Bullismo e cyberbullismo: a Siena incontri nelle scuole per contrastare il fenomeno

Qual è un ambito nel quale diventa fondamentale che la paura si trasformi in coraggio di cambiare? Il tanto noto bullismo. Il tema sarà oggetto di un Service, promosso dal Lions Club di Siena, volto proprio a contrastare i fenomeni di bullismo e cyber bullismo. Il Service (con il patrocinio del Comune di Siena, dell’Università degli Studi di Siena, dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana per la Provincia di Siena, del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Siena, dell’Ordine dei Medichi Chirurghi ed Odontoiatri di Siena, dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana, dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, del CONI e del Telefono Azzurro), dal titolo #UNCALCIOALBULLISMO, si propone, attraverso un approccio mirato, approfondito e multidisciplinare, come strumento di intervento per la prevenzione ed il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, al fine di tutelare la popolazione giovanile dagli elementi di disagio che progressivamente tentano di insinuarsi nel contesto senese. Le azioni previste dal Service, essendo principalmente rivolte agli alunni delle scuole medie e superiori del territorio senese, saranno poste in essere all’interno del secondo quadrimestre. I primi due appuntamenti si svolgeranno a Siena, in data 3 marzo 2018 alle ore 10:30 presso l’aula magna del Liceo Classico Piccolomini, mentre in data 17 marzo 2018, presso l’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza, avrà luogo il convegno dal titolo: “BULLISMO E CYBERBULLISMO”.
Di questo fenomeno molto si parla, ma non sempre sappiamo in modo poterlo affrontare. Che cosa è? Consiste in atti diretti o indiretti, fatti live o online, d’intimidazione, sopraffazione, prevaricazione, oppressione fisica o psicologica commessi da un ragazzo “con un disturbo” (il così detto bullo) nei confronti di un altro senza questo disturbo (colui che assumo il ruolo di vittima), spesso alla tacita presenza di spettatori, in modo intenzionale e reiterato nel tempo. Il fenomeno riguarda maschi e femmine, si manifesta spesso in ambito scolastico, ma anche in strada, nei locali o nei luoghi di ritrovo. Le vittime parlano raramente delle violenze che subiscono. Si chiudono in se stessi, esitano a raccontare le proprie giornate, sorvolano su quei fatti che per loro rappresentano una perenne condizione di sofferenza. La ragione più evidente è che hanno paura di subire maggiori violenze per “aver parlato”. Ma a ciò si associa quasi sempre un motivo ben più sottile e per questo più difficile da superare: i ragazzi vittime di bullismo si vergognano della propria incapacità a cambiare questa situazione, di non saper reagire e di essere il bersaglio di quei ragazzi che in molti considerano dei leader, rivolgendo talvolta a se stessi la propria rabbia. Come dire: “sono diverso dagli altri, è per questo che sono vittima del bullo della scuola”. Ciò che invece i ragazzi devono imparare è che non c’è nulla che non va in loro: è il bullo ad avere un disturbo. Che tipo di disturbo è? Alla sua origine possiamo ritrovare per esempio un disturbo oppositivo o un disturbo della condotta che, se non trattato, potrebbe progredire verso altre forme di devianza sociale. Che cosa fare in queste situazioni? Difficile per il bullo prendersela con te se lo rifiuti. Se vuole costringerti a fare ciò che non vuoi, rispondi “NO” con voce decisa. Il bullo prende forza quando reagisci, se vede che ti arrabbi o piangi. Senza la tua reazione il bullo si depotenzia. Quando il bullo ti provoca o ti fa del male, non reagire facendo a botte con lui. Vai dai tuoi genitori, da un insegnante, da amici fidati e racconta loro che cosa è successo. Fai capire al bullo che non hai paura di lui e che sei più intelligente e spiritoso. Non tenere dentro la rabbia, sennò finirai per avvelenarti. Subire atti di bullismo fa stare male. Parlarne con un adulto di cui ti fidi, con i tuoi genitori e denunciare tali fatti alle autorità competenti significa superare il problema. Se sai che qualcuno subisce prepotenze, dillo subito ad un adulto. Questo non è fare la spia ma affrontare un problema per aiutare gli altri. Potresti essere tu al suo posto e saresti felice se qualcuno ti aiutasse. Non fare finta di niente: affronta il problema. Non a caso in un’antica tavola sumerica si legge: “La paura guardata in faccia si trasforma in coraggio, la paura evitata diventa timor panico”.

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo e Dottore di Ricerca in Psicologia
Psicoterapeuta Ufficiale del Centro di Terapia Strategica