Carburanti, imposte inaccettabili. L’intervento della Cna Fita Siena

E’ stata un grande successo la manifestazione dei trasportatori contro l’aumento delle accese sui carburanti. La protesta era stata promossa dalla Cna Fita ed hanno aderito Federconsumatori, Adiconsum, Fit-Cisl, Filt-Cgil, UilTrasporti, Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl, Transfrigoroute Italia Assotir, Anitrav, Cna Servizi alla Comunità-Autoriparazione, LegaCoop Servizi e il “Corriere dei Trasporti”. Le ragioni della protesta vengono da molto lontano.

Ricordiamo infatti che da aprile a oggi le sole accise su ogni litro di benzina sono aumentate da 0,56400 a 0,57130 euro, mentre sul diesel sono passate da 0,42300 a 0,47220 euro. A causa di tutto questo i prezzi dei carburanti alla pompa sono costantemente aumentati. In un anno il prezzo della benzina è passato da 1,37176 euro/litro a 1,62300 euro/litro. Il diesel è passato da 1,21531 euro/litro a 1,50600 euro/litro. In Italia il prezzo alla pompa dei carburanti è tra i più alti d’Europa a causa di una rete di distribuzione che al 90% è controllata dalle maggiori compagnie petrolifere. Nella manovra finanziaria del Governo è stata inserita un’ipotesi di riforma del settore che in realtà non muterà l’attuale assetto di controllo, con le conseguenze per i trasportatori che saranno ancora pesanti. Viviamo in un paese pieno zeppo di paradossi e di imposte paradossali. Basta pensare che dal 1935 ad oggi continuiamo a pagare per emergenze definitivamente concluse. Una per tutte la guerra d’Abissinia. Nonostante l’accisa sia una tassa di scopo, quindi finalizzata ad un’emergenza da sanare, si continua a pagare otre 19 miliardi di euro l’anno per nulla. Tutto ciò in palese violazione del principio costituzionale (ex art. 53) sulla tassazione progressiva. Una parentesi va poi dedicata alle imposte indirette che gravano sui combustibili da trazione. Dal 2005 ad oggi lo Stato ha infatti costantemente aumentato la tassazione indiretta mediamente di 2 miliardi di euro ogni anno. Nella manovra appena approvata il prelievo fiscale sui carburanti previsto per l’emergenza degli sbarchi dal nord Africa (doveva terminare nel dicembre del 2011) è stato stabilizzato fino al 2015. Una mini stangata da oltre 8 miliardi di euro che colpisce tutti indistintamente penalizzando imprese e cittadini più deboli. La protesta dei trasportatori è stata “non invasiva”, ma sicuramente rumorosa, con tanti clacson che hanno suonato per far sentire alta la voce di tutto il popolo della strada che ogni giorno per muoversi, per andare al lavoro, per trasportare le merci e i beni di consumo deve misurarsi con la vera emergenza, quella di una mobilità allo stremo su cui non si investe ma da cui si continua a prelevare soldi alla stregua di un bancomat.