Gabrielle Sessa, Coppia e cambiamento

Gabrielle Sessa, Coppia e cambiamento, Il Fiorino, Modena 2018

Da chi, come il sottoscritto, è persuaso che la comprensione dei nostri adolescenti passi (anche) attraverso la conoscenza delle trasformazioni subite dalla famiglia italiana a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, l’uscita del nuovo libro di Gabriella Sessa, “Coppia e cambiamenti. Donne e uomini fra due millenni”, non può essere salutata che con favore e con piacere. L’autrice, infatti, psicologa psicoterapeuta, offre un ritratto, realistico e convincente, della famiglia italiana contemporanea. Lo fa coniugando felicemente la fenomenologia dell’evento con la sua genealogia. Infatti, gli elementi che caratterizzano e definiscono i comportamenti della coppia sono mostrati come il risultato di un processo avviatosi negli anni Sessanta (contestazione giovanile, movimento femminista. diffusione di metodi contraccettivi) e che ha conosciuto uno snodo fondamentale con la “globalizzazione” (che è essenzialmente tecnologica ed economica) degli anni Novanta.

Ciò ha determinato una profonda trasformazione della famiglia occidentale, la quale vede oggi l’egemonia della dimensione dell’orizzontalità nei rapporti tra i suoi componenti, un atteggiamento iperprotettivo nei confronti del figlio da parte dei genitori, disposti anche a infrangere l’antica alleanza generazionale coi docenti, un ritrarsi della parola detta rispetto alla parola inviata e letta sullo schermo di uno smartphone, la progressiva sostituzione del desiderio, che richiede tempo e profondità, con la voglia, da soddisfare subito e in tempi rapidi. D’altra parte, la surmodernità, come la definisce Marc Augé, o la modernità liquida, come preferisce chiamarla Zygmunt Bauman, che rinvengono il loro tratto caratterizzante nella riduzione della persona a consumatore, determinano l’estensione anche ai rapporti di coppia di quello che è il principio sul quale si regge il consumismo (“produrre, consumare in fretta, smaltire”), che da fenomeno economico-sociale diviene così stile di vita.

Ecco, allora, che le relazioni affettive durano poco, il sesso è scaduto da esperienza sociale a esperienza sensoriale, si cambia partner con facilità e con facilità si formano nuove famiglie, si abbandonano vecchie paure (ad esempio, avere una gravidanza indesiderata) e si fanno i conti con nuovi timori (non sapere gestire il calo del desiderio erotico e, nel maschio, il convivere con una donna che non solo ha separato sessualità e riproduzione, ma la cui libido reclama soddisfazione ben al di là dell’età della menopausa). Il passo che segue, tratto dall’introduzione, è opera della stessa autrice, che sarà possibile incontrare di persona domani, sabato 6 ottobre, Siena, presso la Libreria Mondadori di via Montanini, a partire dalle ore 17.30.

“Ho lavorato per molti anni come psicologa psicoterapeuta in un servizio pubblico, in un Consultorio Familiare dove il mio mandato era occuparmi delle donne in tutte le fasi critiche della loro vita: il parto, il puerperio, le difficoltà matrimoniali, il divorzio, nuove relazioni, famiglie ricostituite, difficoltà educative coi figli adolescenti propri o altrui. Essendo specialista in terapia di coppia e terapeuta della famiglia, questo saggio è il risultato delle riflessioni scaturite in anni di lavoro intorno alle tematiche delle relazioni di coppia e della dipendenza affettiva. Vi sono stati molti cambiamenti nella nostra cultura, soprattutto nel campo delle relazioni, negli ultimi 40 anni. Agli inizi degli anni 70 del secolo scorso, ad esempio, l’accesso alla sessualità delle figlie femmine non sposate era ancora un tabù per molti genitori. Nelle famiglie borghesi ci si interrogava sull’opportunità di invitare a una cena formale una coppia di divorziati. Una coppia gay ufficiale non era neanche concepibile. Le donne lavoratrici erano una sparuta minoranza e di conseguenza la stragrande maggioranza di loro non aveva un’autonomia economica. La legge sul divorzio del 1974 cambiò drasticamente la posizione della donna rispetto al matrimonio rendendola sensibile al tema dell’autotutela e ridimensionando la tematica antica della “protezione” da parte dell’uomo e, di conseguenza, modificando il gioco delle parti nella coppia. La diffusione delle tecniche contraccettive liberò la donna (almeno sul piano delle opportunità) dal susseguirsi di gravidanze non desiderate e permise di non rischiare la pelle affidandosi (come avevano sempre fatto) a praticone”.

 

Gabrielle Sessa, Coppia e cambiamento, Il Fiorino, Modena 2018

 

a cura di Francesco Ricci