Anonimo Giraffino, I luoghi del cuore nella Contrada della Giraffa

Ogni città è una piazza. Sede del potere politico, spazio che accoglie l’edificio religioso più importante, luogo di scambi e di commerci. Lo fu un tempo, continua a esserlo oggigiorno. Per Siena questa piazza è il Campo, è piazza del Campo. Però, come in ogni città le piazze sono in realtà molte di più e spesso anche tutte molto belle, così anche a Siena accanto al Campo – la pupilla che dà e riceve luce – è possibile elencarne numerose altre, le quali, nelle giornate di sole, risplendono come smeraldi. Ed è proprio su questo terreno che è possibile misurare lo scarto che sussiste tra la geografia dello sguardo e la geografia del cuore. Ciascun senese, infatti, seguendo la prima, potrebbe fare i nomi di moltissime altre piazze, dentro e fuori le mura, da accostare al Campo; seguendo la seconda – la geografia del cuore –, invece, di una sola, al massimo di due: quella/quelle legata/legate al territorio della propria contrada. Nel caso della Giraffa, ad esempio, accade che le piazze siano due, piazza San Francesco e piazza Provenzano, alle quali, almeno in passato, era allacciata con doppio nodo l’esistenza di tantissimi uomini e di tantissime donne, come scrive Alfredo Franchi (Anonimo Giraffino) nel suo ultimo libro, significativamente intitolato “Tra due piazze”: “Tra piazza san Francesco e Provenzano si svolgeva la vita delle donne e dei ragazzi della contrada.

Per chi non ha vissuto quei tempi direttamente non è immaginabile cosa sia stata l’esperienza del “prato” di San Francesco per i ragazzi dell’epoca”. E quale sia il tema di fondo dell’opera, costituita da poesie e da prose, lo chiarisce già una semplice ricognizione condotta sui titoli dei singoli testi: “Ritorno a Provenzano”, “Piazza Provenzano”, “Piazza San Francesco”, “Via dei Rossi”, “Via dei Baroncelli”, “Plenilunio in piazza Provenzano”, “Via del Giglio”, “Tramonto in piazza San Francesco”, “Vicolo della Viola”, “Via Lucherini”, “Via dei Baroncelli 2 luglio 2019”.  Dinanzi alle trasformazioni indotte dal trascorrere del tempo e da un progresso sempre più rapido, anche i rioni cittadini mutano aspetto. È anche per questo che ogni recupero memoriale rischia di essere doloroso a una certa età, perché ci si accorge di avere perduto, insieme alla nostra giovinezza, anche tutto un mondo fatto di linee, colori, abitudini, che ci parve fisso, immutabile: la bottega del droghiere, le donne che con la bella stagione parlavano stando sedute davanti al portone di casa, le imposte consunte della finestra che vedevamo dalla nostra cameretta, la luce fioca dei lampioni. Tale malinconica percezione del divenire e del mutare, però, a Siena acquista un tono del tutto particolare, che Alfredo Franchi, che è poeta di solitudini e di silenzi, ci restituisce splendidamente nei suoi versi, in particolare nei sonetti.

L’appartenenza alla contrada, infatti, nel ricondurre il singolo all’universale, la parte al generale, è in grado di mostrare di continuo i segni, accanto a quelli del morire e dello svanire, del sopravvivere e del permanere. A cambiare, in sostanza, suggerisce al lettore Alfredo Franchi, è il profilo delle cose, sono i contorni dei volti delle persone amate; ma resta un’aura, resta uno spirito ad avvolgere i luoghi, spirito che pare già un presagio di eternità, che opera oggi così come operava ieri, perché non è mai venuto meno e mai verrà meno. Ed è proprio questo continuo oscillare del sentimento tra il vanire e il perdurare a generare quel tono emotivo, dinanzi al finire, che altrove è difficilissimo da rinvenire e al quale facevo sopra riferimento. I testi dei “Luoghi del cuore nella Contrada della Giraffa” sono accompagnati dai bellissimi disegni di Francesco Del Casini. Il passo che segue è tratto dalla prefazione a cura dello stesso autore.        

“Quando, alla scomparsa di Bruno Tanganelli, fui invitato da Fabio Caselli, amico indimenticabile, a scrivere le poesie per la contrada, fui preso alla sprovvista perché non mi ero mai cimentato in tale esperienza. Sono ormai più di trenta anni da quando la Contrada mi ha dato questo incarico che considero un grande onore. Mi sono sempre firmato “Anonimo giraffino”, salvo nei sonetti presentati alla rassegna annuale organizzata dalla Nobile Contrada del Bruco, poiché ritengo che un poeta di Contrada debba dar voce non alle sue emozioni individuali ma a quelle che tutti provano e, forse, non hanno le parole per esprimere. Si vive in un’epoca in cui imperversano i “venditori di parole vane”, povere e consunte dall’uso: nella poesia, se è vera poesia, si trova rimedio a tale situazione di crisi, pe4rché in essa la parola mantiene integra la sua capacità di significato. Il poeta non vuole spiegare tutto, far comprendere tutto come fanno certi pensatori arroganti, vuole invece rendere attenti gli uomini, egli desidera mantenerli in una condizione di stupefatta ammirazione dinanzi a tutto ciò che esiste, non cerca di dissolvere una volta per sempre il mistero della vita, ma ne mantiene integro il fascino. Si vive a Siena, città di straordinaria bellezza. La nostra Contrada è quasi un compendio di essa: quando si passa per piazza Provenzano, per piazza San francesco, per le sue strade solitarie, s’avverte un brivido e, in maniera inconsapevole, la presenza delle persone che vi hanno lasciato l’orma delle loro emozioni e passioni. Nelle poesie che ho composto ho cercato di dare loro una voce. Spero, almeno in parte, di essere rimasto fedele a quanto hanno provato, alle loro tracce incorporate nei muri e nelle lastre”

 

Anonimo Giraffino, I luoghi del cuore nella Contrada della Giraffa, Betti, Siena 2022

a cura di Francesco Ricci