Siena e la politica – Ma quale è la base elettorale di Pierluigi Piccini?

Passano le settimane – ormai sono passati i mesi – dalla sua candidatura a Sindaco di Siena, ma ho sinceramente difficoltà a capire quale possa essere la base elettorale di Pierluigi Piccini.

Una base – si intende – che vada oltre i 1000-1500 voti, diciamo un realistico 5%, composto da coloro che lo stimano, ne condividono le posizioni, possono coltivare legittimi interessi personali in caso di una sua vittoria, hanno nostalgia, anche anagrafica, di venti anni fa.
Né mi aiuta in questo processo di comprensione, l’annuncio di aprire un centro culturale “aperto e civico”, una casa per tutti i cittadini, denominato SpazioSiena, che se ho capito bene dovrebbe aprire le porte nell’area degli ex macelli di Fontebranda: una zona nata con grandi ambizioni di essere un luogo di attrazione collegato al parcheggio di Santa Caterina ed a Fontebranda, ma che non ha mai avuto fortuna, anzi ha creato non pochi problemi a quelli operatori economici che avevano impiantato lì la loro attività.
Perché delle due, l’una. O si tratta di un progetto culturale serio, di lunga durata, e sicuramente da salutare con favore, perché in una città c’è sempre bisogno di uno spazio di questo genere, ma come tale non può avere un rilevante ruolo politico da qui alle elezioni di maggio; oppure è un temporary shop elettorale, una cosa temporanea destinata a durare meno di un anno, giusto uno dei comitati elettorale di Pierluigi Piccini – magari di elaborazione in campo culturale – e quindi comprensibile, ma con poca capacità di attrazione per coloro che non vedono con favore il suo ritorno a Palazzo pubblico.


Neppure leggendo gli interventi che Piccini regolarmente pubblica sulla stampa riesco a definire a quale elettorato intende dare voce, visto che mi sembrano sempre di generico buon senso e troppo vaghi per aggregare gruppi organizzati o singoli cittadini che possano appunto ampliare la base elettorale di un candidato, che mantiene certamente un suo prestigio ed una sua credibilità, ma appunto in un recinto ristretto.
Molti pensano e dicono che il suo gioco non può essere quello di andare al ballottaggio o di vincere al primo turno, ma invece di far pesare il suo pacchetto di voti al secondo turno, aprendo la trattativa per appoggiare uno dei due candidati e cercando di essere determinante per la vittoria in cambio di un ruolo prestigioso per lui. E sicuramente sarà così, anzi non mancano voci di trattative già in corso sia con il centrosinistra, sia con il centrodestra e Luigi De Mossi.
Ma l’esperienza, non solo senese, insegna a diffidare di calcoli troppo sottili: il rischio di essere corteggiati per i propri voti, ma senza ricevere nulla in cambio (tanto più ad un personaggio così ingombrante) e poi rimanere a piedi, è sempre in agguato.

Roberto Guiggiani