Anna Paiato e la storia di una donna semplice al Poliziano

MARIA PAIATO_ANNA CAPPELLILa stagione del Teatro Poliziano si dedica al vigore femminile con uno spettacolo inserito nel cartellone d’iniziative “La donna al centro”, realizzato dall’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese. Giovedì 13 marzo, ore 21.15, arriva a Montepulciano una tra le più affermate interpreti del teatro italiano: Maria Paiato è protagonista di “Anna Cappelli. Uno studio”, messo in scena dall’autorevole regia di Pierpaolo Sepe.

 

La storia di ordinaria quotidianità ha come protagonista una persona comune, una dattilografa trasferita da Orvieto a Latina, una donna semplice che la sorte trasformerà in belva suo malgrado. Osservata mentre scivola nella follia fino a farsi mostro, ma che l’autore Annibale Ruccello (geniale drammaturgo scomparso a soli trent’anni) arricchisce di thrilling e colma di pietà, la pietà per i deboli, i traditi, i pazzi, i disperati, gli emarginati.

 

Osannata dalla critica, Maria Paiato è una Anna Cappelli a caratteri cubitali. Sul palco il nome del personaggio giganteggia sul telo frontale ed ecco la nostra Anna: immersa in una struggente solitudine esistenziale la Paiato sfodera subito la sua incredibile bravura rivelando l’anima di una donnina qualunque. Entra in scena vestita di rosa, soprabito, abito buono da signora perbene, piccola valigia. Apparentemente tranquilla, se non fosse per quella andatura timida e aggressiva insieme, è quella di tante ragazze come lei, in cerca di lavoro che per la protagonista di questo monologo inquietante e di rara forza emotiva significa anche allontanarsi da una famiglia incapace di comprenderla, sostanzialmente egoista.

 

Anna Cappelli si trova nella casa di una signora ficcanaso, mentre lavora in una friggitoria fra lo sfrigolare della pancetta. Poi ecco un lavoro migliore. tutto il giorno china a battere a macchina, immaginiamo delle lettere. Qui conosce il Ragioniere, tale Tonino, dominus dell’ufficio, che la corteggia e con il quale va a vivere sfidando il mondo piccolo borghese che la circonda, i pettegolezzi delle colleghe e l’ostracismo della famiglia. Di Tonino Anna si innamora, sogna anche di avere un figlio, ma non riesce a farsi sposare da lui. Anzi un bel giorno l’amante le dice a bruciapelo che quella casa che lei, dopo due anni di convivenza vive come sua, sarà venduta perché lui si trasferirà in Sicilia.

 

Spiega il regista Pierpaolo Sepe che la sottocultura piccolo-borghese invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza insignificante. L’autore nasconde, dietro la follia della normalità, il dramma culturale del nostro paese: la protagonista porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere.