Tutto ciò che è creduto esiste: sentirsi deformi senza apparenti difetti.

donna-bellezza-perfezione-difetti

Al giorno d’oggi, nella contemporanea società occidentale, l’aspetto fisico rappresenta una delle possibili fonti di preoccupazione più diffuse. Rincorrere una presunta bellezza ideale, assoluta, può essere considerato un must dell’ultimo millennio, a dispetto di Ellis che già da tempo suggeriva che l’assenza di difetti nella bellezza è, di per sé, un difetto. Il desiderio di risultare attraenti, essendo il piacere di piacere una delle più sublimi forme di piacere, appare legittimo, ci mancherebbe!. Volersi migliorare non ha assolutamente nulla di patologico, ovvio. Purtroppo però, ciò che può far molto bene, può al tempo stesso fare molto male. Cercare di rendersi sempre più attraenti può diventare un’ossessione!

Questo diffuso pensiero viene costantemente rinforzato dalle convenzioni e credenze sociali, dai mass media, dalle sempre più presenzialiste veline e dai sempre più seguiti veloni, dalle varie forme cosmesi estetica e dalla sempre più diffusa chirurgia plastica utilizzata a fini estetici. Pur essendo quest’ultima, se considerata a sé, una cosa utile e preziosa in determinati casi, il suo improprio e eccessivo uso può renderla pericolosa e dannosa.

Tutto ciò che è assoluto, coincide con la patologia, sosteneva Nietzsche. Questo è proprio ciò che succede nella dismorfofobia. Di che cosa si tratta? Di un disturbo psicologico, più diffuso tra le donne che tra gli uomini, sebbene negli ultimi anni quest’ultimi siano sempre più in aumento, caratterizzato dal fatto che la persona che ne soffre focalizza i propri pensieri su una peculiarità estetica, che può non esistere o casomai, essere del tutto trascurabile; questo presunto difetto, vissuto dalla persona come una vera e propria deformità, è vissuto come un tormento, fino a tal punto da poter scatenare anche reazioni di panico di fronte a uno specchio o in concomitanza di uno sguardo ricevuto percepito come fonte di giudizio. Questi pensieri ossessivi possono riguardare, solo per dirne alcuni, il naso troppo lungo o aquilino, la pelle, le asimmetrie del volto, i glutei, il seno, la pancia, la corporatura troppo gracile, i genitali o la schiena non perfettamente dritta. Questi pensieri che assumono un carattere ridondante producono nel soggetto grande sofferenza ed interferiscono pesantemente con le relazioni interpersonali e sociali.

I presunti difetti e le temute deformità, in alcuni casi, possono non essere espresse per anni, quanto meno fino a quando la sofferenza e le limitazioni che impongono diventano fonte di angoscia e talvolta di depressione. Chi tende invece a parlare di continuo del proprio problema, si trova spesso di fronte familiari, partner o amici che non riescono a comprendere la portata di questo disagio e spesso minimizzano l’entità del problema, disconfermando l’angoscia stessa, o danno rassicurazioni alla persona che ne soffre, confermando indirettamente il presunto difetto. In genere i dismorfofobici, per risolvere i loro presunti difetti, ricorrono a interventi di chirurgia estetica con il pessimo e frequente risultato, una volta corretto un difetto, di fissarsi un altro da correggere, poi su un altro ancora e via dicendo.

La grande star Michael Jackson ne è, drammaticamente, un ottimo esempio. Che cosa poter fare per risolvere questo invalidante problema? Trattandosi di un vero e proprio disturbo psicologico, la psicoterapia è la strada principale da intraprendere. Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta di fama mondiale, considerato tra i massimi esperti di disturbi ossessivi e paranoici, ha strutturato un protocollo di trattamento specifico, che fa parte integrante del suo modello terapeutico strategico breve, con la totale risoluzione del problema pari all’89% dei casi risolti nell’arco di un massimo di 10 sedute. A volte esistono realmente soluzioni apparentemente semplici ma problemi complessi!

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia