Mattia Giordano Ciappi, Laudatio temporis acti: una costante della storia e del pensiero?

Ritratto_di_Orazio_Flacco_crop

Quando si hanno sedici o diciotto o venti anni, scrivere significa di solito scrivere poesie o scrivere un diario. Da custodire e da proteggere da sguardi curiosi e indiscreti. Dove tornare e ritornare per dar conto delle trasformazioni di un pensiero e di un mondo emotivo, il proprio, in continuo mutamento. E ciò vale soprattutto per gli adolescenti del terzo millennio, quasi che la continua pubblicizzazione dell’intimità, che va in scena quotidianamente sulla Rete, determinasse in loro, come reazione contraria, il ritirarsi entro le mura di una stanza, mura reali, mura simboliche, tutta per sé e soltanto per sé. Quasi che reclamassero, all’interno di una struttura familiare sempre più orizzontale e perciò caratterizzata da una condivisione pressoché assoluta, dei momenti, nei quali essere in compagnia unicamente della propria interiorità, in un’età in cui l’identità si sta a fatica, e spesso a caro prezzo, costruendo, definendo, per aggiunte e per sottrazioni. Le poesie e il diario, il parlare di sé, a sé, con sé: confessarsi per capirsi e per comprendere la realtà.

Ma proprio perché tutto questo contraddistingue in particolare la prima giovinezza, saluto con vivo piacere il libro appena uscito di Mattia Giordano Ciappi, nato a Siena nel settembre del 1999. Da un lato, infatti, la sua opera d’esordio si presenta come un saggio, che indaga, con grande chiarezza concettuale ed espressiva, alcuni degli snodi fondamentali della formazione e dello sviluppo dell’idea di celebrazione (spesso nostalgica) del passato, partendo dall’ambito letterario (Isocrate, Demostene, Giovenale, Dante) e arrivando a quello cinematografico Woody Allen) e sportivo. Dall’altro, specie nel decimo capitolo, istituisce un confronto tra la maniera di intendere la politica da parte dei giovani nel periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni Novanta e in quello che inizia proprio con gli anni Novanta e giunge fino a noi, e nel farlo la sua scrittura non persegue unicamente lo scopo dell’autochiarificazione, bensì si costituisce come dialogo/confronto con quanti – genitori, educatori, adulti – li hanno colpevolmente abbandonati, per stanchezza, distrazione, irresponsabilità. Un libro, dunque, “Laudatio temporis acti: una costante della storia e del pensiero?”, che viene a collocarsi al di là della poesia e del diario, della confidenza e del culto del sé, perché il tempo che sta sopraggiungendo, l’autore (ma anche il sottoscritto) ne è convinto, o sarà il tempo dei giovani o sarà il tempo che celebrerà la fine (ingloriosa) della politica. Il passo che segue è tratto dal primo capitolo.

“La locuzione “laudatio temporis acti” è utilizzata per la prima volta da Orazio nell’Ars Poetica e indica quel fenomeno tutto umano per il quale si enfatizza, tendendolo mitico, “un glorioso passato ormai perduto”. È ormai da epoche remote che l’insoddisfazione del presente determina spesso un appassionato slancio verso un tempo andato, mai vissuto, nel quale rifugiarsi e sul quale fantasticare. Innegabile è la derivazione di questa “sindrome” (così come definita da alcuni psicologi) dal sentimento nostalgico, in cui lo sguardo romantico sul passato viene messo in terribile contrapposizione con un presente assolutamente insoddisfacente, dal quale si sente il disperato bisogno di fuggire. La presunta e banale inferiorità del presente implica l’idealizzazione del passato, durante il quale noi saremmo stati più a nostro agio, che ci avrebbe visto vincenti, più sicuri o forse, anche, “più giovani”. Quello che però in questa sede mi preme affrontare è discutere è analizzare storicamente quel senso di dolore sordo e profondo oppure di smaniosa infatuazione che dinanzi alle grandi vestigia del passato ha pervaso l’ambito letterario e filosofico, ovvero il sogno, per molti poeti, artisti, politici e filosofi, di far parte di una comunità ideale e di un’epoca passata vissuta come perfetta e irripetibile: una sorta di nostalgia di una perduta età dell’oro”.

Mattia Giordano Ciappi, Laudatio temporis acti: una costante della storia e del pensiero? IL MIO LIBRO 2018

Mattia Giordano Ciappi, Laudatio temporis acti: una costante della storia e del pensiero? IL MIO LIBRO 2018

 

a cura di Francesco Ricci