Le Antiche Dogane, numero di gennaio 2021

Il tessuto di cui sono fatti gli anniversari è un tessuto misto. Accarezza e morde il cuore. Regala la rassicurante conferma che qualcosa resta, resta sempre dentro l’incessante trascorrere dei giorni e degli anni. Dona la certezza – una volta di più, tristemente una volta di più – che certe perdite non possono né venire risarcite né venire dimenticate. Sono trascorsi venticinque anni dalla morte di Simone Ciani (1974-1996), studente prima del Liceo classico “Enea Silvio Piccolomini” di Siena, poi della Facoltà di Lettere nella stessa città, e sul numero da poco in edicola e in libreria di “Le Antiche Dogane” (periodico storico tecnico scientifico sulle origini, le evoluzioni del territorio e le strutture in esse contenute) Alfredo Franchi, che fu suo insegnante di storia e filosofia, offre di Simone Ciani un ritratto, umano e artistico, puntuale, sincero, giusto.

Quelle che appaiono ancora, a distanza di tanto tempo, le due caratteristiche di fondo della scrittura e dell’impegno culturale del giovanissimo studente, vale a dire la ricerca della verità e l’amore del confronto (con gli antichi, con i contemporanei), vengono collocate in quello che era il clima che si respirava anche a Siena e nel resto d’Italia negli anni Ottanta e a inizio anni Novanta, quando il torpore morale indotto dall’edonismo, la corsa al profitto, la ricerca del successo e della visibilità a ogni costo, finivano col sottrarre terreno e fiato a ogni progetto esistenziale fondato sulla ricerca del proprio “daimon” interiore, della propria “vocazione” più autentica. La “voce” che lo chiamava, Simone Ciani l’aveva udita da tempo e, udendola, aveva impresso al proprio cammino di vita una direzione ben precisa, che era quella che lo conduceva al cospetto della musica (si diplomò in pianoforte) e della scrittura. Di quest’ultima Alfredo Franchi fornisce al lettore alcuni esempi, che personalmente continuano a colpirmi, ogni volta che ho modo di rileggere queste pagine, per la profondità delle considerazioni svolte, il nitore dello stile, la capacità di argomentare, l’assenza completa di autocompiacimento estetizzante. Si tratta di testi scelti e tratti dal “Quaderno di temi e altri scritti di Simone Ciani” (“I Mori”, Siena 1996), i quali lasciano ampiamente intravedere, accanto alla solidità della formazione dello studente e dello studioso, la stoffa dello scrittore. Sotto questo aspetto, la raccolta di racconti intitolata “Catastrofi e scrigni”, pubblicata da Polistampa nel 1999, deve essere considerata non già l’inattesa rivelazione del talento letterario di un giovane scrittore, bensì la sua conferma. Il passo che segue costituisce l’inizio dell’articolo di Alfredo Franchi: anche la scuola, al pari della vita, diviene sopportabile e rinviene un senso unicamente se riesce a strutturare validi legami. Quando ciò accade, ogni ricorrenza, ogni anniversario, sono già inscritti nell’anima di chi resta, di chi ricorda.

“Sono passati venticinque anni dalla sua scomparsa ma il ricordo di lui rimane vivissimo. La lontananza nel tempo favorisce una lettura meno emotiva, più consapevole della sua opera letteraria. La lontananza, in prima istanza, evoca una condizione dolorosa di abbandono e di mancanza. In realtà, come ha notato Leopardi, essa non si esaurisce in tale qualificazione negativa in quanto diventa motivo per una conoscenza più profonda e per l’evocazione poetica del passato. Anche sul piano dei rapporti interpersonali la lontananza svolge una funzione positiva poiché, in una sorta di decantazione emotiva, nella visione a distanza, facilita il discernimento in ciò che è accaduto degli aspetti essenziali separati da quelli effimeri.In definitiva la contiguità fisica, senza soluzione di continuità, impedisce l’incontro effettivo tra le persone per cui talvolta non si è mai così lontani come quando si è fisicamente vicini e mai così vicini come quando si è lontani, sia nella dimensione dello spazio che in quella del tempo. Nella società odierna la manipolazione emotiva favorita dal sistema di comunicazione nelle sue variegate forme, orientate alla cosiddetta “INTIMITA’ DIFFUSA”, ha determinato la rarefazione e l’impoverimento dell’interiorità personale di cui Simone Ciani nella sua vita e nei suoi scritti, “nel cuore dell’anima”, è stato interprete autentico e sensibile. Anche per questo giova ripercorrere la sua breve e tuttavia intensa vicenda umana inquadrandola nel clima storico dell’epoca.”

 

Le Antiche Dogane

 

a cura di Francesco Ricci