Sesso, genere e orientamenti: identità espresse e riconosciute.

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Tutti conoscono quanto c’è da conoscere sul sesso? Da una recente indagine, condotta dall’istituto Superiore della Sanità su studenti di 11 regioni italiane, è stata osservato un forte interesse per gli argomenti legati alla psicossesualità umana, sebbene le conoscenze non sempre calzavano la realtà. Un aspetto riguardo al quale vi è spesso confusione fa riferimento alla distinzione tra sesso e genere. Il sesso indica le differenze biologiche e anatomiche tra maschio e femmina, quindi fa riferimento ai livelli ormonali, agli organi sessuali esterni ed interni e alle rispettive capacità riproduttive. Il genere invece, non è precostituito, ma può essere inteso come la costruzione sociale, culturalmente determinata, che il soggetto mette in atto, a partire dalle caratteristiche biologiche preesistenti. Attraverso quali processi psicologici riusciamo ad esprimere il nostro modo di essere sessuale? In altre parole, da quali componenti è formata la psicosessualità umana? Gli ingredienti principali sono tre: identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale. L’identità di genere: indica il senso di sé, l’unità e la persistenza della propria individualità maschile, femminile o ambivalente. Cosa diversa è il ruolo di genere, che fa invece riferimento a tutto ciò che una persona dice o fa per indicare a se stesso e agli altri il grado della propria femminilità, mascolinità o ambivalenza, come per esempio può mettere in atto un uomo effeminato o donna mascolina. Il terzo ingrediente è, infine, l’orientamento sessuale, cioè tutte le modalità di risposta della persona ai diversi stimoli sessuali. Riguardo a quest’ultimo aspetto, si sente talvolta parlare di terapie riparative dell’omosessualità. Esistono veramente? Esistono, ma non hanno alcun fondamento scientifico.

Gli psicologi italiani sono tenuti al rispetto degli articoli 3, 4 e 5 del Codice Deontologico, i quali ribadiscono, tra l’altro, come lo psicologo debba lavorare per promuovere il benessere psicologico, astenersi dall’imporre il suo sistema di valori e aggiornare continuamente le sue conoscenze scientifiche. Ricordo che anche le più importanti associazioni scientifiche e professionali internazionali, fra cui l’APA, American Psychological Association, raccomandano di astenersi dal tentativo di modificare l’orientamento sessuale di un individuo e affermano che le terapie di “conversione” o “riparazione” dell’omosessualità sono basate su teorie prive di validità scientifica e non hanno il sostegno di ricerche empiriche attendibili. In che modo si stabilizza l’orientamento sessuale nel corso della nostra vita? Diverse variabili contribuiscono alla determinazione dell’orientamento sessuale. Da un punto di vista psicologico, la teoria EBE (Exotic Becomes Erotic) di Bem è una tra le più accreditate. Questa teoria parte dal presupposto che i bambini preferiscono giocare con compagni che hanno le stesse preferenze; per esempio, il bimbo che ama giocare a baseball o a calcio cercherà selettivamente dei maschi come compagni di gioco. I bambini che preferiscono attività tipiche del proprio genere d’appartenenza e compagni di gioco dello stesso sesso sono quindi conformi al genere; quelli che amano intraprendere attività atipiche e cercano bambini del sesso opposto, sono definiti non conformi al genere. I bambini conformi al genere si sentiranno diversi dai compagni del sesso opposto; mentre quelli non conformi al genere si sentiranno diversi da quelli dello stesso sesso. I sentimenti di diversità provati producono un’attivazione fisiologica. Per i bambini tipicamente maschi può essere un’antipatia o disprezzo verso le bambine; per queste ultime può tradursi in timidezza o timore in presenza dei bambini.

Un esempio particolarmente chiaro è il bambino “femminuccia” deriso dai compagni per la sua non conformità di genere che, come probabile risultato, porterà il bambino a provare una forte attivazione fisiologica di rabbia e paura in loro presenza. La teoria sostiene, quindi, che ogni bambino, conforme o non conforme al genere, provi un aumento non specifico dell’attivazione fisiologica in presenza di compagni dai quali si sente diverso. Tale attivazione, che per la maggior parte dei bambini non è armonizzata affettivamente, né provata consciamente, viene, a poco a poco, trasformata in attrazione erotica. Le sensazioni di non conformità (di essere “esotico” appunto), vengono così mutate in sentimenti connotati eroticamente. Recentemente in studio, una ragazza che si definì a me bisessuale, mi ha riferito che l’anno scorso si era dichiarata a una ragazza. Lei ha sparso la notizia e dalla vergogna ha dovuto cambiare scuola. Le sue amiche l’avevano abbandonata mentre i ragazzi ne erano incuriositi. Ora, nella nuova scuola, c’è una ragazza che le piace. Tra le lacrime mi chiede: “Come mi devo comportare?”. In questi casi, capiamo bene, la ragazza non ha commesso nessun errore nel dichiararsi, hai solo scelto la persona sbagliata con la quale farlo che non ha rispettato i tuoi sentimenti e la tua sessualità. La prima tappa del coming out consiste nell’accettare se stessi, gli altri vengono dopo…non ci possiamo lasciar intimorire dall’ignoranza. In queste poche righe ho provato a parlare solamente di alcune delle varianti che può assumere l’espressione della sessualità umana. Vorrei concludere con un messaggio che spero arrivi a chi mi sta leggendo. A prescindere dal modo di vestire, da come una persona vuole apparire, a prescindere da ciò che piace e da come ci sentiamo, il messaggio alla base di tutto è che l’espressione della nostra sessualità è una forza superiore e come tale va rispettata e riconosciuta al di là dei gusti personali e dei pregiudizi sessuali. Esprimerci sessualmente come esseri umani non è la cosa più importante, ma tutto il resto viene dopo.

Dott. Jacopo Grisolaghi
Psicologo e Sessuologo – Dottore di Ricerca in Psicologia