Siena piena, Firenze vuota: due modi diversi di fare vacanze in Toscana

Sono due delle più famose guide a livello mondiale: quella firmata da Rick Steeves e la Lonely Planet. Ed entrambe hanno come titolo “Florence & Tuscany”, e non soltanto Toscana. Non può essere un caso, ed infatti il motivo c’è: conoscono i loro lettori/viaggiatori e sanno che – molto spesso – si tratta di due vacanze differenti: un viaggio serve per visitare la città di Firenze; un altro viaggio serve invece per visitare la Toscana.

Se in questo mese di agosto 2020, si registra che Firenze soffre per mancanza di turisti e Siena è invece piena di italiani (ma anche di tanti stranieri), la ragione principale – a mio parere – non è legata alla contingenza ed alla pandemia del Covid-19. Ma sta invece in questo fatto, molto più consolidato nel tempo: chi veniva per fare una vacanza a Firenze, molto spesso in aereo, è rimasto a casa; chi invece ama fare la vacanza in Toscana, spesso in auto oppure in bicicletta, ha deciso di partire lo stesso.

E del resto, come ha dichiarato qualche giorno fa Rossella Lezzi, presidente di Federalberghi Siena, i numeri degli alberghi sono confortanti, ma non sono cambiate le modalità di pernottamento a Siena: si oscilla sempre fra una e due notti, come è inevitabile quando si sta facendo un viaggio attraverso la Toscana, e la sosta a Siena è un segmento di una vacanza che di solito è compresa fra i quattro giorni (da giovedì a domenica) ed una settimana. E neppure mi sembra che si sia ridotta la forbice, sempre troppo ampia, fra coloro che dormono in città e coloro che la visitano solo in escursione giornaliera, provenienti da strutture ricettive che spesso si trovano in provincia.

Poi, io aggiungo – con una punta di malizia – che in questi mesi di chiusura delle strutture ricettive e delle attività turistiche, Siena ha saputo gestire meglio di Firenze la comunicazione turistica, riuscendo a “bucare” lo schermo di computer e tv con la notizia dei musei comunali gratuiti, le mostre di Sergio Vacchi e Lady Florence Phillips al Santa Maria della Scala, la riapertura del Duomo di Siena, la scopertura del suo pavimento, e quel meraviglioso spot mondiale che ogni anno si conferma la diretta televisiva della corsa ciclistica “Strade Bianche”. Ma sarebbe un errore attribuire eccessiva importanza a questa migliore comunicazione.

Molto più utile, invece, prendere atto che è venuta alla luce questa realtà dei due modi differenti di fare vacanza in Toscana, fino ad oggi sottovalutata, anche perché nascosta dai numeri enormi di Firenze, che storicamente registra – fra città e provincia – il 35% di tutti i pernottamenti che si fanno nella nostra regione. E sarebbe bello si aprisse un ragionamento più ampio sulle politiche di promozione e di accoglienza che la Regione Toscana da un lato, e l’ambito territoriale Terre di Siena (www.terredisiena.it) dall’altro lato, dovrebbero fare per gestire questo nuovo scenario già a partire dai prossimi mesi.

Come dice il mio amico Roberto Bechi – che di lavoro fa il tour operator e sta a quotidiano contatto con tanti turisti – Siena non è stata mai davvero consapevole della carta che ha in mano, un autentico “chicchero”: quella di essere un autentico hub, cioè il naturale centro di smistamento di flussi turistici che toccano anche Monteriggioni e San Gimignano, Crete senesi e Montepulciano, la Val d’Orcia e il Chianti, la Via Francigena e l’Eroica, gli enoturisti e gli amanti degli agriturismi.

La Grande Siena del turismo: che già esiste, ma nessuno si è (ancora) preso la magnifica responsabilità di governare.

Roberto Guiggiani