Donne al lavoro tra il problema degli infortuni e la conciliazione

 

donne al lavoro

“Credo che il modo migliore per celebrare la festa delle donne sia quello di parlare, affrontare e studiare il tema delle conquiste fatte dall’universo femminile e della situazione lavorativa che le donne si trovano oggi ad affrontare”. Le parole sono di Paola Rosignoli, assessore comunale alle pari opportunità che si è fermata ieri mattina all’iniziativa dell’Inail “I numeri parlano al femminile” prima di andare a inaugurare un parcheggio rosa a San Prospero. Molti sono gli argomenti che sono stati affrontati nel corso della mattina: dalla sicurezza e gli infortuni sul lavoro fino al reinserimento e al problema di conciliare la propria attività con la famiglia. “Tutte le fasi sono diventate oggi più difficili da sostenere – ha detto Mirella Mei, presidente Co.Co.Pro. Inail di Siena -. E’ più difficile trovare una occupazione e spesso le aziende non investono in formazione e sicurezza. Spesso chi ha un contratto di lavoro precario ha paura anche a dichiararsi infortunato perché teme di non ritrovare più lavoro dopo il periodo dell’infortunio”.

Testimonianze Il titolo della tavola rotonda parla di numeri e infatti molti sono stati sciorinati nel corso dell’evento. Interessanti sono state le testimonianze fornite dai rappresentanti della sicurezza di tre aziende che hanno preso parte alla tavola rotonda: Pac, Whirlpool e Novartis. Catherine Koker, rappresentante per la sicurezza dei lavoratori per l’azienda Pac (Produzione avicola Chianti), ha raccontato come nello stabilimento che si trova a Monteriggioni dell’impresa che fa capo a Francesco Amadori lavorino donne di diciotto nazionalità differenti. Quasi un record.

Diciotto nazionalità “Tante donne dicono di aver capito quando viene loro spiegato come fare per lavorare al meglio – spiega Catherine -. Ma in realtà molto spesso non capiscono o capiscono male. L’azienda investe tanto nella formazione ma il problema sta proprio nella difficoltà di spiegare a tutti i dipendenti cosa devono fare. Le spiegazioni vengono fatte in italiano ma vengono forniti depliant anche in inglese e francese. Ci sono tantissime straniere e comprendere alla perfezione la lingua è un requisito fondamentale per lavorare. Lo stesso discorso vale poi quando si parla di infortuni sul lavoro”. Allo stabilimento della Pac lavorano 220 persone: il 60 per cento sono donne, tantissime di queste (ci dono addirittura la maggioranza) sono straniere.

Bandi e iniziative Ovviamente per uno straniero è più difficile comprendere norme e atteggiamenti da seguire, spiegati spesso nei corsi di anti-infortunistica. Molte iniziative sono già state realizzate sia da istituzioni che da enti e associazioni. “La Provincia organizza corsi di lingua finanziati con fondi regionali – ha spiegato l’assessore provinciale al welfare Simonetta Pellegrini – ai quali partecipano centinaia di persone. Realizzeremo un corso per badanti nel quale verrà insegnato l’italiano e saranno date alcune nozioni anche sulla sicurezza domestica, dato che infortuni avvengono spesso pure tra le mura di casa”. Iniziative simili, inserite nel progetto chiamato “A scuola di cittadinanza” sono state messe in atto anche dalla Corte dei Miracoli. “C’è un bando regionale di 600mila euro – ha ricordato l’assessore Pellegrini – che va a offrire contributi a quelle aziende che si dimostrano attive nell’abbattimento delle barriere architettoniche, nella formazione, nella prevenzione dagli infortuni sul lavoro e anche per quelle imprese che assumono persone con invalidità (il primo di questi bandi scade il 16 marzo, ndr)”. Molto viene fatto, ma si può fare ancora di più.

Gennaro Groppa