Cenni: ‘Omofobia: un Paese torna a essere grande solo se coniuga diritti e crescita’

Susanna Cenni

Una nuova crescita economica, sociale e civile. Questo deve essere il nostro obiettivo di comunità. Un Paese riparte, ritrova le ragioni della propria coesione se riesce a tenere assieme tutto quanto, se non è tentato dalla logica del “prima l’economia poi i diritti”. L’intolleranza, le diseguaglianze e la violenza sono tra di noi. Non dobbiamo aver paura a dirlo e a riconoscere la realtà, perché è l’unico modo per cambiare le cose e crescere. Certo è un processo lungo, che chiede un lavoro trasversale e paziente, che inizia dall’educazione, nelle scuole e nelle famiglie, con il rispetto verso tutte le differenze, con una comunicazione, messaggi culturali che abbattono stereotipi e pensiero unico. Questo fa un Paese che sa guardare avanti, sconfigge violenza e indifferenza producendo cultura e fatti.

Purtroppo si parla di omofobia solo dopo episodi di intolleranza o addirittura di violenza, e la scorsa legislatura non è stata positiva in materia: hanno vinto resistenze, hanno vinto i numeri e le posizioni di chi guarda indietro, di chi preferisce negare la soggettività, le differenze, il diritto all’affettività davanti alla luce del sole per tutti. Il pessimo esempio del Parlamento non ha certo incoraggiato buoni comportamenti nella società o in rete.

Secondo il dossier sull’omo-transfobia distribuito ogni anno dall’associazione nazionale Arcigay, nel 2012 sono state 7 le vittime di atti omofobici, a cui si aggiungono le tre vittime già registrate nel 2013. Negli ultimi 40 anni il numero delle vittime omosessuali e transessuali si aggira intorno ai 150, senza tenere conto però delle vittime di violenza e soprusi che non hanno sporto denuncia per paura o vergogna. Come per il fenomeno della violenza sulle donne, anche qui manca uno strumento fondamentale per monitorare in modo più preciso la situazione: un osservatorio pubblico, in grado di fornirci periodicamente un quadro completo della situazione.

Forse qualcosa sta cambiando finalmente. Intanto molti Comuni si sono mossi con il registro delle unioni civili. Il nuovo Ministro alle Pari Opportunità, Josefa Idem, ha preso una posizione netta annunciando la sua intenzione di predisporre al più presto un disegno di legge per le unioni civili, garantendo a tutti i cittadini di avere gli stessi diritti senza distinzione di sesso o di orientamenti sessuali. Alla Camera nel frattempo è stato nuovamente depositato un testo contro l’omofobia.

Stavolta possiamo farcela. E ce la faremo se staranno insieme gli sforzi dell’associazionismo, delle istituzioni, della produzione legislativa e della cultura. Per questo la bella e impegnativa mobilitazione con la Settimana contro l’Omofobia, promossa da Arci Siena e Movimento Pansessuale Arcigay, è importante, cosi come sono importanti gli impegni di cui ha parlato in questi giorni Simone Vigni, candidato Pd per il consiglio comunale. Una città che guarda al futuro e che si candida con convinzione al ruolo di capitale europea della cultura per il 2019, infatti, non può non porsi all’avanguardia in questa battaglia civile. Mi auguro che la battaglia contro questo tipo di intolleranza venga riaperta presto anche in Parlamento, riprendendo l’esame del testo contro l’omofobia che ho nuovamente sottoscritto, e spero anche che siano finalmente accolte le richieste dell’Unione europea sui diritti civili, uscendo così da una vergognosa situazione che caratterizza tristemente il nostro Paese.

Siamo di fronte a una grande sfida civile per la nostra società, che potremo affrontare e vincere solo collaborando tutti insieme per lo stesso scopo: dire basta all’omofobia. Possiamo farcela.

 

 

Susanna Cenni, parlamentare Pd