Se la paura del covid scavalca umanità e buon senso: “Ho il raffreddore. Mio padre, malato terminale, lasciato senza assistenza”

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Il padre è un malato terminale ed ha bisogno delle cure palliative. Ma gli infermieri che gli fanno le flebo non sono passati la scorsa settimana e l’uomo rischia di rimanere senza assistenza.

Una storia al limite del credibile, quella che raccontiamo grazie alla testimonianza che una nostra lettrice ha voluto condividere con noi. Una storia incredibile che però la dice lunga su quanto il covid abbia “magicamente” preso il sopravvento su ogni altra malattia, su ogni esigenza anche umana.

Un uomo che sta vivendo la fase terminale di un cancro non ha assistenza perché i medici non si fidano dei tamponi effettuati dai familiari, peraltro risultati negativi ai test. La figlia del paziente ha il raffreddore e la dottoressa che segue le cure palliative per il padre della giovane donna, teme il contagio da covid nonostante, appunto, due tamponi rapidi negativi, tre dosi di vaccino e la guarigione dal virus della ragazza.

“La donna mi ha detto: ‘stiamo aspettando l’esito del tampone molecolare. Senza quello non mi fido’. Mi chiedo però da chi si aspetta il test, visto che per legge non c’è più l’obbligo di doverlo esibire – le parole della figlia-. In casa mia siamo tutti vaccinati e portiamo sempre le ffp2. Però gli infermieri non si sono presentati per fare le flebo, e non hanno nemmeno avvisato, anche se sono tenuti a dover fare il proprio lavoro verso una persona che sta per morire”.

La figlia si era messa in contatto con l’Asl sud est ed insieme all’azienda sanitaria aveva attivato un percorso di assistenza domiciliare verso l’uomo. La palliativista aveva organizzato tre flebo da somministrare a settimana. Ma i problemi non finiscono qui.. “Certe volte dicono a noi di andare a prendere l’occorrente per le flebo al San Niccolò – continua la ragazza-. L’infermiera però viene con la macchina e con una borsa. Mi chiedo perché non lo possa portare lei? Io lavoro, ed ho anche figli da accudire. Quindi non dispongo di tutto questo tempo per prendere il materiale. Mi è stato detto che a queste cose dobbiamo pensarci noi. Ecco, ma se una persona è malata e sta da sola? Se una persona non ha la patente ed è impossibilitata ad andarci? Come fa?”.

Ed ancora: “alcune delle infermiere che vengono qui non dicono nemmeno buongiorno. Non mostrano nemmeno un minimo di empatia verso mio babbo e verso i parenti che stanno soffrendo. A volte sembra che stiano facendo quel lavoro solo per prendere i soldi. Inoltre un’infermiera si è presentata chiedendomi: ‘E l’asta per la flebo dove si trova?’. Io ho risposto: ‘come scusi? Dovrei avercela io?’. E lei, con un tono decisamente scostante: “E che la devo portare io?”.