Siena festeggia la Repubblica Italiana. Il discorso del prefetto Gradone

Siena festeggia il 71esimo anno dalla fondazione della Repubblica Italiana. Ecco le parole del prefetto Armando Gradone per questo importante anniversario

Siena festeggia il 71esimo anno dalla fondazione della Repubblica Italiana. Di seguito riportiamo il testo del discorso del prefetto Armando Gradone relativo a questo importante anniversario:

“Ecc. Rev.ma, Autorità, Signore e Signori, è un grande ed immeritato privilegio per me condividere con voi la festa della Repubblica e tanto più essere chiamato a dare voce a nome di tutti, nella veste di rappresentante dello Stato, ai valori ed alle ragioni che tengono insieme, da quel lontano 2 giugno del 1946, la nostra Repubblica democratica.

Giunga a tutti voi un grato e riconoscente saluto.

Dopo vent’anni di dittatura fascista, in un Paese fiaccato dai disastri morali e materiali di due guerre, il 2 giugno del 1946 gli italiani, per la prima volta con la partecipazione delle donne, si misero in fila davanti alle urne per decidere il futuro del Paese.

Quell’Italia, umiliata ed impoverita, il 2 giugno del 1946 scelse attraverso libere elezioni la forma di governo repubblicana e affidò all’Assemblea costituente il compito di dare forma e sostanza al ritrovato spirito democratico della Nazione.

Grazie a quegli uomini e a quelle donne, cresciuti tra le aberrazioni del fascismo e le rovine della guerra, siamo diventati una Repubblica con una Costituzione che ci ha assicurato 70 anni di prosperità, di libertà, di pace e di solidarietà tra le Nazioni europee.

L’Italia – come le altre democrazie europee – si trova oggi di fronte a nuove, difficili sfide: la creazione di nuova occupazione, specie per giovani e donne, il rafforzamento della coesione sociale, la lotta al terrorismo jihadista, l’affrancamento da ogni forma di illegalità, l’integrazione dei migranti che hanno diritto all’accoglienza.

Siamo oggi tutti consapevoli, come ci ha ricordato il premio Nobel Amartya Sen, che la disoccupazione non produce soltanto una perdita economica gravissima, ma costituisce uno scandalo intollerabile dal punto di vista umano, poiché con la disoccupazione si distruggono valori personali e sociali fondamentali: la fiducia nel proprio futuro, la fiducia nel proprio Paese, nella possibilità di una vita migliore attraverso un lavoro onesto.

Siamo oggi tutti consapevoli che anni di crisi economica hanno accentuato la distanza tra chi vive meglio e chi vive peggio, e ciò nella gran parte dei casi, come ribadito dall’Istituto nazionale di Statistica nei giorni scorsi,  non in virtù dei meriti di ciascuno, bensì a motivo del contesto socio-economico della famiglia di provenienza, a discapito delle pur legittime prospettive di mobilità sociale.

Siamo oggi tutti consapevoli che la corruzione è una delle cause principali dell’inefficienza del sistema pubblico ed uno dei fattori determinanti, insieme alla criminalità organizzata ed all’abnorme evasione fiscale, della minore capacità del Paese di superare l’attuale momento di difficoltà. Va detto con chiarezza: la corruzione è fenomeno non meno grave della mafia e, come questa, ha effetti non meno dirompenti sul tessuto sociale ed economico del Paese.

Siamo oggi tutti consapevoli che burocrazie deboli e impreparate, controlli tardivi e confusi, normative inutilmente complesse e disordinate, apparati organizzativi anacronistici, sono un peso enorme per l’economia e la società del nostro Paese.

Siamo oggi tutti consapevoli dell’urgenza di un’etica pubblica e privata che promuova l’affermazione di un’economia libera da ogni forma di illegalità; che assicuri la realizzazione di servizi di qualità; che si erga a garanzia dei diritti e dei doveri; che renda possibile un uso corretto dei beni e delle risorse pubbliche ad esclusivo vantaggio di cittadini, famiglie ed imprese; che sappia prendersi cura delle esigenze di chi ha maggiore bisogno.

Proprio da questa consapevolezza, tuttavia, sta emergendo con forza una diffusa domanda di cambiamento, una richiesta di risveglio morale che riguarda tutti, Istituzioni, forze politiche e sociali, cittadini.

L’Italia di oggi, come l’Italia di ieri, può e deve vincere queste sfide, recuperando le ragioni e lo spirito di un impegno collettivo che ci ha portati ad essere una grande Nazione, un grande popolo, esempio nel mondo di fantasia, di intraprendenza, di capacità di lavoro, di generosità umana.

Resta fondamentale, in questo senso, il monito del Presidente Mattarella ad “avere cura della Repubblica”: un monito rivolto in primo luogo ai poteri ed alle istituzioni dello Stato, ai quali si chiede, per dirla con le sue parole, non soltanto di svolgere con impegno il proprio servizio, ma anche di collaborare lealmente per il bene comune.

Avere cura della Repubblica vuol dire che è compito di ognuno operare al meglio delle proprie possibilità,  in ogni ambito, per il corretto ed efficiente funzionamento del sistema pubblico: nella politica come nell’amministrazione, nella scuola, nella sanità, negli apparati militari come in quelli di polizia. Ma vuol dire anche promozione della libera iniziativa dei cittadini a sostegno dell’azione pubblica, valorizzando l’apporto delle tante energie umane che si rendono gratuitamente e generosamente disponibili per il bene degli altri, come quelle che in modo davvero straordinario sono impegnate in questa provincia sia nel servizio di assistenza a favore di indigenti, ammalati, disabili ed anziani, sia nel servizio di accoglienza dei migranti, o come quelle che da ogni angolo del Paese nei mesi scorsi hanno raggiunto le Regioni dell’Italia centrale per portare soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite dal terremoto.

L’Italia, al Nord come al Sud, possiede le risorse e le energie umane necessarie per dare nuovo slancio e vigore alla crescita del Paese, presupposto indispensabile per rispondere alle aspettative di occupazione dei giovani e delle donne, per il necessario sostegno delle categorie più svantaggiate, per la promozione dei diritti dei più deboli e, in definitiva, per l’affermazione di un rinnovato spirito di fiducia degli uni verso gli altri e verso le Istituzioni.

Occorre innanzitutto riscoprire il senso dello stare insieme, vale a dire la volontà di ciascuno di concorrere lealmente alla costruzione del bene comune attraverso il corretto esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti ed il puntuale  adempimento dei doveri di solidarietà politica, economica e sociale che sono alla base del nostro vivere democratico.

La politica deve essere strumento essenziale di promozione del benessere pubblico, favorendo la partecipazione delle migliori risorse del Paese all’impegno per l’affermazione di un sistema istituzionale, economico e civile coeso, un sistema nel quale a tutti i cittadini sia garantita l’opportunità di mettere a frutto, nel rispetto delle regole, meriti, competenze ed attitudini.

L’amministrazione della cosa pubblica deve essere presidio credibile di rigore, trasparenza, imparzialità ed efficienza: requisiti essenziali per riconquistare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni; la fiducia nella correttezza, nell’equità e nella giustizia dei comportamenti di governanti e pubblici dipendenti; la fiducia nell’uguaglianza delle opportunità offerte ai cittadini di perseguire i propri interessi nel rispetto di regole condivise; la fiducia nell’impegno di tutti a promuovere le riforme necessarie per riprendere il cammino del progresso morale, economico e civile della Nazione nel solco della vocazione europea dell’Italia

Regole e meriti debbono essere riferimenti indefettibili di un rinnovato impegno per l’affermazione, con il concorso di tutti, di un modo di stare insieme aderente ai principi e valori racchiusi nella nostra Carta costituzionale.

Rilancio dell’economia, rafforzamento della coesione sociale, apertura all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo,  lotta alle aberrazioni terroristiche del fondamentalismo islamico,  sono le sfide di fronte alle quali si trovano oggi tutte le democrazie europee.

Le tragedie del passato ci hanno insegnato che muri e recinti non conducono alla pace ed alla prosperità, ma alimentano soltanto risentimenti, sfiducia reciproca, pregiudizi e divisioni che allontanano dalla soluzione dei problemi e compromettono le conquiste di civiltà, di pace e di sviluppo prodotte dal processo di integrazione sovranazionale avviato nel dopoguerra.

Alle emergenze del momento occorre rispondere con un rinnovato spirito di coesione e di leale collaborazione nella ricerca delle soluzioni più appropriate alle esigenze di sicurezza, di crescita e di accoglienza che caratterizzano il tempo presente.

L’Italia è doverosamente impegnata in questo compito, in armonia con i principi ed i valori della Costituzione.

Non vi sono risposte semplici a problemi così grandi.

L’Italia e l’Europa ben conoscono tuttavia le ragioni, i sentimenti, gli ideali che hanno consentito il comune e positivo cammino sin qui compiuto.

Sono le ragioni, i sentimenti, i grandi ideali della solidarietà reciproca e del confronto costruttivo per la realizzazione di un progetto condiviso di crescita e sviluppo delle società europee, per la pace e la solidarietà con gli altri popoli.

Unita, l’Europa ha forza e valori ineguagliabili per dare nuovo linfa al progetto di integrazione avviato con i Trattati di Roma,  rafforzando in ogni campo le azioni necessarie per corrispondere alle esigenze ed agli interessi dei cittadini europei, per offrire adeguata accoglienza a chi fugge dalla fame e dalla guerra, per moltiplicare l’impegno nella collaborazione contro la violenza terroristica.

Ho avuto modo in questi mesi di toccare con mano l’enorme patrimonio di intelligenza, di energie positive, di voglia di fare che anima questa splendida terra. Una terra di indicibile bellezza e di antica civiltà. Una terra che sa donare frutti di ineguagliabile valore. Una terra che vuole continuare a costruire il proprio futuro attraverso un impegno onesto  e serio di valorizzazione della storia, della cultura, delle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche che ha avuto in dote. Una terra giustamente orgogliosa di un passato che sa essere lievito vivo e rigeneratore  di uno spirito di appartenenza e di solidarietà reciproca pur quando in apparenza sembrano prevalere sentimenti di parte e rivalità che in realtà, mentre alimentano singolari ed appassionanti competizioni, costituiscono formidabili fattori di promozione del bene collettivo, presidio insostituibile di coesione sociale. Ne è prova eloquente l’infaticabile impegno quotidianamente svolto nelle Contrade per la valorizzazione dei beni in dotazione, per il sostegno di quanti si trovano in situazioni di bisogno, per l’affermazione, più in generale, di un contesto di relazioni sociali attento ai bisogni di tutti e di ciascuno in un quadro di armonico sviluppo delle potenzialità del territorio.

A questa terra, per tutto questo, va tutta la mia ammirazione.

Indirizzare tutte queste energie positive verso un impegno corale che veda insieme Istituzioni, forze politiche e sociali, cittadini, concorrere positivamente ad un processo di graduale rilancio del territorio è un obiettivo che si può, si deve perseguire.

Quello che serve è un impegno di lungo periodo che Istituzioni, cittadini ed imprese debbono portare avanti con coraggio e tenacia giorno dopo giorno, passo dopo passo, con l’orgoglio di appartenere ad una terra generosa che ben conosce il valore del sacrificio che sta dietro una vita sana ed onesta, con l’ostinata volontà di non arretrare di fronte alle difficoltà del momento, ma anzi di trarre forza dai problemi per la ricerca di soluzioni nuove e più efficaci.

Non posso fare a meno, pensando a questi ultimi anni, di sottolineare ancora una volta – con ammirazione ed orgoglio – l’enorme, straordinario impegno per la pace e la solidarietà tra i popoli offerta dalle nostre Forze Armate in ogni parte del mondo, al pari del quotidiano e prezioso lavoro svolto dalle Forze di Polizia e dai Vigili del Fuoco per la serenità e la sicurezza del nostro vivere civile. Un esempio di dedizione al bene degli altri che rende inequivocabile la straordinaria ricchezza di valori morali e civili su cui è possibile far leva per dare nuova linfa ad un progetto condiviso di miglioramento delle condizioni di vita collettiva e che rendono onore nel modo migliore  a quanti, in ogni tempo, hanno sacrificato la vita per il bene delle istituzioni e dei cittadini.

VIA L’ITALIA

VIA LA REPUBBLICA”