità per esprimere la propria volontà affinché ogni individuo, se vuole, possa avere la libertà di una scelta consapevole. L’intima verità del tema comporta la massima attenzione anche all’uso e abuso strumentale dei termini. La morte ci accomuna, fa paura a ogni individuo, è facile spostare l’attenzione sollecitando questo sentimento con un’informazione “mirata” mescolando argomentazioni e casi per negare la possibilità di decidere anche come affrontare la parte ineludibile della nostra vita. Moralismo, non questione etica e morale: non è utile arroccarsi sui principi, negando la realtà per alimentare il sotterfugio, dobbiamo rafforzare un principio comunitario per garantire la libertà alla persona senza lasciarla sola (il malato, il sanitario, il familiare) rispettandone la dignità, con pietas e carità. “Noi non siamo una macchina da far funzionare, siamo una libera coscienza personale, unica e irripetibile. La tecnica è uno strumento e non può divenire la padrona” (V. Mancuso).

Il Consiglio Regionale della Toscana ha recentemente approvato (9 ottobre 2013) una mozione su “Carta sanitaria elettronica – Dichiarazione di fine vita e donazione organi e tessuti” con l’obiettivo di inserire nel fascicolo sanitario elettronico il riferimento all’espressione di volontà in merito al tipo di terapie che la persona è disponibile ad accettare o meno nel caso dovesse trovarsi nelle condizioni di incapacità di esprimere il consenso alle cure per lesioni cerebrali irreversibili o invalidanti o che costringono a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali.

Il Registro DAT è stato istituito in molti Comuni (Torino, Ferrara, Livorno, Pisa, Firenze, Piombino…).

Anche la Provincia di Siena ha approvato il 18 ottobre 2013 una mozione in merito per la creazione di un apposito albo. Spetta adesso al Comune di Siena istituire il Registro coordinando proposte e sollecitazioni, nel rispetto delle norme, accogliendo i suggerimenti della collettività, utilizzando le esperienze degli altri comuni inserendosi a complemento del progetto regionale, stimolando un’adeguata risposta normativa a livello nazionale.

Regolamentare non significa promuovere o incentivare, la presa in carico di un problema è un’assunzione collettiva di responsabilità che lo affronta e gestisce.

“Alleviare la sofferenza è la forma più misericordiosa di rispetto per la vita (…) Rispettare la vita di un essere umano significa in ultima analisi rispettare la sua libera coscienza che si esprime nella sua libera autodeterminazione (…) chi vuole il “suo” bene lo deve rispettare. Questo sentimento di rispetto deve tradursi in concreta azione politica, nell’impegno a far sì che lo Stato dia a ciascuno la possibilità di “vivere” la propria morte nel modo più conforme a come ha vissuto la propria vita, in modo tale che si possa scrivere l’ultima pagina del libro della propria vita con responsabilità e con dignità. Il diritto alla vita è inalienabile, ma non si può tramutare in un dovere. Nessun essere umano può essere costretto a continuare a vivere” (V. Mancuso).

Gruppo PD