Floramiata, un calvario infinito

Il recente incontro chiamato a prendere in esame il piano industriale dello stabilimento serricolo di Casa del Corto, tenutosi a Firenze tra l’azionista di Floramiata, la Regione Toscana, le Istituzioni Locali e le Orga-nizzazioni Sindacali, si è concluso con un nulla di fatto a causa della assoluta inconsistenza del progetto indu-striale illustrato dalla proprietà. In tale occasione, oltre a manifestare la consueta latitanza dai propri doveri imprenditoriali, il titolare di Floramiata ha minacciato di denunciare i consiglieri della Regione Toscana e del Comune di Piancastagnaio, rei di avere approvato con voto unanime nei rispettivi consessi elettivi mozioni ed ordini del giorno di preoccupazione sulla crisi produttiva e finanziaria che da mesi investe la più importante attività manifatturiera del comprensorio amiatino. Mentre respingiamo al mittente le ridicole e insensate mi-nacce di querela, nel contempo intendiamo confermare il nostro consenso ai documenti approvati dalle Istitu-zioni e la piena solidarietà ai rappresentanti della Regione Toscana e del Comune di Piancastagnaio.
Ciò che rattrista ed inquieta è constatare come, di fronte ad un passaggio tanto delicato per il futuro di Flora-miata e delle centinaia di dipendenti che vi lavorano, l’azionista continui a scappare dalle proprie responsabilità, confermando ancora una volta una colpevole inadeguatezza imprenditoriale. La cosa è tanto più grave poiché dalla concretezza e affidabilità del piano industriale dipenderà in larga misura la decisione del magistrato sulla richiesta di concordato presentata inopinatamente nel dicembre 2011 dallo stesso titolare delle serre.
Abbiamo già avuto modo di manifestare il nostro allarmato giudizio sulla richiesta di concordato preventivo che di fatto rappresenta una vera e propria anticamera di fallimento. Lo stesso inverosimile piano industriale presen-tato dalla società Floramiata a sostegno della suddetta richiesta di concordato, per la nebulosità strategica e la va-ghezza degli obbiettivi, sembra più dettato dall’esigenza di prendere tempo che non dall’intento di far uscire lo sta-bilimento di Casa del Corto dalla crisi che lo attanaglia. Un giudizio severo, il nostro, che trova, tuttavia, conferma nella mozione approvata nel gennaio scorso dal Consiglio Regionale nella quale lo stesso esprime “… per valuta-zioni effettuate, la propria preoccupazione per l’evanescenza dei contenuti delle proposte avanzate dall’azienda Floramiata S. p. A alle rappresentanze dei lavoratori …”.
La domanda è come sia stato possibile portare Floramiata a tal punto d’indebitamento da rendere possibile una vera e propria rovina. Quali errori manageriali sono stati compiuti, quali inconfessati “garbugli” ne hanno caratte-rizzato la gestione? Tutto ciò è inspiegabile, soprattutto alla luce dei benefici di cui ha usufruito lo stabilimento serri-colo. L’impiego del calore geotermico ed i conseguenti vantaggi fiscali che costituiscono la voce più significativa del bilancio aziendale, la solerte e benevola attenzione delle Istituzioni Locali e del mondo bancario e la riconosciu-ta professionalità dei dipendenti, avrebbero dovuto consentire a Floramiata una crescita esponenziale e la costituzio-ne di un vero e proprio distretto florovivaistico grazie anche alla disponibilità del calore a costi competitivi. Al con-trario, la produzione è in stallo, il fatturato è sempre più magro, l’indebitamento è salito vorticosamente a qualche decina di milioni di euro. Di nuove aziende non si parla, anzi non è azzardato affermare che la miope politica del proprietario delle serre è stata di serio ostacolo alla mancata nascita di nuove imprese del settore.
Per quanto tempo può durare una situazione del genere? Cos’altro ancora dobbiamo attenderci prima di pren-dere atto che occorre una vero e proprio gesto di discontinuità nella conduzione dello stabilimento serricolo? Pur non volendo interferire nelle autonome decisioni che la magistratura dovrà assumere sulla domanda di concordato, condividiamo anche noi l’opinione del Consiglio Regionale della Toscana secondo cui “… qualora nell’ambito del tavolo di confronto già costituito non si determinassero sufficienti condizioni di garanzia per i livelli occupazionali attuali e prospettive positive per il rilancio nel futuro …” non rimane altra scelta se non quella di “attivare la proce-dura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi”.
E tutto ciò al fine di salvaguardare un’esperienza produttiva realizzata con risorse pubbliche e per poter realiz-zare a Casa del Corto un concreto e moderno polo florovivaistico attraverso l’utilizzo della risorsa geotermica a vantaggio di tutti gli operatori che vorranno investire.