Camilla Marruganti, Siena misteriosa e arcana

“C’era una volta un re potente e saggio…”. “Questo fatto, secondo la mia opinione, ti ha tratto in inganno…”. I fratelli Grimm e Lorenzo Valla. La fiaba e la filologia. Il piacere del racconto orale, lo scrupolo della scienza della parola e del testo. “Siena misteriosa e arcana”, l’opera di esordio di Camilla Marruganti, nasce nel punto d’incontro di storie sorte all’interno di una cultura popolare, elaborate oralmente, prive di un autore definito, tramandate a voce e fissate nella scrittura in tempi relativamente recenti, e di una grande acribia nel cercarle, raccoglierle, selezionarle, confrontarle, compararle con alcuni miti, più o meno conosciuti, della letteratura in lingua greca e latina. I sei capitoli del libro – impreziositi dalla prefazione di Giovanni Mazzini e arricchiti di un’appendice (“Per saperne di più”) a firma della stessa autrice – si presentano come altrettante stazioni di un percorso (e “viaggio tra racconti antichi e moderni”, non a caso, è il sottotitolo del volume) che consente al lettore di prendere confidenza con sei temi di assoluto rilievo dei folk-tales: lupi mannari, fantasmi, ambiente sotterraneo, icone, maledizioni, segni profetici. Allo stesso tempo, però, “Siena misteriosa e arcana” viene a costituire per ognuno di noi anche un itinerario memoriale dentro l’infanzia, tanto individuale quanto collettiva. Individuale, poiché molte delle storie raccolte richiamano alla mente del lettore (e della stessa autrice, come si ricava dall’Introduzione) leggende e racconti che da piccoli abbiamo ascoltato narrare dai più grandi (genitori, nonni, conoscenti), all’interno delle pareti domestiche o negli ambienti della nostra Contrada, in estate come in inverno. Collettiva, dal momento che Camilla Marruganti nella sua appassionata ricerca risale indietro nel tempo attraverso i secoli, raggiungendo quell’età remota – l’infanzia dell’umanità – nella quale va collocata la nascita di miti, fiabe, favole, generati da una fantasia che sovrasta, senza annullare mai completamente, la realtà. E accanto a questi racconti delle “radici” e delle “origini”, si vengono a disporre con naturalezza ed equilibrio anche quelli che io definirei i racconti del “transito”, dove, cioè, la cornice storica – la storia come transito, movimento, sviluppo – è facilmente individuabile, riconoscibile, come accade in particolare nel quinto capitolo, intitolato “Senza mandarle a dire: storie di maledizioni”, dove il Palio rappresenta il fulcro della narrazione. Anche in questo caso, però, le quattro storie riportate (la maledizione della Selva, la maledizione del Bruco, la maledizione della Torre, la presunta maledizione dell’Aquila), sfondano la barriera temporale dello svolgimento delle vicende narrate per muovere a ritroso in direzione di Agostino, Plutarco, Plinio il Giovane, Catullo, Cicerone, la Grecia di età attica e di età arcaica, Omero, generando un continuo andirivieni, sapientemente orchestrato da Camilla Marruganti, di echi, riprese, reminiscenze, analogie, scarti, variazioni, innovazioni. Il passo che segue è tratto dall’Introduzione.      

“Fin da quando ero piccola uno dei miei passatempi preferiti è leggere e ascoltare racconti e novelle di ogni tipo, anche se due generi di storie hanno sempre catturato la mia attenzione più delle altre: quelle riguardanti i miti greci e latini – cosa che mi ha portato a scegliere inesorabilmente il liceo classico prima e il dipartimento di lettere classiche poi – e quelle narrate a voce, che non si trovano sui libri, ambientate in contesti speculari alla vita di tutti i giorni, ma rese affascinanti dalla presenza di elementi magici o sovrannaturali; quelle che, come ho imparato all’università, si possono chiamare folk-tales o “racconti popolari” o “tradizionali”: con questa definizione ci si riferisce a narrazioni che da tempo imprecisato sono abbastanza famose, soprattutto perché tramandate oralmente, ma che hanno contenuti comunemente considerati di bassa qualità. Agli inizi di marzo 2021 mi mancavano solo due esami prima di conseguire la laurea magistrale in lettere classiche: era arrivato il momento di chiedere la tesi, e, anche se sapevo già quale docente avrei voluto come relatore, mi rammaricavo di non avere in mente alcun argomento da proporre. Proprio in quei giorni, sebbene non ci fosse ancora alcuna ufficialità definitiva, sembrava sempre più chiaro che la pandemia da Covid-19 avrebbe impedito di nuovo di correre il palio, tanto a luglio quanto ad agosto; per qualche ragione che tuttora non so spiegare, questo sentore di non-Palio mi ha portato a ripensare ai racconti che da sempre amavo ascoltare a proposito della mia città e dei suoi dintorni, oltre che sul Palio stesso”.

 

Camilla Marruganti, Siena misteriosa e arcana, Betti, Siena 2023

a cura di Francesco Ricci