Se mi aiuti ballo anch’io: a passo di danza per superare le diversità

Musica e danza per abbattere le barriere e non sentirsi mai diversi. Continua il viaggio nel terzo settore della città con l’associazione “Se mi aiuti ballo anch’io”.

 Sulle ali della danza. Per abbattere i freni inibitori, per combattere le barriere dei diversamente abili e sviluppare la creatività e l’integrazione. Perché dove la comunicazione si fa difficile, con i tempi che corrono, la danza non ha bisogno di parole. Soprattutto per i ragazzi dell’associazione “Se mi aiuti ballo anch’io”, giovani e adulti di tutte le età che grazie alla musica e al ballo hanno ritrovato il sorriso, superando i blocchi emozionali nell’approccio con gli altri e sentendosi parte di un gruppo che li ama per come sono. Abbiamo intervistato la vice presidente Costanza Panfili, per scoprire l’attività di questo gruppo e le storie di chi ne fa parte. “Il ballo – racconta Costanza – è il modo per guardarsi tutti negli occhi, prendersi la mano e, a testa alta, aspettare che la musica inizi per sciogliersi in una danza lenta o caraibica e continuare a sognare”.

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Com’è nata la vostra associazione?

Il progetto è nato da un’idea di Roberto Girolami (Tecnico Federale FIDS – Responsabile dei non vedenti per la Federazione Italiana Danza Sportiva), non vedente e campione regionale e nazionale di danze latino-americane e danze standard, per divulgare la cultura della danza sportiva nel mondo dei non vedenti e dei diversamente abili. Con il suo lavoro e impegno è riuscito ad inserire questa disciplina nel settore paraolimpico. La convinzione di fondo che sta alla base del progetto, è che la danza, oltre a produrre un benessere psico-fisico, svolge un’importante funzione di integrazione tra le persone.

 

Come si sviluppa il vostro lavoro?

Con l’aiuto della musica è favorito l’abbattimento di freni inibitori che impediscono il libero manifestarsi della sfera psichica afferente alla creatività, secondo la propria indole personale. Per questo la “Danzaterapia” è una disciplina pedagogica e terapeutica orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale offrendo l’opportunità di esprimere le emozioni attraverso il movimento corporeo. Con la nostra attività di danza, infatti si crea un ambiente integrato tra normodotati e disabili uniti dallo stesso fine, “il ballo”, tal per cui si “sospende il giudizio”. Ecco che passa in secondo piano  la percezione della diversità (in modo biunivoco persona-collettività collettività-persona). La nostra esperienza ci ha insegnato che con il ballo siamo in grado di abbattere il disagio individuale e collettivo e di raggiungere il fine dell’integrazione sociale. Infatti nella nostra associazione la condivisione inizia nelle sezioni di ballo dove partecipano coppie di disabili-supporter e coppie normodotate e non si esaurisce nei momenti associativi ma si estende anche in altri contesti esterni, ludici e non ludici.

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A chi è rivolta la “Danzaterapia”?

La Danzaterapia può essere rivolta a bambini, adolescenti, adulti e anziani e trova da tempo importanti applicazioni educative e riabilitative con persone che hanno difficoltà relazionali, psichiche, fisiche e sensoriali. Un percorso di Danzaterapia è consigliato anche a tutti coloro che intendono ampliare le proprie capacità relazionali, superando i blocchi emozionali, le rigidità della postura, le paure del contatto con gli altri, le difficoltà di relazione con sé stessi e con il proprio corpo. Siamo consapevoli che questa attività permette di sperimentare la dimensione del gruppo, proponendo così una modalità positiva dello stare insieme. Inoltre, educa all’osservazione e al confronto.

 

Quali attività avete svolto nel 2016?

Siamo convinti del valore riabilitativo della danza, nella sua forma clinico-terapeutica, per questo di recente è nata una assidua collaborazione scientifica con la Dott.ssa Margherita Badin, Responsabile del progetto “Danza Terapeuta in formazione” presso il Centro Toscano di Danza Movimento Terapia di Firenze. Inoltre questo anno abbiamo attenuto dalla Regione Toscana un importante riconoscimento come associazione sportiva sporthabile. La disabilità si manifesta nel momento in cui un soggetto affetto da problemi fisici, psichici o da particolari patologie incontra un ostacolo nel proprio contesto, tale da pregiudicarne la partecipazione all’interno della società.  Promuovendo la nostra attività ci battiamo e offriamo tutta la nostra disponibilità  affinché, nel piano di intervento socio-assiastenziale, venga data attenzione alla globalità della persona perché, se è vero che in primis ci sono i bisogni di assistenza e cura della quotidianità, la sfera ludico-ricreativa non deve essere considerata effimera, ma come leva indispensabile per il recupero e lo sviluppo della dignità umana e di una buona qualità della vita libera da barriere fisiche e ideologiche. Nel corso degli anni la nostra associazione ha preparato gli atleti, attraverso volontari specificamente formati, per le competizioni dei Campionati regionali, nazionali e internazionali di danza sportiva per le discipline di ballo da sala, liscio unificato, standard, latini-americani, caraibici e show dance, gareggiando  nel para-olimpico, voluto da Roberto Girolami, in quale oggi ricopre la carica di rappresentante del Cip toscana.

 

Quali sono le prospettive per il nuovo anno?

L’attività sportiva del nostro gruppo si è sviluppata per gli atleti minorati della vista, per quelli con disturbi relazionali e per quelli con deficit motori. La nostra associazione è pronta ora a seguire anche l’insegnamento del “ballo in carrozzina”. Infatti collabora da tempo con altre associazioni su territorio che si occupano di questo tema. Siamo  sempre sul podio dei Campionati regionali e Nazionali con i nostri atleti, tra l’altro vincitori di diverse medaglie. Ci auguriamo anche che possiamo ottenere visibilità e supporto anche da organi istituzionali locali per avere fondi sufficienti per crescere ancora e continuare il nostro lavoro in cui crediamo. Fino ad oggi ci stiamo autofinanziando attraverso la partecipazione a bandi e progetti con fondi locali e europei e attraverso l’organizzazione di eventi di raccolta fondi.

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Ci racconta qualche apparizione recente o eventi che vuole ricordare?

Abbiamo partecipato a diversi eventi sportivi di rilievo, come sport and show a Poggibonsi nell’ottobre 2015. Eravamo a Pisa nel favoloso contesto di Piazza dei Miracoli tra turisti italiani e stranieri per la Giornata Nazionale di sport para-olimpico il 3 ottobre del 2015. Il nostro orgoglio, poi, è stata la partecipazione televisiva nel 2006 a “Mattina in Famiglia” in onda su Rai2   e la più recente esibizione in Lombardia con i campioni di “Ballando con le stelle” Giusy Versace e Raimondo Todaro nel settembre 2015. Non da meno sono state le nostre esibizioni, nell’aprile 2015, nello scenario di piazza del Campo in occasione della giornata nazionale per autismo, è del giugno 2016 la partecipazione al Costone Siena per la collaborazione con “Baskin”. Inoltre,  collaboriamo e partecipiamo agli scambi culturali organizzati dall’associazione. E poi, da sempre, organizziamo l’evento “Diversamente danza” nella giornata dell’8 dicembre nel palasport Mensana di Siena, una delle sedi dove svolgiamo le nostre attività, dove partecipano numerosi atleti provenienti da tutta la regione con piena soddisfazione del pubblico e delle autorità locali.

 

La diversità non deve essere un ostacolo per nessuno e la vostra associazione ne è la prova. Quali sono le storie di questi ragazzi?

Vorrei proporvi le storie di due nostri ballerini, per farvi capire ciò che la danza ha fatto nella vita di queste persone. Hanno scelto loro stessi di raccontare la propria storia, per far conoscere la loro esperienza: un mondo dove la diversità, come l’età, non hanno nessun peso e grazie all’aiuto dei tutor e degli istruttori tutti possono superare gli ostacoli che la vita ci riserva.

La prima storia è quella di Giuditta, atleta con sindrome di down:

Mi chiamo Giuditta, ho 32 anni e da sempre frequento scuole di ballo. Ballare per me è’ come comunicare con gli altri. Se a parlare ho un po’ di problemi, quando si tratta di ballare…NO! È un modo per mettermi in contatto con le persone e questo mi rende molto felice. Da quando frequento la Scuola di ballo MG mi sono fatta molto amici che non vedono solo la mia disabilità ma apprezzano soprattutto le mie qualità. Quando è nato il progeo “Se mi aiuti ballo anch’io”, nel 2009, ne ho fatto subito parte e mi sono trovata molto bene. Ho tanti ballerini (tutti molto belli!) ai quali faccio vincere molte medaglie d’oro, che mi permettono di imparare i balli. Partecipo a tante iniziative e a molte gare. Il ballo mi fa sentire importante e soprattutto mi fa sentire BELLA. Il mio handicap e’ stato catalogato in mille modi ma, come lo chiama la mia mamma, “e’ quello che più mi si addice”. Lei mi ricorda sempre che sono una persona con “abilità diverse”, ma non diversamente abile. Sono perciò come tutte quante le persone di questo mondo, sono come gli altri. Mi sento ben integrata nel gruppo, sia con i ballerini che con gli allievi, che poi sono tutti dei veri e cari amici. La danza mi fa sentire integrata anche con i colleghi di lavoro,quelli dell’Università di Siena, dove lavoro ormai da 9 anni.  Nel tempo, ho superato tante barriere grazie al ballo, quelle che devo affrontare ogni giorno nella vita quotidiana. Allora, viva la DANZA!!!!!”.

L’altra esperienza riguarda Roberto Girolami, fondatore dell’associazione e stimolo al proseguimento dell’attività. Per quanto riguarda lui, cito un aneddoto divertente: durante una competizione con atleti normodotati, all’inizio della gara, nel momento in cui i due ballerini, l’uno di fronte all’altro aspettano l’inizio della musica e si distanziano di circa due metri per poi riunirsi, Roberto non ha preso la sua partner (sua moglie), ma essendo non vedente ha preso erroneamente un’altra ballerina! Ci ha fatto davvero sorridere. Della serie: se non è INTEGRAZIONE questa!

Mi chiamo Roberto Girolami. Ho compiuto da poco 70 anni, sono pensionato e sono finito, per caso, nella danza sportiva.  Nel 1990 mi è stato proposto di fare le gare nazionali di danza sportiva, ho accettato questa sfida ballando con mia moglie, senza però dire che ero non vedente, ed ho avuto la soddisfazione di vincere quattro volte il campionato italiano gareggiando con i normodotati.  A quel tempo chiedevano il certificato di sana e robusta costituzione, ma quando annotarono che avevo la retinite pigmentosa, avevo già vinto tutto nella categoria dei “normali”. Così mi sono impegnato a portare il comitato paraolimpico nella federazione danza sportiva.  Ho fondato l’associazione onlus “Se mi aiuto ballo anch’io” anche se inizialmente ero un po’ indeciso in quanto non volevo fare una associazione di soli disabili perché ritengo sia ghettizzante e squalificante e infatti mi sono impegnato e, tutt’ora lavoro, perché la nostra attività sia di piena integrazione.  La danza mi ha aiutato tantissimo, ho fatto tanti sport con il supporto di mia moglie, ma con la danza sono riuscito a trovare una dimensione autonoma.  Quando sono con gli allievi del primo corso, che siano disabili o no, noto che il primo atteggiamento posturale è quello di stare col capo chino. Quello che cerco di insegnare con la danza  è di stare sempre a “testa alta”, a porsi psicologicamente in modo diverso anche nel rapporto con gli altri, a credere in se stessi.  Perché, come dico ai miei allievi, solo quando noi per primi crediamo in noi stessi, possiamo convincere il mondo esterno di quanto valiamo come persone.  Ho avuto la fortuna di incontrare molti personaggi famosi con questo mestiere:  ricordo che Lorella Cuccarini mi ha aiutato a vincere l’agitazione con un “grande respiro buttandomi dentro all’attività”. Ho fatto di questo grande consiglio il mio motto e forse è questo il segreto del  grande successo di performance, per me e per miei allievi”.

Michela Piccini