Terremoto, ritorno alla normalità. Brogi: “Ecco però i possibili scenari”

“Pare che la sequenza delle scosse di terremoto stia scemando, fortunatamente. Infatti la frequenza degli eventi sismici così come la loro intensità si stanno progressivamente riducendo. Attenzione che questo non va interpretato come segnale della fine della sequenza sismica che sta tormentando Siena. Infatti potrebbero attivarsi altri segmenti di faglia che, sollecitati dall’attività delle altre, potrebbero intensificare la sequenza in atto, oppure crearne una completamente nuova in una zona limitrofa, la cui ubicazione e magnitudo degli eventi sono di difficile previsione. Quindi ancora massima allerta”. Così il senese Andrea Brogi, docente di Geologia strutturale e tettonica attiva all’Università di Bari, che fino al 2011 ha lavorato come ricercatore al Dipartimento di Scienze della Terra.
Qual è la situazione ad oggi?
“I dati della distribuzione ipocentrale oggi a disposizione sembrerebbero confermare che l’evento principale, quello di Magnitudo 3.5, si sia sviluppato in corrispondenza di un segmento di faglia orientato in direzione SO-NE (direzione antiappenninica), con movimento orizzontale (trascorrente destro, dati INGV). A questo segmento di faglia sono da attribuire anche gli eventi sismici che si sono sviluppati più ad est ed allineati lungo la stessa direttrice. Tutti gli eventi più a nord, quelli che hanno interessato la città, si sarebbero enucleati in corrispondenza di segmenti di faglia orientati in direzione NO-SE (direzione appenninica) che si sono attivati immediatamente dopo l’evento principale. Come indicato dalla loro distribuzione ipocentrale fornita da INGV, questi sono eventi sismici superficiali. La fase più recente della sequenza sismica, ancora in atto, è caratterizzata da una progressiva migrazione verso est degli eventi sismici, i quali sono anch’essi orientati secondo un trend NO-SE (appenninico). 
La distribuzione degli epicentri non ha oltrepassato, verso sud, il segmento di faglia orientato in direzione SO-NE lungo la quale è avvenuto con magnitudo più grande (3.5). Quindi, in conclusione, pare che la prima faglia ad essersi attivata sia stata la faglia antiappenninica, a sud di Siena, alla quale è associato l’evento sismico più grande, a seguito della quale si sono attivati due segmenti di faglia principali, orientati in direzione NO-SE: prima quello più occidentale, al lato ovest di Siena, e poi l’altro, ad esso parallelo, ad est di Siena. Questa è la mia lettura.  Aggiungo anche che lo studio e l’analisi della distribuzione delle faglie potenzialmente attive del territorio senese è stato coordinato da me assieme ad alcuni colleghi dell’Università di Siena, Firenze e Napoli. I dati sono stati pubblicati nel 2014 in una prestigiosa rivista internazionale (Journal of Geodynamics). Quella pubblicazione è stata la prima ad affrontare mediante un approccio metodologico moderno lo studio di faglie nel territorio senese, le quali sono difficili da individuare poiché interessano un’area laddove la coperture vegetale è notevole e laddove affiorano rocce argillose poco adatte per gli studi di carattere sismo-tettonico”.
Da oggi, quando tutto sembra fortunatamente rientrare nella normalità, quali sono gli scenari possibili alla luce di ciò che ha appena detto?
“Scenari si possono ipotizzare ma non sono prevedibili. Scenario 1 – la sismicità diminuisce progressivamente fino a scomparire, con la probabilità che qualche evento di modesta magnitudo possa ripetersi anche a qualche settimana o mese di distanza. Scenario 2 – la deformazione viene trasferita su un altro segmento di faglia, o su più segmenti di faglia, che potrebbero attivarsi, innescando così una nuova sequenza sismica in aree circostanti. Scenario 3 – la sismicità evolve ed un evento di magnitudo grande, confrontabile con il primo evento, si innesca in corrispondenza dei segmenti di faglia già attivi. Impossibile dire quale possa essere lo scenario futuro. Tutti ci auguriamo che lo scenario 1 sia quello reale.
In questi giorni sono stati fatti paragoni con il catastrofico terremoto che devastò l’Aquila, il che non ha aiutato la popolazione a tranquillizzarsi…
“La sequenza sismica che ha interessato l’Aquila è stata associata a faglie capaci di rilasciare molta più energia delle faglie che interessano l’area senese. Questo è dovuto a molteplici fattori, non in ultimo l’anomalia geotermica e l’elevato flusso di calore che caratterizza l’intera Toscana meridionale compreso il nostro territorio. Tuttavia la ripetizione di sequenze sismiche in comparti diversi anche a distanza di giorni e/o settimane è possibile, considerando quanto detto prima”.
Katiuscia Vaselli