Riccardo Pedraneschi, Viaggio di sola andata

“Viaggio di sola andata” a me pare il giallo più senese scritto da Riccardo Pedraneschi. Più del “Mistero della Pallacorda” (2016), di “Finimondo” (2017), di “Sangue tra i cipressi” (2018).  Questo sebbene i capitoli conclusivi siano ambientati in Scozia e vedano l’entrata in scena di numerosi personaggi stranieri. E qual è l’elemento che determina maggiormente la senesità del romanzo? La maniera con cui Pedraneschi inserisce la nostra città all’interno del libro, il peso che le conferisce e le riconosce. Sarebbe riduttivo, infatti, guardare a Siena come a una semplice cornice, curata nella topografia, corretta nei riferimenti palieschi, puntuale negli aneddoti storici e cronachistici. Tutto questo c’è, indubbiamente. Ma c’è anche dell’altro, che rimanda al concetto di “anima” di una città, di “carattere” di una città, e che si lascia intravedere nella mentalità, negli atteggiamenti, nei proverbi e, in generale, nelle diverse espressioni di saggezza popolare, nei vizi, nelle manie della gente che, per nascita o per elezione, ha fatto di Siena il proprio “terrarum angulus”. L’importanza rivestita dai dialoghi in “Viaggio di sola andata” si spiega anche alla luce della volontà (e della capacità) di Riccardo Pedraneschi di restituire al lettore l’ethos di quella che per lui, nativo di Parma, è divenuta a tutti gli effetti la città adottiva: niente, infatti, più del linguaggio verbale è in grado di esprimere il modo col quale un popolo – parola sacra e viva a Siena – si colloca nel mondo e davanti al mondo (delle cose, degli uomini).

Di conseguenza, il lettore non deve guardare ai dialoghi come a un deposito di indizi e di informazioni utili al fine di individuare il colpevole o i colpevoli prima che la sua o la loro identità venga apertamente rivelata dall’autore; piuttosto, deve considerarli un tratto del “realismo” dello scrittore, del suo desiderio di restituirci intatta e completa la fisionomia della città del Palio. Altri due elementi, però, mi paiono degni di nota in questo nuovo lavoro dello scrittore emiliano. Il primo è costituito dal fatto che siamo in presenza di un “cold case”, vale a dire di un caso irrisolto nel passato – la morte di un giovane per annegamento nel lago di Loch Ness nel 1990 – per cui viene riaperta nel presente (nel luglio 2019) un’indagine. Ciò consente all’autore sia di rendere l’intreccio più felicemente ingarbugliato sia di garantire profondità storica al libro, recuperando frammenti di memoria collettiva (la liberazione, nel 1990, di Nelson Mandela dopo ventotto anni di prigionia, l’inizio della riunificazione tra le due Germanie, i mondiali di calcio in Italia). Il secondo elemento è, invece, rappresentato dalla letterarietà del romanzo.

Riccardo Pedraneschi, infatti, cita di frequente personaggi, titoli, autori che rimandano al genere poliziesco, ad esempio, Camilla Läckberg, Patrik Hedström, Sherlock Holmes, Arthur Conan Doyle, Andrea Camilleri. Ci troviamo, dunque, in presenza di un giallo che parla di altri gialli, che l’autore immagina che anche il lettore possa conoscere; e ciò suscita in quest’ultimo una piacevole sensazione di complicità. Il passo che segue è tratto dal Prologo (Siena, martedì 2 luglio 2019 ore 20:00): ancora poche ore e in via delle Cantine verrà ritrovato il corpo di una donna, Sara Ghini, accoltellata davanti a casa. È lei la prima vittima di un inafferrabile e abilissimo omicida, che coi suoi delitti spaventa la città di Siena e turba le notti del commissario Luigi de Pedris.          

“Da trenta minuti la parte bassa dei canapi si era trasformata in un girone dell’inferno dantesco: “Scompiglio”, uno dei fantini plurivincitori, in questo palio nella Chiocciola, era costretto sia a defilarsi dalle continue e velenose attenzioni reciproche delle due contrade rivali Aquila e Pantera, sia a evitare le coppiole che Rocco Noce, il barbero della Torre, tirava a destra e sinistra, quando improvvisamente… la Civetta, che è di rincorsa, rompe gli indugi, fianca e la mossa è valida! Proprio la Chiocciola schizza via per prima seguita da Giraffa e Bruco, mentre la Torre rimane ferma al canape completamente rigirata. Alla prima curva si San Martino la Chiocciola passa in testa, tallonata nell’ordine da Giraffa e Bruco, mentre si fa largo nelle retrovie il Drago con lo splendido castrone sauro biondo Remorex, che alla Cappella risale in terza posizione. Per tutto il secondo giro nulla cambia. Violenta da Clodia è in testa, mentre Tale e Quale seppur di poco dietro non pare avere la potenza per tentare il sorpasso. La Piazza urla, i chiocciolini sperano, i giraffini anche. Il terzo giro si ripropone identico ma ora la Giraffa è davvero vicina e pure il Drago si fa sotto con una velocità incredibile. Si arriva all’ultimo e decisivo Casato. Remorex se fosse scosso sarebbe libero di girare primo, ma così non è: “Ares” sbaglia la traiettoria e per il Drago la corsa finisce qui.È lotta a due, tra la Chiocciola e la Giraffa, che riesce a trovare all’interno il viottolo del possibile sorpasso. È un arrivo emozionante, un testa a testa imprevedibile: “Tittia” si butta a capofitto mentre 2Scompiglio” cerca strenuamente di resistere…ma per un’incollatura è Tale e Quale ad avere la meglio! È GIRAFFA!!!”.

 

Riccardo Pedraneschi, Viaggio di sola andata, extempora, Siena 2020

a cura di Francesco Ricci