D’Onofrio (Sel): ‘Noi parliamo di temi, i tatticismi interni al Pd fanno male a tutta la città’

Pasquale D’Onofrio

«E se facessimo una cosa nuova? E se parlassimo di temi che stanno a cuore alla città anziché di regole e tatticismi? Finalmente infatti, se non vi saranno altri colpi di scena, ci saranno le primarie, quelle vere. Con noi da soli contro i cosiddetti candidati forti del Pd, ma ci siamo e vogliamo esserci in modo serio e senza fare sconti a nessuno. Ci hanno ricordato che sarebbero state primarie farlocche, hanno voluto farci arrivare un messaggio: dove vi avviate pivelli! Vero è che i due campioni del Pd annoverano insieme circa 70 anni di esperienza politica ad alti livelli. E noi? Forse tre o quattro anni. Gente che proviene dal mondo del lavoro, che parla ancora di politica come passione, che discute e decide insieme tutto, che pensa ad un partito di opinione in cui la gente ti vota perché dici qualcosa non perché dai qualcosa».
«Insomma per chi non ci conosce siamo dei ragazzi, che però hanno il coraggio di proporsi per governare la città e lo facciamo oggi che la situazione economica, politica e finanziaria è decisamente critica. Oggi che sappiamo che quei 70 anni di esperienza non sono riusciti ad evitare la più grande crisi che Siena abbia mai vissuto. Oggi che amministrare la città vuol dire fare scelte politiche coraggiose e non gestire il potere come è stato fatto per anni».
«Il nostro metodo di governo, quello con cui vogliamo “sorprendere Siena” prevede una reale partecipazione dei cittadini e più democrazia. Riteniamo infatti che sia stata la scarsa qualità della democrazia e della partecipazione critica al governo della città che ha determinato la crisi del sistema con scelte sbagliate dal punto di vista del profilo e mancate verifiche dei risultati o comunque verifiche fatte nel segreto delle stesse stanze dentro cui quelle scelte fallimentari prendevano vita».
«Vogliamo che la città impari a prendersi cura di sé, che gli amministratori siano capaci di rilanciare quelle società che grazie alla partecipazione pubblica potrebbero essere ai vertici dei propri settori di appartenenza e che invece galleggiano nella mediocrità. Uno stato questo che si giustifica solo con l’inadeguatezza di chi ha portato il timone fino ad oggi, senza che nessuno verificasse risultati e step dati, senza che la cittadinanza sia mai stata messa in condizione di poter vedere come venivano gestiti i capitali pubblici e poter valutare gli investimenti».
«Noi vogliamo che il profondo e secolare senso civico di Siena sia investito completamente del duro compito di rilanciare la città. Per questo, la cessione di sovranità deve essere reale e non finta. Per questo ci siamo battuti, senza curarci del calcolo utilitaristico di una maggiore percentuale di voti, per avere primarie vere e quindi più partecipate e combattute, perché per noi non è una discussione su un regolamento, ma sull’idea di governo che vogliamo praticare».
«La cessione di sovranità ai cittadini alle primarie è solo il primo atto. Ad esso deve far seguito la collegialità nella scelta della squadra di governo che deve essere di grande profilo e qualità e che se sarò io il candidato sindaco presenterò alla città prima del voto. La delega in bianco alle successive alchimie dei partiti o alle decisioni autocratiche post-elettorali, è ormai anacronistica oltre che sterile di risultati».
«La qualità delle istituzioni cittadine dipende dalla qualità e dall’ampiezza della discussione pubblica. La pratica di scelte verticistiche fatte nel chiuso delle stanze, non assoggettate alla discussione critica delle contrapposte ragioni in palazzo pubblico, si è rivelata fallimentare. Sarà solo grazie alla cessione di sovranità che forse riusciremo finalmente a dotare la città degli anticorpi necessari a tutelare le sue importanti istituzioni. Una discussione ampia che si emancipi anche dal teatrino della spartizione sulla base delle appartenenze che ha dominato la scena politica, per approdare ad un metodo che promuova una selezione basata sulla verifica esclusiva delle capacità, della qualità razionale e morale di chi è chiamato a gestire la cosa pubblica, indipendentemente dalle appartenenze».