Terremoto: siamo tutti fragili ma prepotenti

Il terremoto che ha devastato il centro Italia e le reazioni del pubblico davanti al lavoro dei giornalisti. Alcune riflessioni.

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Ti scatta qualcosa dentro per cui non puoi più tacere. È l’attimo in cui ti trovi in strada, una delle splendide strade, piuttosto piccole, di un centro storico unico al mondo come è quello di Siena. Unico e fragile come si sono dimostrati fragili i centri storici a qualche centinaio di chilometri di distanza. E in questa triste sera di fine agosto, nel silenzio di questa strada, dalle finestre socchiuse dei palazzi tutti in fila, tutti vecchi, esce sempre lo stesso rumore di sirene, di dolore, di morte.

Dentro quelle case tutti incollati davanti alla tv a contare i morti, ad assorbire la tragedia, ad addentrarsi nel ventre stuprato e dilaniato di case e paesi. Io sento un forte dolore, per questo  durante la giornata di ieri ho fatto il mio lavoro e non ho parlato. Parlo ora per questi rumori, tutti uguali, che scendono in strada da ognuna delle case di questa strada antica. E ti entrano dentro. E ti scatta qualcosa per cui non puoi tacere. Parlo per quello che ho purtroppo letto oggi: tutti esperti, tutti pronti a puntare il dito contro i soccorsi ‘arrivati in ritardo’. Contro i giornalisti che sono sciacalli.

‘Montanelli non lo avrebbe fatto’ si urla dai social. Eccome se lo avrebbe fatto. Montanelli, dalla sua Olivetti Lettera 22 ha fatto il suo grande lavoro di cronista, come la Fallaci, come altri, senza peli sulla lingua e con enorme professionalità. Avessero avuto gli strumenti di oggi, i grandi nomi italiani avrebbero fatto quello che oggi hanno fatto giornalisti della stampa internazionale o cronisti di provincia ma non i grandi quotidiani italiani, arrivati con comodo, quando la notizia era già andata da qualche ora.

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Ma che ne sapete voi, capaci solo di fare i moralisti e i perbenisti dietro le vostre facciate finte come i soldi del monopoli? Che ne sapete del dolore che si prova nel dover affrontare a viso aperto la tragedia altrui e raccontare a voi, che siete tutti incollati davanti alla tv e ai giornali a leggere ogni dettaglio, insaziabili di notizie, tragedie come questa o come tante altre? Che ne sapete dei volontari, dei militari, di tutti coloro che si trovano a prestare soccorso e che scavano con le mani e che sono crollati dalla stanchezza dopo ore di lavoro? Di personaggi che fanno vergognare la categoria ce ne sono eccome, come ci sono ovunque. Anche nei lettori, anche nel pubblico. Anche nei politici che dispensano consigli ma non hanno messo stivali e guanti per andare a scavare e ad aiutare.

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Anche in quelli che vorrebbero fare i giornalisti ma ‘certe cose non si possono fare’. Alzate il culo da quelle sedie, guardate, ascoltate, imparate, ragionate. Poi parlate. Anzi, poi contate fino a dieci prima di parlare.

Ché un po’ di silenzio non fa male.
Katiuscia Vaselli