Una sfilata di Armani a Siena? De Mossi lancia l’idea per un grande evento

E’ molto interessante, e alquanto suggestiva, l’ipotesi lanciata dal sindaco Luigi De Mossi nella conferenza stampa di ieri mattina relativa ad una possibile iniziativa di Armani a Siena. Ha voluto dare la sensazione di averla buttata lì, il primo cittadino, e chissà se le sue parole siano state effettivamente il frutto di un ragionamento istantaneo, sul momento, in risposta ad una delle domande che gli sono state poste oppure se alla base delle sue dichiarazioni ci sia già qualcosa di concreto, e ancora non raccontato né comunicato, magari qualche contatto o qualche parola detta negli ambienti dell’alta moda che possa poi portare a realizzare una iniziativa di questo tipo.

Portare Armani a Siena, in qualsiasi modo ciò possa avvenire, significherebbe creare un grande evento per questo territorio. De Mossi ha affermato che l’estro dello stilista italiano noto in tutto il mondo potrebbe creare un connubio speciale ed unico con quelle che sono le particolarità e le specificità della città di Siena. Sarebbe, insomma, qualcosa di meraviglioso da vivere e da vedere, uno di quegli eventi che si raccontano e che si ricordano ad anni, forse a decenni, di distanza.

Per non parlare poi della visibilità e della pubblicità positiva che potrebbe ricadere sul nostro territorio. D’altronde il tema dell’alta moda è stato più volte toccato ed affrontato da Luigi De Mossi. Che ne ha parlato sin dal momento della campagna elettorale del 2018, ancor prima di entrare da sindaco negli uffici di palazzo pubblico. E anche una volta che ha indossato la fascia da primo cittadino De Mossi è tornato più volte sulla questione, affermando che Siena potrebbe prestarsi splendidamente ad eventi di alta moda.

Il primo cittadino sta adesso realmente pensando a qualcosa di simile? Sta lavorando per provare a portare Armani a Siena? Certo, il momento attuale non è dei migliori per pensare a grandi eventi, a magnifiche sfilate di grandi stilisti italiani. Ma questo drammatico periodo caratterizzato dall’emergenza Coronavirus prima o poi, si spera, passerà e allora perché non lasciarsi andare già da adesso non solo a puri e semplici sogni, ma anche a progettare e pianificare iniziative che potrebbero nuovamente portare a far parlare di Siena nel mondo?

Affrontando questo argomento De Mossi ha poi introdotto un’altra questione importante per il presente e anche per il possibile sviluppo futuro della città. Si tratta di Isola d’Arbia e della sua zona industriale. “Magari Armani – ha affermato il sindaco – potrebbe anche essere interessato ad aprire un suo stabilimento nella nostra zona industriale ad Isola d’Arbia”. L’area citata dal primo cittadino rimane una delle “ferite aperte” per quel che riguarda lo sviluppo cittadino (o forse dovremmo parlare di un mancato sviluppo) negli ultimi anni. Lì sarebbero dovuti nascere il nuovo stadio, il nuovo palazzetto dello sport, una piscina, nuove abitazioni e negozi. Tutto questo, come ben sappiamo, non si è realizzato per motivi vari.

Isola d’Arbia e la sua zona industriale comunque vivono, ci sono imprese che hanno creduto in questa area e che portano avanti la loro attività. Ma lo sviluppo desiderato e sognato non si è mai concretizzato. Simbolo di ciò che avrebbe potuto essere sono quei capannoni che rimangono vuoti e inutilizzati. Ex capannoni industriali che fino agli anni Ottanta hanno ospitato fabbriche, operai al lavoro, ma che da quel momento in avanti sono stati dimenticati. In uno di quei capannoni, si dice, una quindicina di anni fa poteva arrivare l’Ikea. Che sarebbe stata intenzionata ad aprire un grande negozio (con indubbi risvolti occupazionali) alle porte di Siena. Si racconta che ci fu una trattativa, tra il proprietario del capannone e i rappresentanti della multinazionale svedese, della quale erano a conoscenza coloro che all’epoca guidavano e amministravano il Comune. Per vari motivi alla fine non se ne fece nulla. Il “sogno” dell’Ikea, come dello sviluppo della zona industriale di Isola d’Arbia, rimase tale, solamente un sogno.

Gennaro Groppa