Digitalizzato il patrimonio cartografico senese: progetto a cura del Collegio dei Geometri Laureati e dei Periti Industriali Laureati di Siena

La salvaguardia del patrimonio cartografico costituito dalle “canapine” catastali dell’intera Provincia di Siena, custodite gelosamente presso gli Archivi dell’Agenzia del Territorio di Siena, è stato il principale obiettivo dei Collegi provinciali dei Geometri e dei Periti Industriali. Per questo il Collegio provinciale dei Geometri e dei Geometri Laureati ed il Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati di Siena, tramite una convenzione stipulata con l’Agenzia del Territorio di Siena, hanno deciso di dare il loro contributo in termini di esperienza, risorse professionali ed economiche e di “offrire” la digitalizzazione dei 4.350 fogli di mappa che, suddiviso in 36 comuni, costituiscono l’intero territorio provinciale senese. I Collegi, presenteranno il completamento del lavoro, lunedì 16 aprile presso l’Auditorium “G. Burrini” di ChiantiBanca, in Località Fontebecci, nel comune di Monteriggioni, dalle 9 alle 17. Nell’occasione si terrà un seminario tecnico sul tema: “La georeferenziazione delle mappe catastali”, con esempi pratici di georeferenziazione “parametrica” e “trilaterale”. Il seminario permetterà, ai partecipanti dei due Collegi, secondo i rispettivi Regolamenti di Formazione Continua, l’acquisizione di quattro crediti formativi. Le canapine catastali costituiscono gli originali fogli di mappa d’impianto e sono, di fatto, gli esemplari unici, disegnati a mano, su “carta forte”, realizzati nella fase di formazione del Catasto. Hanno il pregio di avere il reticolo dei parametri interamente tracciato ma, non sono state mai “aggiornate” e per questo sono attualmente sotto tutela dalla consultazione giornaliera ed utilizzati per il solo fine di attingere informazioni necessarie per ripristinare i confini.

 

 

 

I primi esempi di catasto in Provincia di Siena, si trovano nel 1316, dove il Consiglio Generale della Repubblica di Siena decideva di eseguire una rilevazione di tutti i beni immobili della città e del contado, per procedere ad una nuova tassazione. L’operazione fu condotta dal 1316 al 1320 e, per 10 anni, si continuarono ad annotare nei registri, con maggiore o minore precisione, tutti i passaggi di proprietà. I registri, detti “Tavole delle possessioni” della città e del contado, rappresentano la preparazione alle tavole d’estimo in cui, comune per comune (295 comuni e comunelli del contado), si descrivevano, analiticamente, i beni immobili. Come esempio si riporta che nel 1318 appare, nel catasto descrittivo dell’epoca, anche il Castello di Poggio alle Mura, Montalcino), oggi Villa Banfi, inserito nella curia di Camigliano ed appartenente alla famiglia Rinuccini. Dopo i primi tentativi di costituire, negli ultimi decenni del XIII secolo, una tavola o estimo pubblico più capillare e più preciso, nel 1378, a Firenze, si trova uno dei primi esempi di tassazione degli estimi, paragonabile ad un “catasto” vero e proprio. Nel 1427 la Repubblica di Firenze promulga, il 22 di maggio, con una specifica legge, il Catasto Fiorentino che, si riproponeva di porre rimedio all’ineguaglianza delle imposizioni così come, l’intervento di Giovanni dè Medici riporta: “Se le gravezze per l’addietro erano state ingiuste, ringraziate Dio poiché si era ritrovato il modo a farle giuste; sia questo modo pace del popolo e non motivo di divisione alla città …”

 

Durante la reggenza lorenese di Francesco I, nel 1763, iniziò una discussione per il rifacimento del catasto, sentita anche a livello europeo, dovuta anche alla ripresa più generale della vita politica che, dopo la guerra dei sette anni (1756-1763), aveva lasciato una grande crisi finanziaria per la quale era necessario ridefinire e riparare i problemi costituzionali. Nel 1765, dopo l’arrivo al trono del nuovo Granduca Pietro Leopoldo, fu promulgato nel Granducato di Toscana, il “Catasto Leopoldino” che si riproponeva inoltre, la riforma delle comunità. Da allora, dopo i rilievi effettuati agli inizi degli anni ’30, si producono, verso la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50, le mappe di impianto, dette, appunto “Canapine”.

 

 

 

Secondo le richieste dell’Agenzia del Territorio, è stata effettuata una digitalizzazione a mezzo di scanner piano, con risoluzione 200 Dpi, che ha permesso di generare un file Tiff, con fattore di compressione “Lzw” che potrà garantire un eccellente grado di rappresentazione, con dovizia di particolari, anche a “forti” ingrandimenti. Anche se i Collegi potranno usufruire di questo importante patrimonio cartografico, solo in formato “compresso” JEPG, il risultato ottenuto e l’ottima risoluzione dei supporti informatici è stato determinato anche dal buono stato di manutenzione in cui, anche a distanza di tanti anni, sono state utilizzate e conservate le mappe di impianto originali.