Diego Consales, In hoc palio vinces

La prima impressione che proviamo davanti all’ultimo libro di Diego Consales è quella di trovarci al cospetto di un’opera storica. Il titolo (“In hoc palio vinces”), infatti, rimanda alla frase che secondo Lattanzio l’imperatore Costantino avrebbe visto in sogno, alla vigilia della battaglia del Ponte Milvio (“in hoc signo vinces”). Il sottotitolo, poi, delimita con precisione sia l’arco cronologiche (1999-2019) sia l’ambito artistico (pittori dei drappelloni), che vengono a costituire le coordinate temporali e spaziali – nel senso di contenutistiche – del volume.  Via via, però, che si procede nella lettura di “In hoc palio vinces”, ci si rende conto che quella prima impressione è errata. La storia, infatti, altro non è che un semplice fondale, una semplice cornice in questo libro bellissimo, nel quale le immagini (le riproduzioni dei drappelloni, le fotografie degli artisti, le immagini legate alla Festa e alla città di Siena) possiedono la medesima importanza e il medesimo rilievo delle parole.

Infatti, con “In hoc palio vinces” Diego Consales non persegue lo scopo di raccontare con lo scrupolo e con l’oggettiva imparzialità propria dello storico (“sine ira et studio”) quanto un giorno ebbe luogo nello studio di un pittore – vale a dire, la confezione del drappellone –, bensì intende recuperare e affidare alla pagina quella costellazione di emozioni che da tale attività fu generata, quasi fosse una segreta e inarrestabile corrente, prima nell’artista stesso, poi nel pubblico (al momento della presentazione nel Cortile del Podestà) e nei contradaioli. Insomma, a occupare la scena “In hoc palio vinces” non è il piano dei fatti, ma quello delle risonanze sentimentali che tali fatti suscitano e suscitarono.

Non a caso, le testimonianze che i pittori dei drappelloni offrono, e che Diego Consales raccoglie  con amore infinito (il primo artista che incontriamo è Paolo Scheggi, autore del cencio per il Palio del 16 agosto del 1999, ora nel museo della contrada della Chiocciola, l’ultimo è Milo Manara, autore del cencio del 16 agosto 2019, ora nel museo della contrada della Selva), trasudano ancora, a distanza di anni, l’orgoglio e il privilegio di avere offerto il proprio contributo a una Storia secolare e imperitura, quale è quella che rimanda alla nostra Festa. Originari di regioni e nazioni diverse, spesso fra di loro distanti, e molte volte residenti in terre lontane, i pittori che hanno dipinto un drappellone paiono rinvenire il tratto che li lega e li unisce in una comune consapevolezza: quella di avere percorso come artisti, se non come uomini, un cammino che aveva il proprio approdo finale e destinale nella città del Palio. Una consapevolezza, questa, che è sufficiente a regalare gioia a chi la possiede, perché è la migliore garanzia che qualcosa resterà anche dopo la morte: tutto ciò che rimanda alla contrada, infatti, permane, resiste al tempo e nel tempo, ci regala un’idea di eternità. Il brano che segue è tratto dall’introduzione di Diego Consales. Il volume è arricchito dalla pregevole prefazione di Mauro Civai.

“Quando esposi a uno dei primi pittori coinvolti la mia intenzione di contattare e conoscere tutti gli artisti che avevano dipinto il palio nel secolo in corso, inarcò le sopracciglia stupito e mi disse che sarebbe stato un ‘avventuroso viaggio’. Ed è stato davvero così. Un avventuroso viaggio… Un avventuroso viaggio durato due anni. Con i tempi inevitabilmente dilatati dagli eventi e dalle restrizioni pandemiche. Che mai hanno però scalfito la voglia di raggiungere la destinazione prefissa. Un avventuroso viaggio le cui tappe sono divenute raggiungibili grazie all’incredibile disponibilità di tutti gli artisti che mi hanno aperto le porte di botteghe, studi, case, casali, castelli e…financo teatri! A tutti ho esposto la mia duplice finalità, editoriale e sociale. Editoriale per narrare l’esperienza paliesca di ognuno di loro e descrivere cosa, quel punto sulla linea artistica, abbia rappresentato nella rispettiva carriera. Sociale per riportare fisicamente i pittori nelle Contrade che custodiscono i loro drappelloni, rinsaldando grazie a questo volume un legame tanto particolare quanto esclusivo”.

Diego Consales, In hoc palio vinces, extempora, Siena 2022

a cura di Francesco Ricci